Apprezzare le differenze

Questa storia racconta l’importanza dell’apprezzare le differenze per costruire l’intelligenza collettiva.

Soli si va più veloci, insieme si va più lontano – Proverbio africano

Una favola indiana racconta la scoperta di un elefante da parte di sei persone cieche.

Ognuno di loro toccando solo una parte dell’elefante lo descriveva in modo diverso a seconda di dove aveva toccato l’animale. Quindi, uno lo comparò ad un muro, un altro disse una lancia, un altro ancora un serpente, oppure un albero, un ventaglio o una corda.

Cominciarono a discutere su quello che avevano sentito toccando l’elefante. La discussione diventò molto animata perché ciascuno di loro voleva aver ragione.

Un saggio passò vicino e li sentì discutere. Quindi, si avvicinò e con un sorriso disse loro: “L’elefante ha tutti i tratti che avete descritto, perché voi avete toccato solo una parte dell’animale. E’ per questo che lo descrivete diversamente”.

Questa storia spiega bene che è molto incauto essere certi di aver ragione e che la realtà supera sempre le nostre visioni personali e il nostro contesto che é basato su un percorso unico e su delle credenze limitanti.

Le differenze quando diventano ostacoli ci tolgono l’occasione di ampliare la nostra coscienza e di arricchire l’intelligenza collettiva, dove la somma degli individui é superiore al loro risultato numerico (in altre parole 1+1 non fa 2 ma 3).

Perciò, considerare un alleato colui che la pensa diversamente piuttosto che un nemico o un rivale, non ci condurrebbe a sommare i nostri approcci diversi ma a far nascere delle soluzioni inedite, che supererebbero l’apporto individuale di ciascuno di noi.

Ancora una volta, il buon senso ci invita ad essere tolleranti piuttosto che giudicare. Perché giudicare significa separare e, come dice il proverbio africano “Soli si va più veloci, insieme si va più lontano”.

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Alan Turing e il Pride

Alan Turing mise fine alla propria vita il 7 giugno 1954.

Mangió un pezzetto di mela con il cianuro.

Lo fece perché il governo britannico lo aveva castrato chimicamente, umiliato e processato perché gay.

Per questo motivo c’è una mela morsa sul logo Apple, in onore di Alan Turing.

Alan Turing inventò la scienza informatica e utilizzando i suoi primi disegni decifrò il codice Enigma – la macchina criptata che i nazisti e l’esercito tedesco usarono per comunicare comandi segreti tra loro durante la guerra mondiale.

Grazie a questo, salvó milioni di vite umane e con lui inizió l’era moderna dell’informatica.

La storia di Alan Turing ci deve far ricordare che il Pride non è solo ballare sui carri e sventolare una bandiera arcobaleno.

Deve soprattutto farci ricordare che ognuno ha il diritto di essere felice, amare chi vuole amare e riconoscere il contributo notevole che tutti possiamo dare in una società libera da paura o pregiudizi.

Primavera, risveglio spirituale e di libertà

Siamo alla fine dell’inverno e la primavera spunta timidamente facendoci vedere i primi germogli, giornate più lunghe e uccelli che costruiscono il nido.

La primavera segna il risveglio della natura e quindi anche il nostro risveglio, non solo fisico ma anche spirituale e di libertá.

C’è una parola sanscrita che definisce il risveglio spirituale, ma che significa in realtà “liberazione”. La parola è moksa.

Secondo la tradizione indiana, la scoperta del proprio Sé è associata a quella della libertà.

Perché? Di che tipo di libertà si tratta?

Innanzitutto, ricordiamoci che svegliare la nostra vera natura significa prendere coscienza che in noi si trova una presenza ben più ampia dell’individuo al quale noi ci identifichiamo normalmente. Il Sé viene chiamato in filosofia indiana Atman.

La prima libertà che dovremmo scoprire è abbandonare l’identificazione con il corpo. Infatti, scoprendo il nostro Sé, smettiamo di vivere come prigionieri dentro il nostro corpo. All’improvviso la nostra presenza, che prima era chiusa dentro il perimetro della nostra pelle, diventa immensa e senza limite. Ci uniamo al mondo. Non siamo più dentro al nostro corpo, ma è il nostro corpo che è dentro di noi.

La seconda libertà è la scoperta che non siamo assoggettati ai nostri pensieri. Il Sé non è un pensiero, ma è la coscienza, lo spazio risvegliato nel quale i nostri pensieri appaiono e scompaiono. La liberazione dal pensiero è come la liberazione da una corvée, da un ciclo infernale di pensieri ricorrenti, e ci regala il silenzio.

