Una storia di solidarietá tra vicini – Come la signora Anna vinse alla lotteria.

Una signora, che chiameremo Anna, rimasta vedova, era diventata poverissima e aveva persino tre figli da crescere.

A quell’epoca erano giá molto comuni le lotterie nelle tabaccherie e una volta la signora volle giocare perché aveva sognato il numero 16. Lo raccontó ad una vicina che le suggerí di andare in tabaccheria e di giocare tutto quello che aveva sul quel numero.

Cosí Anna si recó in tabaccheria e giocó il numero 16. Il giorno dell’estrazione, la sua vicina tutta contenta le disse che era uscito proprio il numero 16. La vincita fruttó alla signora una bella somma di denaro che le consentí di cambiare la sua vita.

Da allora Anna si convinse che la sua fu una fortunata preveggenza.

I figli crebbero e lasciarono il paese in cerca di lavoro. Quando uno dei tre figli tornó nella casa dove era cresciuto, per fare visita alla vecchia madre, incontró anche vecchi amici, tra i quali la ex vicina di casa. La donna le raccontó allora come andó veramente la vincita alla lotteria di sua madre Anna.

L’idea fu proprio dell’ex vicina di casa che chiese a tutto il quartiere un contributo in denaro, ciascuno secondo le sue possibilitá, da consegnare poi alla madre perché lei altrimenti non avrebbe mai accettato una donazione, a causa del suo orgoglio.

Quando sentirono che la signora Anna aveva sognato il numero 16, portarono i soldi al proprietario della tabaccheria, il quale poi li consegnó alla madre, dicendole che il numero vincente era proprio il 16, quello che lei aveva sognato.

Cosa ne pensi di questa breve storia di solidarietá?

L’ego é un amico?

Che cos’è l’ego veramente? È davvero negativo? Come fare per tenerlo sotto controllo? L’ego é un amico?

La parola ego deriva dal latino e significa “io”.

Definire l’ego é difficile perché non è visibile e si manifesta prevalentemente in modo negativo. È più facile riconoscere l’ego negli altri che in noi stessi.

L’ego a volte viene rappresentato da animali. La piovra, la sanguisuga, un parassita qualsiasi, il lupo o la tigre. Oppure lo si rappresenta con degli oggetti. Maschera, vestito, occhiali, cipolla, uovo o addirittura una malattia.

È un mistero e un paradosso allo stesso tempo. L’ego siamo noi ma non proprio. E’ un falso noi stessi, o uno pseudo noi. Non è l’intera personalità ma solo una parte di essa. Non è la nostra vera coscienza, ma una coscienza alterata, parziale e non obiettiva. Non rappresenta un vero bisogno, ma vuole farci apparire in un certo modo perfetti, vuole controllare tutto e avere sempre ragione. Non è reale, ma un’illusione, una conchiglia vuota, che si basa sulla paura, la separazione, la solitudine e l’essere contro. L’ego è una reazione aggressiva o difensiva. In realtà l’ego cerca di proteggerci dal mostrare le nostre vulnerabilità.

L’ego è negativo?

Per noi occidentali, l’ego è un male necessario con il quale bisogna convivere, non è così grave, anzi a volte può risultare utile o addirittura positivo. In realtà la civilizzazione occidentale fin dal 1623 si basa sull’ego grazie a Descartes.

Al contrario, per i maestri spirituali, la maggior parte orientali, l’ego non ha nulla di positivo, poiché è il contrario dell’amore, rappresenta la nostra parte oscura, il nostro Mr. Hyde, la nostra zona d’ombra.

L’ego è un falso amico, sembra che ci voglia bene ma in realtá ci limita, ci fa mancare di autenticità, di onestà, e di umanità. Per questo alcuni tratti del nostro carattere possono sfociare nell’egoismo, nell’egocentrismo, nel narcisismo, nell’individualismo, nell’avidità, nella possessività, nel materialismo, nell’avarizia, nella suscettibilità e perfino nella paranoia.

