Coltivare fiducia nella vita

A volte nella vita succede che le difficoltà iniziali possano trasformarsi in veri e propri problemi e che gli sforzi necessari per risolvere le complessità che la vita ci presenta sono veramente importanti e a volte durano anche a lungo. Per questo potremmo sentirci scoraggiati e ci verrá da dire “Basta, non ne posso più, quando finirà?”. E’ cosí che perdiamo fiducia nella vita.

Coloro che conoscono la legge universale dell’alternanza continuano, invece, a mantenere fiducia nella vita, qualsiasi cosa succeda perché sanno che tutto è cambiamento, rinnovamento e impermanenza. Hanno potuto osservare che ad un’espansione segue necessariamente una contrazione e che dopo il buio torna la luce.  Sono consapevoli che un giorno o l’altro le cose cambieranno e che la vita tornerá a farli sorridere.

Le guide che accompagnano le grandi spedizioni nel Kilimangiaro, una delle montagne più alte del mondo, utilizzano un’espressione swahili per confortare i camminatori affaticati: “Polé, polé”, che significa “piano, piano, un passo alla volta”.

Senza interpretare quello che ci accade, né proiettarci in un futuro che non conosciamo, ci resta solo la possibilità concreta di accogliere i nostri momenti di sfortuna, senza opporci ad essi, perché ogni sforzo sarebbe inutile e ci causerebbe solo una grande perdita di energia.

Perciò, vai avanti, piano, piano, un passo alla volta, e continua ad avere fiducia nella vita, perché alla fine del tunnel ritroverai la luce.

Puoi leggere altri articoli sulla fiducia qui.

brown brick tunnel
Luce – Photo by Ksenia I on Pexels.com

Il punto nero

“L’energia va dove va la tua concentrazione” – Tony Robbins

Ecco la storia del punto nero.

Un giorno un insegnante arrivò in classe e disse agli studenti di prepararsi per un test a sorpresa.

Tutti erano nervosi, spaventati dalla prova imminente. Mentre l’insegnante stava distribuendo un foglio chiese di non guardare il foglio, fino a quando non avesse dato il via alla prova. Una volta che tutti i fogli furono distribuiti diede l’autorizzazione a voltare il foglio e vedere finalmente il contenuto.

Con grande sorpresa di tutti si trattava di un foglio bianco con in mezzo un punto nero.

Vedendo il volto sorpreso di tutti i suoi studenti, il professore disse: “Ora scrivete una riflessione su ciò che state vedendo”.

Tutti i giovani, confusi, cominciarono a pensare e scrivere su ciò che vedevano.

Trascorso il tempo, l’insegnante raccolse i fogli, li mise sulla scrivania e cominciò a leggere ad alta voce quanto gli studenti avevano scritto.

Tutti, senza eccezione avevano fatto una relazione sul punto nero, con le più diverse considerazioni.

Dopo la lettura di tutti gli elaborati, disse:

“Questo test non servirà per il voto, ma come lezione di vita. Nessuno ha parlato della pagina bianca, avete dedicato tutta la vostra attenzione al punto nero. È ciò che accade nella nostra vita. La vita è un foglio interamente bianco da riempire, scrivere e godere, ma ci concentriamo sui punti neri.”

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Black Dots – Photo by Eva Elijas on Pexels.com
Cosa significa questo?

La vita è un dono della natura, ci è data con affetto e amore, abbiamo tante ragioni per amare il nostro partner, per voler bene agli amici che ci sostengono, per il lavoro che ci consente di guadagnarci da viveve, per i miracoli che accadono ogni giorno, eppure insistiamo a guardare il punto di nero, i problemi che abbiamo, di salute, di soldi, il difficile rapporto con i familiari, una delusione con il partner, con un amico …

I punti neri sono minimi rispetto a quello che ci viene donato ogni giorno, eppure occupano la nostra mente in ogni momento.

Cerca di prestare attenzione a tutta la pagina bianca e non solo ai punti neri. Cogli ogni benedizione, ogni momento che la vita ti sta offrendo, stai tranquillo/a, abbi fiducia, datti da fare, in una parola: vivi!