La terza libertà consiste nella scoperta che il nostro Sé è libero dal nostro passato, da quello che ci è successo di positivo e negativo. Il nostro passato resta, ovviamente, e costituisce la nostra storia, ma il Sé vive solo nel momento presente, quindi è sempre nuovo, originale, fresco. Ci consente di rigenerare la fonte della nostra presenza ogni istante.

La quarta libertà è quella dal giudizio degli altri, che troppo spesso è molto pesante. Gli altri ci vedono, ci giudicano e questo ci fa perdere un po’ della nostra libertà. Tuttavia, gli altri non possono vedere il nostro Sé, cioè non riescono a vedere chi siamo in realtá. Vedono solo la nostra apparenza, il nostro corpo, ma non possono vedere la nostra vera natura. Grazie al risveglio riusciamo ad affrancarci dallo sguardo degli altri e ad essere liberi.

Quale tra queste quattro libertà ti sembra più utile per il tuo percorso individuale?

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Percorso individuale – Photo by Andrea Piacquadio on Pexels.com

L’ego é un amico?

Che cos’è l’ego veramente? È davvero negativo? Come fare per tenerlo sotto controllo? L’ego é un amico?

La parola ego deriva dal latino e significa “io”.

Definire l’ego é difficile perché non è visibile e si manifesta prevalentemente in modo negativo. È più facile riconoscere l’ego negli altri che in noi stessi.

L’ego a volte viene rappresentato da animali. La piovra, la sanguisuga, un parassita qualsiasi, il lupo o la tigre. Oppure lo si rappresenta con degli oggetti. Maschera, vestito, occhiali, cipolla, uovo o addirittura una malattia.

È un mistero e un paradosso allo stesso tempo. L’ego siamo noi ma non proprio. E’ un falso noi stessi, o uno pseudo noi. Non è l’intera personalità ma solo una parte di essa. Non è la nostra vera coscienza, ma una coscienza alterata, parziale e non obiettiva. Non rappresenta un vero bisogno, ma vuole farci apparire in un certo modo perfetti, vuole controllare tutto e avere sempre ragione. Non è reale, ma un’illusione, una conchiglia vuota, che si basa sulla paura, la separazione, la solitudine e l’essere contro. L’ego è una reazione aggressiva o difensiva. In realtà l’ego cerca di proteggerci dal mostrare le nostre vulnerabilità.

L’ego è negativo?

Per noi occidentali, l’ego è un male necessario con il quale bisogna convivere, non è così grave, anzi a volte può risultare utile o addirittura positivo. In realtà la civilizzazione occidentale fin dal 1623 si basa sull’ego grazie a Descartes.

Al contrario, per i maestri spirituali, la maggior parte orientali, l’ego non ha nulla di positivo, poiché è il contrario dell’amore, rappresenta la nostra parte oscura, il nostro Mr. Hyde, la nostra zona d’ombra.

L’ego è un falso amico, sembra che ci voglia bene ma in realtá ci limita, ci fa mancare di autenticità, di onestà, e di umanità. Per questo alcuni tratti del nostro carattere possono sfociare nell’egoismo, nell’egocentrismo, nel narcisismo, nell’individualismo, nell’avidità, nella possessività, nel materialismo, nell’avarizia, nella suscettibilità e perfino nella paranoia.

L’ego è il responsabile di quasi tutte le nostre emozioni negative, soprattutto l’odio. Ci spinge a difenderci, a giustificarci, a razionalizzare, a negare l’evidenza, e genera dei comportamenti infantili. Fuga, rifiuto, comunicazione negativa o distruttiva (come gli haters). Puó anche essere responsabile di relazioni tossiche, manipolazioni, molestie, violenza in senso lato.

Perché tenere sotto controllo l’ego?

A livello individuale tenere sotto controllo l’ego significherebbe essere più felici, avere una migliore salute fisica e mentale, più fiducia in se stessi, una migliore connessione con gli altri, più gioia, più armonia, più energia, e perfino più efficienza.

A livello collettivo, tenerlo sotto controllo, aiuterebbe la società a superare il razzismo, il sessismo, il nazionalismo, la dominazione, l’oppressione, lo sfruttamento, la delinquenza e perfino la guerra! Ci permetterebbe di vivere meglio insieme, di sviluppare un senso di fratellanza, uguaglianza, coesione, solidarietà, intesa e pace.

Come tenere sotto controllo l’ego?

E’ impossibile eliminare l’ego, perché fa parte a tutti gli effetti della nostra personalità. Quello che possiamo fare è cercare di limitarlo.

A livello sociale ci sono delle istituzioni come la famiglia e la scuola che sono deputate a questo ruolo. Altre istituzioni come la polizia e la giustizia, cercano di correggerlo.