L’ego è il responsabile di quasi tutte le nostre emozioni negative, soprattutto l’odio. Ci spinge a difenderci, a giustificarci, a razionalizzare, a negare l’evidenza, e genera dei comportamenti infantili. Fuga, rifiuto, comunicazione negativa o distruttiva (come gli haters). Puó anche essere responsabile di relazioni tossiche, manipolazioni, molestie, violenza in senso lato.

Perché tenere sotto controllo l’ego?

A livello individuale tenere sotto controllo l’ego significherebbe essere più felici, avere una migliore salute fisica e mentale, più fiducia in se stessi, una migliore connessione con gli altri, più gioia, più armonia, più energia, e perfino più efficienza.

A livello collettivo, tenerlo sotto controllo, aiuterebbe la società a superare il razzismo, il sessismo, il nazionalismo, la dominazione, l’oppressione, lo sfruttamento, la delinquenza e perfino la guerra! Ci permetterebbe di vivere meglio insieme, di sviluppare un senso di fratellanza, uguaglianza, coesione, solidarietà, intesa e pace.

Come tenere sotto controllo l’ego?

E’ impossibile eliminare l’ego, perché fa parte a tutti gli effetti della nostra personalità. Quello che possiamo fare è cercare di limitarlo.

A livello sociale ci sono delle istituzioni come la famiglia e la scuola che sono deputate a questo ruolo. Altre istituzioni come la polizia e la giustizia, cercano di correggerlo.

Possiamo tentare di trasformare l’ego in un nostro alleato con tecniche di meditazione, praticando lo yoga, oppure utilizzando delle tecniche psicoterapeutiche che ci possono aiutare ad essere più attenti, coscienti, a diventare più collaborativi, a prestare ascolto, ad aiutare, perdonare, lasciar andare, creare, ridere e far ridere, amare.

Vorrei concludere con una breve storia, La storia dei due lupi.

“Una sera, un vecchio nonno indiano racconta a suo nipote la storia dei due lupi.

In ciascuno di noi coesistono due lupi, che combattono costantemente. Uno è cattivo, collerico, geloso, triste, avido, arrogante, bugiardo, si sente superiore all’altro lupo.

L’altro lupo è gentile, empatico, generoso, sincero, compassionevole, allegro, pacifico, sereno, pieno di speranze, e umile.

Il nipote chiede al nonno: “Chi vince dei due lupi?”

Il nonno risponde semplicemente: “Quello che tu nutrirai”.

Tu, a quale lupo dai preferenza nella tua vita?

white wolf on brown dried leaves
Lupi – Photo by Shelby Waltz on Pexels.com

Giovani e anziani

Lille, 2018, Yolande, anziana signora di 85 anni, vive da sola. Ha dei figli e dei nipoti ma vivono lontano da lei. A Yolande non piace abitare da sola e ha anche bisogno di un po’ d’aiuto nelle sue faccende quotidiane.

Allo stesso tempo, Sandrine, giovane madre single che ha ripreso i suoi studi da infermiera, cerca un alloggio per lei e sua figlia. Ma gli affitti sono cari.

Spulciando gli annunci su Internet, Sandrine vede un’offerta molto più bassa della media del mercato. Lei non lo sa ancora, ma è l’annuncio che ha messo Yolande.

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Grazie ad un’associazione, Yolande propone di condividere la sua casa in “affitto intergenerazionale e solidale”. Con questo contratto di nuovo tipo, una persona sola con più di 60 anni, può condividere la sua casa con qualcuno di meno di 30 anni.

La persona in affitto beneficia di un affitto molto più basso del normale. In cambio, si impegna a vivere con la persona anziana e ad aiutarla nelle faccende quotidiane.

Questo tipo di coabitazione è incoraggiato dallo stato francese che lo ha addirittura inquadrato in legge nel 2018. Lo scopo è quello di aiutare i giovani a trovare un alloggio a prezzi abbordabili, rendendo meno sole le persone anziane. Sandrine allora si trasferisce con sua figlia da Yolande e ricreano una vera piccola famiglia. Sandrine aiuta Yolande a fare la spesa e a pulire la casa, mentre Yolande a volte si occupa della piccola e va anche a prenderla a scuola. Così facendo, si sente di nuovo una giovane nonna!

Cosa ne pensi di questo tipo di convivenza?

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