Tu pensi di stare vivendo appieno la tua vita?

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Life – Photo by Julian Jagtenberg on Pexels.com

L’ego é un amico?

Che cos’è l’ego veramente? È davvero negativo? Come fare per tenerlo sotto controllo? L’ego é un amico?

La parola ego deriva dal latino e significa “io”.

Definire l’ego é difficile perché non è visibile e si manifesta prevalentemente in modo negativo. È più facile riconoscere l’ego negli altri che in noi stessi.

L’ego a volte viene rappresentato da animali. La piovra, la sanguisuga, un parassita qualsiasi, il lupo o la tigre. Oppure lo si rappresenta con degli oggetti. Maschera, vestito, occhiali, cipolla, uovo o addirittura una malattia.

È un mistero e un paradosso allo stesso tempo. L’ego siamo noi ma non proprio. E’ un falso noi stessi, o uno pseudo noi. Non è l’intera personalità ma solo una parte di essa. Non è la nostra vera coscienza, ma una coscienza alterata, parziale e non obiettiva. Non rappresenta un vero bisogno, ma vuole farci apparire in un certo modo perfetti, vuole controllare tutto e avere sempre ragione. Non è reale, ma un’illusione, una conchiglia vuota, che si basa sulla paura, la separazione, la solitudine e l’essere contro. L’ego è una reazione aggressiva o difensiva. In realtà l’ego cerca di proteggerci dal mostrare le nostre vulnerabilità.

L’ego è negativo?

Per noi occidentali, l’ego è un male necessario con il quale bisogna convivere, non è così grave, anzi a volte può risultare utile o addirittura positivo. In realtà la civilizzazione occidentale fin dal 1623 si basa sull’ego grazie a Descartes.

Al contrario, per i maestri spirituali, la maggior parte orientali, l’ego non ha nulla di positivo, poiché è il contrario dell’amore, rappresenta la nostra parte oscura, il nostro Mr. Hyde, la nostra zona d’ombra.

L’ego è un falso amico, sembra che ci voglia bene ma in realtá ci limita, ci fa mancare di autenticità, di onestà, e di umanità. Per questo alcuni tratti del nostro carattere possono sfociare nell’egoismo, nell’egocentrismo, nel narcisismo, nell’individualismo, nell’avidità, nella possessività, nel materialismo, nell’avarizia, nella suscettibilità e perfino nella paranoia.

L’ego è il responsabile di quasi tutte le nostre emozioni negative, soprattutto l’odio. Ci spinge a difenderci, a giustificarci, a razionalizzare, a negare l’evidenza, e genera dei comportamenti infantili. Fuga, rifiuto, comunicazione negativa o distruttiva (come gli haters). Puó anche essere responsabile di relazioni tossiche, manipolazioni, molestie, violenza in senso lato.

Perché tenere sotto controllo l’ego?

A livello individuale tenere sotto controllo l’ego significherebbe essere più felici, avere una migliore salute fisica e mentale, più fiducia in se stessi, una migliore connessione con gli altri, più gioia, più armonia, più energia, e perfino più efficienza.

A livello collettivo, tenerlo sotto controllo, aiuterebbe la società a superare il razzismo, il sessismo, il nazionalismo, la dominazione, l’oppressione, lo sfruttamento, la delinquenza e perfino la guerra! Ci permetterebbe di vivere meglio insieme, di sviluppare un senso di fratellanza, uguaglianza, coesione, solidarietà, intesa e pace.

Come tenere sotto controllo l’ego?

E’ impossibile eliminare l’ego, perché fa parte a tutti gli effetti della nostra personalità. Quello che possiamo fare è cercare di limitarlo.

A livello sociale ci sono delle istituzioni come la famiglia e la scuola che sono deputate a questo ruolo. Altre istituzioni come la polizia e la giustizia, cercano di correggerlo.