Possiamo tentare di trasformare l’ego in un nostro alleato con tecniche di meditazione, praticando lo yoga, oppure utilizzando delle tecniche psicoterapeutiche che ci possono aiutare ad essere più attenti, coscienti, a diventare più collaborativi, a prestare ascolto, ad aiutare, perdonare, lasciar andare, creare, ridere e far ridere, amare.

Vorrei concludere con una breve storia, La storia dei due lupi.

“Una sera, un vecchio nonno indiano racconta a suo nipote la storia dei due lupi.

In ciascuno di noi coesistono due lupi, che combattono costantemente. Uno è cattivo, collerico, geloso, triste, avido, arrogante, bugiardo, si sente superiore all’altro lupo.

L’altro lupo è gentile, empatico, generoso, sincero, compassionevole, allegro, pacifico, sereno, pieno di speranze, e umile.

Il nipote chiede al nonno: “Chi vince dei due lupi?”

Il nonno risponde semplicemente: “Quello che tu nutrirai”.

Tu, a quale lupo dai preferenza nella tua vita?

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Lupi – Photo by Shelby Waltz on Pexels.com

Come e perché lo yoga ti aiuta a mantenere l’equilibrio fisico e mentale

Da qualche anno una pratica millenaria è diventata oggetto di studi scientifici: lo yoga. Si é cominciato a misurarne gli effetti positivi sul cervello e si é riscontrato che una pratica costante puó agire come antistress e antidepressivo.

Gli studi sono cominciati grazie alla grande diffusione dello yoga. Milioni di persone oggi praticano yoga regolarmente. Le posizioni (asanas) come il guerriero o il cobra sono sempre più conosciute, indipendentemente dalla classe sociale, dalla professione e dal gruppo di età. Le ragioni sono principalmente: come imparare a rilassarsi, come curare il mal di schiena o il male al collo, come mantenere una buona forma fisica e come gestire lo stress.

Lo yoga tradizionale (dal sanscrito “yuga” che significa “unione”) arriva dall’India ed è una disciplina vecchia più di cinquemila anni. Una fonte importante di questa scuola spirituale, che dovrebbe guidarci verso il divino, è uno scritto del filosofo Patañjali: lo Yoga Sūtra che contiene le basi essenziali della disciplina.

Secondo questo saggio, lo scopo dello yoga è di raggiungere una forma superiore di conoscenza del sé, che può essere raggiunta con la contemplazione interiore. Oltre agli esercizi fisici specifici e le tecniche di respirazione, lo yoga tradizionale comprende anche la meditazione, un’alimentazione vegetariana e un’intera filosofia di vita. La forma moderna e occidentale dello yoga omette molti di questi elementi. Lo sviluppo della forza e della plasticità, la meditazione e gli esercizi di respirazione giocano oggi il ruolo più importante.

All’inizio del XX secolo, un piccolo gruppo di professori di yoga indiani cominciarono a diffondere gli insegnamenti dello yoga in Occidente. Dopo l’esplosione del fitness a partire dagli anni 80, che puntava soprattutto sul culto del corpo, si è persa un po’ di vista la parte spirituale. Perciò in Occidente cominciò a diffondersi principalmente lo hatha yoga.

Photo by Mor Shani on Unsplash
Photo by Mor Shani on Unsplash

Gli effetti dello hatha yoga sulla salute sono il miglioramento della coscienza del corpo e la coordinazione, il rafforzamento dei muscoli e il potenziamento della circolazione del sangue. Ma gli effetti dello yoga riguardano anche la gestione dello stress.

Per esperienza posso dire che dopo una seduta yoga mi sento distesa e riposata. Per arrivare a raggiungere uno stato analogo con la meditazione ci vuole più tempo, mentre lo hatha yoga produce effetti immediatamente, verosimilmente grazie alla componente fisica piú marcata. È provato da tanto tempo, infatti, che l’esercizio fisico fa bene al morale. Forse è per questo che lo yoga è un toccasana ad azione rapida, perché associa l’esercizio fisico alla pratica meditativa.

In effetti, associando delle posture (asanas) alla respirazione (pranayama), si agisce sul corpo distendendo i muscoli e i tessuti e sullo spirito perché viene stimolato il sistemo nervoso simpatico, cioè il sistema nervoso che si attiva quando riposiamo o dormiamo.

Lo yoga ti permette di ritrovare la calma nonostante i limiti imposti dal quotidiano. Con una pratica regolare, anche 5 minuti al giorno bastano, ritroverai un sonno migliore, la fiducia in te stesso/a aumenterà, così come la tua capacità di prendere decisioni e di gestire lo stress.

Considerando tutti questi aspetti positivi, pensi di iniziare a praticare lo yoga?

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