Possiamo tentare di trasformare l’ego in un nostro alleato con tecniche di meditazione, praticando lo yoga, oppure utilizzando delle tecniche psicoterapeutiche che ci possono aiutare ad essere più attenti, coscienti, a diventare più collaborativi, a prestare ascolto, ad aiutare, perdonare, lasciar andare, creare, ridere e far ridere, amare.

Vorrei concludere con una breve storia, La storia dei due lupi.

“Una sera, un vecchio nonno indiano racconta a suo nipote la storia dei due lupi.

In ciascuno di noi coesistono due lupi, che combattono costantemente. Uno è cattivo, collerico, geloso, triste, avido, arrogante, bugiardo, si sente superiore all’altro lupo.

L’altro lupo è gentile, empatico, generoso, sincero, compassionevole, allegro, pacifico, sereno, pieno di speranze, e umile.

Il nipote chiede al nonno: “Chi vince dei due lupi?”

Il nonno risponde semplicemente: “Quello che tu nutrirai”.

Tu, a quale lupo dai preferenza nella tua vita?

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Lupi – Photo by Shelby Waltz on Pexels.com

L’importanza degli alberi nelle cittá

L’importanza degli alberi nelle città, ma non solo, risulta evidente anche dalla dichiarazione finale del recente vertice del G20 di Roma dove si legge: “Riconoscendo l’urgenza di combattere il degrado del suolo e creare nuove vasche di assorbimento del carbonio, condividiamo l’obiettivo ambizioso di piantare collettivamente 1.000 miliardi di alberi, concentrandoci sugli ecosistemi più degradati del pianeta”.
“Sollecitiamo gli altri Paesi a unire le forze con il G20 per raggiungere questo obiettivo globale entro il 2030, anche attraverso progetti per il clima, con il coinvolgimento del settore privato e della società civile”.

L’importanza degli alberi nelle cittá non deve essere dimostrata. Filtro naturale, gli alberi assorbono anidride carbonica e altre sostanze inquinanti per restituire ossigeno e rinfrescano in modo naturale l’aria durante le calde e afose giornate estive.

Inoltre, offrono anche riparo ad animaletti, gli uccelli ci costruiscono il loro nido e con le loro radici svolgono un’azione di protezione dalle alluvioni, aiutando l’acqua in eccesso a defluire nel terreno.

L’anno scorso una troupe di una televisione locale di Bruxelles mi ha fermato per strada per intervistarmi su un fatto successo poco prima nella via in cui abito. Un signore aveva tagliato dei rami di un albero nella strada dove vivo, ovviamente senza averne il diritto perché é il comune che se ne occupa.

Quindi mi hanno domandato cosa ne pensavo. Il mio parere é stato assolutamente negativo. Come poteva permettersi un cittadino di tagliare dei rami di un albero che appartiene a tutta la comunità? Gli alberi sono nostri amici, svolgono un lavoro importantissimo e impagabile per tutti noi. Io poi magari esagero un po’, perché penso anche che mi diano energia positiva e quando passeggio nei boschi non perdo l’occasione di abbracciarne alcuni.

Mi fa piacere vedere che sempre piú amministrazioni locali si orientano verso l’organizzazione di eventi in onore dei nostri amici alberi, che fanno bene non solo all’ambiente ma anche alla salute e al benessere psicologico di ciascuno di noi.

E tu, ami gli alberi? Trovi anche tu che svolgano una funzione fondamentale per noi tutti e per il pianeta?

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Photo by Scott Webb on Pexels.com

Come affrontare l’autunno in piena forma

Come gli alberi perdono le foglie, in autunno noi perdiamo i capelli.

Una pianta che rallenta la caduta dei capelli è l’ortica. Remineralizzante grazie al silicio che contiene, ricca di ferro, vitamina B e altri minerali e oligominerali, l’ortica aiuta nella prevenzione dell’anemia, drena leggermente le reni e rafforza i capelli, le unghie e la pelle.

Utilizzandola in polvere o in capsule per tutta la durata dell’autunno, ti ritroverai con capelli più voluminosi, delle unghie più forti e una pelle che mantiene la sua luminosità.

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Durante l’autunno, le giornate si accorciano e potrebbe mancarti un po’ di motivazione. Prova a usare la rodiola. Ti aiuterà ad adattarti ai diversi tipi di stress che subisci. È una pianta con proprietà antidepressive e aumenta la produzione di dopamina nel cervello, aiutandoti cosi a ritrovare una certa motivazione e dell’entusiasmo per cominciare nuovi progetti anche in autunno. Può prevenire il burn-out, professionale ma anche personale. Nel periodo autunnale, quando hai bisogno di più carica, la rodiola ti aiuterà a non soccombere alla progressiva mancanza di luce.

Le foglie d’arancio sono un toccasana per l’anima perché la conforta, calma l’ansia, lo stress e il nervosismo. Si dice che possano riconnetterti al tuo bambino interiore. Sono un riequilibrante nervoso di prim’ordine, dotato anche di proprietà antispasmodiche, se gli spasmi sono di origine nervosa (tosse, mal di pancia).

Mi raccomando se hai delle condizioni di salute particolari o se sei incinta, consulta il tuo medico. Le piante hanno potenti proprietà e bisogna stare attenti.

Cosa pensi di questi rimedi naturali, credi che possano aiutarti?

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Come dare voce al corpo con il Qi Gong

Il Qi Gong è un’arte ancestrale nata in Cina circa 5000 anni fa. Ha subito l’influenza di diversi correnti filosofiche, come il taoismo, il buddismo e il confucianesimo.

Dopo essersi sviluppato in ambiti religiosi e spirituali, il Qi Gong è stato contaminato da tecniche di combattimento diventando cosí anche parte delle arti marziali.

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Oggi si conoscono più di mille forme di Qi Gong. Ciascun maestro, infatti, sviluppa la sua tecnica anche se i principi e le finalità restano le stesse: mantenersi in salute mantenendo in equilibrio il corpo, lo spirito e l’energia.

Secondo la medicina cinese, una buona salute è il risultato di una buona circolazione dell’energia nel corpo. Il Qi Gong è considerato una misura di prevenzione.

La ricerca dell’equilibrio, la precisione dell’intenzione (Yi), la fluidità dei gesti rappresentano non solo un cammino verso la conoscenza del sé ma anche il piacere dell’incontro con sé stessi. Con il Qi Gong, si impara ad amarsi, ad aprirsi verso l’universo, a vivere in armonia con tutto quello che ci circonda.

Nella ricerca di equilibrio, si alternano momenti di concentrazione e momenti di riposo. Sentire il troppo o quello che manca, quando ad esempio si passa da un piede all’altro, permette di prendere coscienza della propria fragilità. Quando invece si sta su due piedi, ben ancorati al suolo, allora ci si sente più forti.

Lavorare sull’equilibrio porta una sensazione di leggerezza e di libertà, senza dimenticare che attraverso i movimenti e la stimolazione dei meridiani (le vie di circolazione dell’energia) migliorano le funzioni organiche (la circolazione, la digestione, la respirazione).

Il corpo è al centro della relazione con sé stessi, con gli altri e con l’ambiente. La coscienza del corpo passa attraverso l’ascolto di sé stessi, l’osservazione del tono muscolare, delle tensioni, del nostro equilibrio, della nostra postura e della direzione dei nostri movimenti.

Il Qi Gong può essere considerato innanzitutto come la ricerca dell’equilibrio energetico e dell’armonia tra il corpo e lo spirito. Facendo attenzione ai propri gesti, realizziamo che anche il nostro modo di pensare cambia e si ha uno sguardo più sereno sul presente.

Conoscevi già il Qi Gong? Cosa ne pensi?

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Perché dormire meno di sei ore non fa bene alla salute

Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un articolo su Internet che raccomandava di dormire tre ore di fila e fare tre sonnellini di 20 minuti nell’arco della giornata. Questa modalità di riposo veniva indicata come modello per ottenere successo ispirato a grandi manager o imprenditori mondiali, in particolare si riferiva a Elon Musk.

Da persona che ha problemi a dormire, posso dirti che la scienza avverte che dormire troppo poco influisce sulle prestazioni cognitive, sul comportamento e sul metabolismo. Con questa strategia, il prezzo del successo è la salute.

Anche dormire è produttivo. Per avere sufficiente energia e attenzione da dedicare al lavoro o un’altra attività produttiva come studiare, ad esempio, bisogna dormire almeno 7 ore e mezza.  

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Una delle funzioni del sonno è elaborare e consolidare l’apprendimento, l’attenzione e la memoria. Dormire implica continuare a lavorare, perché il cervello ripulisce il bombardamento di informazioni accumulate durante il giorno, che generalmente é molto intenso a causa delle diverse fonti che abbiamo a disposizione. La nostra biologia è preparata solo per brevi periodi di mancanza di sonno in situazioni stressanti o urgenti.

Numerosi studi hanno rivelato che l’abitudine di dedicare poche ore al sonno riduce le prestazioni cognitive, provoca un deficit di attenzione e la perdita della capacità di prendere decisioni, oltre ad aumentare gli stati di stress, ansia e depressione. Gli esseri umani sono ‘animali circadiani‘ programmati per cicli sonno-veglia della durata di 24 ore. Dormire per poche ore è un assalto fisiologico al nostro corpo e, in particolare, al cervello. Se dormire poco è una tua scelta, sappi che questo altera lo schema neuro-ormonale che può causare:

  1. problemi emotivi;
  2. difficoltà nell’acquisizione di nuove conoscenze;
  3. problemi nell’archiviazione di nuove informazioni;
  4. aumento del nervosismo e dell’ansia.

Pensare che dormire sia una perdita di tempo è sbagliato perché ha conseguenze sulla salute. La sonnolenza e la perdita di concentrazione sono evidenti il ​​giorno successivo, mentre altri problemi potrebbero sorgere nel lungo termine, come un aumento del rischio di cancro, malattie cardiovascolari, ipertensione, disturbi neurodegenerativi e disturbi metabolici. Dormire poco, infatti, fa aumentare anche l’appetito, con evidenti conseguenze sul tuo peso. La mancanza di sonno porta a fare spuntini e a bere bevande zuccherate o contenenti caffeina.

Un’altra questione importante è se questi effetti negativi sulla salute si verificano anche quando ci si sveglia molto presto. Studi dimostrano che alzarsi troppo presto non provoca necessariamente alterazioni, purché il sonno sia stato sufficientemente ristoratore.

Ricorda che è molto importante completare cinque o sei cicli di sonno ogni notte (un ciclo di sonno dura in media 90 minuti).

 Tu pensi di dormire abbastanza per essere produttivo/a?

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Come e perché dovresti imparare a dimenticare

Lasciare andare il peso del passato è importante per la tua felicità.

Molte persone vivono esclusivamente nel passato, vogliono ricordare solo quello che sono state, gli amori perduti, i loro insuccessi e le loro delusioni.

Questi ricordi costituiscono un peso che toglie spazio e energia al presente, che è in realtà l’unico tempo nel quale possiamo vivere in forma attiva. 

Ho letto da qualche parte che la felicità consiste nel godere buona salute e avere cattiva memoria.

In effetti, dovremmo imparare a lasciare andare il passato, dimenticarci degli affronti ricevuti, gli eventi nefasti e gli errori, insomma tutti i cattivi ricordi, e imparare a concentrarci di più sul presente.

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Vediamo come fare.

  1. Il miglior antidoto contro i sensi di colpa, i risentimenti o la rabbia che ti riporta al passato è dedicare energia a costruire la vita che desideri.
  2. Smetti di fare la vittima e diventa protagonista attivo della tua esistenza.
  3. I tuoi ricordi cambiano con l’avanzare del tempo, si deformano, non rispecchiano davvero quello che è accaduto. Prova a chiedere a una persona che ha condiviso un evento con te di raccontarti il suo ricordo e poi confrontalo con il tuo ricordo. Vi ricorderete aspetti diversi dello stesso fatto.
  4. Dai priorità al tuo benessere. La vita é troppo breve per passarla a litigare e a lamentarsi. Quello che è successo potrebbe essere fonte di stress e potenzialmente anche di vero e proprio malessere.

Continuare a provare rabbia per un evento passato ti toglie energia. Per la tua salute fisica e mentale è più importante vivere tranquillamente che avere ragione a tutti i costi.

Il passato però porta con sé anche bei ricordi e insegnamenti, che formano la nostra personalità.

Ecco cosa ci insegna il Buddismo: “La gioia e la felicità nascono dal lasciare andare. Siediti a fai un inventario della tua vita. Ci sono cose che non è utile trattenere perché ti tolgono la libertà. Trova il coraggio di lasciarle andare.”

Che ne pensi? Troverai il coraggio per lasciare andare la parte inutile del tuo passato?

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Perché il tuo benessere deve essere una priorità

La società nella quale viviamo ci porta spesso a invertire le priorità e a mettere il lavoro davanti a tutto. Questo può avere un impatto negativo sulla nostra qualità di vita e sulla salute fisica, mentale e emotiva.

Secondo delle ricerche svolte in Francia, la sofferenza fisica legata al lavoro riguarda il 3,1% delle donne e l’1,4% degli uomini, ma secondo alcuni esperti i dati sono più alti. La classificazione internazionale delle malattie individua nel burn-out un fenomeno legato al lavoro ma in realtà il lavoro non è l’unica causa.

Con il costo della vita in continuo aumento, siamo propensi a lavorare di più per guadagnare uno stipendio che ci permetta di provvedere ai nostri bisogni e a quelli della nostra famiglia e, a causa di questo, molti elementi della nostra vita privata sono messi da parte.

Passiamo molte ore a lavorare, riducendo il tempo per mangiare, per riposare, per stare in famiglia, e non ci rendiamo conto di quanto questo ci possa fare male.

Anche se la maggior parte di noi non può permettersi di non lavorare, si deve trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata per evitare che lo stress si accumuli in maniera preoccupante.

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In questo periodo di smart-working diffuso, è ancora più difficile mettere dei confini tra il lavoro e la vita privata. Per questo, tanti governi stanno elaborando delle direttive che stabiliscano il diritto a “disconnettersi”. Bisogna avere la possibilità di fare dello sport, di camminare, di prenderci cura dei nostri cari, di seguire le nostre passioni o semplicemente di riposare.

Sempre più persone soffrono di stress, si sentono esausti, hanno dei problemi di alimentazione, o delle difficoltà di relazione, e tutto questo a causa delle lunghe giornate di lavoro, che non ci lasciano il tempo di fare delle attività per il nostro benessere.

Se senti di essere in una di queste situazioni, sappi che nessuno stipendio vale la tua salute, nessun lavoro vale l’usura che deriva da giornate di lavoro che annientano la tua energia e la tua gioia di vivere.

Se non hai altre alternative al lavoro che stai facendo, trova qualcosa di positivo per equilibrare la tua vita, perché altrimenti arriverà il momento in cui comincerai a fare degli errori al lavoro e la tua performance generale ne soffrirebbe. Puoi cominciare a cercare un altro lavoro ma occupati sempre della tua salute, perché se ti ammali potrebbe volerci molto tempo per recuperare.

Il lavoro è una parte importante della vita, ma non è la tua vita. C’è molto di più: la famiglia, la salute, gli amici. Non permettere che il lavoro prenda tutto lo spazio nella tua mente e nel tuo corpo, cerca di occuparti di tutti gli aspetti della tua vita.

Ricordati di prenderti sempre cura di te stesso/a per prima cosa, perché è solo così che potrai vivere una vita migliore.

Tu, come ti prendi cura del tuo benessere?

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Come superare le difficoltá con il ganbatte

I giapponesi hanno una capacità incredibile di recuperare di fronte alle catastrofi di qualsiasi tipo. Dopo la II guerra mondiale, che lasciò il paese in rovina, in appena trent’anni il Giappone si trasformò nella seconda economia del mondo, diventando leader nel settore dell’elettronica negli anni ottanta e novanta. Come si realizzó il miracolo economico giapponese? La risposta ha a che fare con una espressione che dovremmo usare anche noi: “ganbatte” che significa “sforzati al massimo”.

Qui risiede una delle differenze tra la fragilitá della cultura occidentale e la resilienza della cultura nipponica: il modo in cui affronta una crisi.

In Italia, quando devi affrontare un esame, ti dicono “in bocca al lupo”, come se dipendesse dal povero lupo la riuscita del tuo esame. Praticamente, collochi fuori da te la possibilità di riuscita del tuo esame.

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In Giappone, invece, si dice “Ganbatte kudasai”, che è il migliore modo di dire all’altro di fare del suo meglio. In questo caso non c’è un fattore esterno da cui dipende l’esito del tuo esame. Secondo i giapponesi, se ti sforzi al massimo, otterrai un risultato, che, anche se non il migliore in assoluto, sarà il migliore per te, perché rappresenta il tuo sforzo massimo.

Un altro modo di dire giapponese, molto utile a noi tutti, è: “se vuoi scaldare una roccia, siediti sopra cento anni”, che significa che per superare grandi difficoltà bisogna avere pazienza. Tuttavia, questo non vuol dire sedersi ed aspettare che le circostanze cambino, significa invece lavorare per creare nuove situazioni.

Il “ganbatte” é presente nelle attività individuali e collettive dei giapponesi e puó essere collegato all’Ikigai, che é una forma di adattamento all’ambiente circostante.

Nel 1995, quando ci fu il disastroso terremoto che causó degli enormi danni a Kobe, lo slogan che circolava in Giappone fu: Ganbaro Kobe. Il significato del messaggio era: forza e coraggio da parte di tutti, uniti e facendo del nostro meglio usciremo da questa situazione.

Successivamente, nel 2011, in occasione di un altro grande terremoto che provocò la catastrofe nucleare a Fukushima, lo slogan che incoraggiava tutti i giapponesi era: Ganbaru Nippon! Con questo si incitava il popolo giapponese a unirsi nello sforzo collettivo per aiutare tutti coloro coinvolti nella catastrofe. Era necessario uno sforzo collettivo e questo spirito si manifestò in maniera eroica quando dei lavoratori in pensione della centrale nucleare si offrirono come volontari per controllarla. Le ragioni presentate da questi pensionati furono che era meglio che le radiazioni colpissero delle persone che avevano già vissuto una buona parte della loro vita, piuttosto che delle persone giovani con un futuro davanti.

Una bella lezione per tutti noi in questi tempi difficili. Potremmo emulare lo spirito giapponese seguendo questi quattro suggerimenti pratici.

  1. Fare e non lamentarsi. Non lamentarti stando con le braccia incrociate: fai qualcosa. Valorizza le tue azioni, anche se ti sembrano di poca importanza, in realtà tutto quello che fai è importante. Come dice la filosofia Kaizen, un progresso modesto ma continuo, si conclude in una grande trasformazione.
  2. Sperare invece di disperare. Un’attitudine di speranza focalizzata nel giorno dopo giorno anziché nel “quando finirà questo”, aiuta a mantenere alto il morale.
  3. Non sprecare energia. Non avventurarti in discussioni senza fine, che ti non portano da nessuna parte. E’ necessario conservare tutte le tue forze (mentali e fisiche) per continuare ad andare avanti. Ricorda che per ogni minuto di discussione ad alto coinvolgimento emotivo, ti occorre un’ora per recuperare l’energia persa.
  4. Cercare la compagnia di persone entusiaste. Di solito si è amici per affinità. Questo non esclude, però, che possiamo circondarci di persone con spirito di ganbatte, che si sforzano di migliorare anziché di vedere sempre solo il lato negativo.

Pensi che il ganbatte possa aiutarti a superare le difficoltá?

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