Alla ricerca di Sugar Man: le lezioni senza tempo di Sixto Rodriguez

Tra i documentari che conosco, poche storie sono tanto avvincenti e ispiratrici quanto “Searching for Sugar Man“. Questo film, vincitore dell’Oscar e diretto da Malik Bendjelloul, racconta l’affascinante viaggio di Sixto Rodriguez, un musicista di Detroit che, pur essendo largamente sconosciuto nel suo paese d’origine, divenne un’icona culturale in Sudafrica. Il documentario è più di una semplice storia di musica—è un’esplorazione profonda della speranza, della resilienza e del potere trasformativo dell’arte.

La storia enigmatica di Sixto Rodriguez

Alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, Sixto Rodriguez registrò due album, “Cold Fact” e “Coming from Reality”. Nonostante la loro brillantezza artistica, questi dischi passarono inosservati negli Stati Uniti, e Rodriguez scomparve nell’anonimato. Ignaro di tutto, la sua musica era però arrivata in Sudafrica, dove fu profondamente apprezzato dal movimento anti-apartheid. In una terra divisa dall’ingiustizia razziale, le canzoni di Rodriguez divennero inni di speranza e resistenza. Tuttavia, mentre la sua musica prosperava dall’altra parte del mondo, Rodriguez stesso rimaneva un mistero, e molti pensavano che fosse morto in miseria.

Il documentario segue due fan sudafricani, Stephen “Sugar” Segerman e Craig Bartholomew-Strydom, nella loro ricerca per scoprire la verità su Rodriguez. La loro ricerca porta a una scoperta sorprendente: non solo Rodriguez era vivo, ma non era nemmeno a conoscenza della sua fama dall’altra parte del mondo. “Searching for Sugar Man” racconta come la musica di un uomo abbia superato i confini e come la storia reale, una volta scoperta, abbia cambiato vite per sempre.

Lezioni che possiamo imparare da “Searching for Sugar Man”

  1. Resilienza di fronte al fallimento. La storia di Rodriguez è una testimonianza del potere della resilienza. Nonostante il fallimento commerciale dei suoi album negli Stati Uniti, Rodriguez non ha mai perso la passione per la musica né la fiducia nella propria arte. La sua perseveranza nel perseguire il suo talento, anche quando il mondo sembrava indifferente, è un potente promemoria che il successo non è sempre immediato o visibile. Spesso richiede pazienza, perseveranza e una convinzione incrollabile in se stessi.
  2. La natura imprevedibile del successo. Il successo, come dimostra la storia di Rodriguez, è spesso imprevedibile e può arrivare nei momenti piú inattesi. Mentre la sua musica veniva ignorata negli Stati Uniti, essa risuonava profondamente in Sudafrica, diventando un simbolo di resistenza. Questo ci insegna che l’impatto e l’influenza possono essere di vasta portata, spesso oltre la nostra immediata comprensione. La chiave è continuare a creare, condividere e contribuire, anche se i risultati non sono immediatamente evidenti.
  3. Il potere dell’arte di ispirare il cambiamento. L’arte ha la capacità di ispirare, elevare e unire persone di culture e continenti diversi. La musica di Rodriguez divenne la colonna sonora di un movimento, dando voce a coloro che lottavano contro l’oppressione. Questo sottolinea l’importanza dell’espressione artistica come strumento per il cambiamento sociale. Che sia attraverso la musica, la scrittura o le arti visive, le nostre creazioni hanno il potenziale di fare la differenza nel mondo.
  4. Il valore di rimanere fedeli a se stessi. Per tutta la sua vita, Rodriguez è rimasto fedele ai suoi valori e alla sua musica, indipendentemente dai risultati commerciali. Questa autenticità è una potente lezione sull’importanza di rimanere fedeli a se stessi. In un mondo che spesso privilegia il successo commerciale rispetto all’integrità artistica, la storia di Rodriguez è un promemoria che la vera realizzazione deriva dall’essere genuini nelle nostre azioni.

Abbraccia la tua passione

La storia di Sixto Rodriguez e di “Searching for Sugar Man” non è solo un racconto affascinante; è un invito all’azione. Ci incoraggia ad abbracciare le nostre passioni, a perseguire i nostri sogni e a condividere le nostre storie, indipendentemente da quanto improbabile possa sembrare il successo. Questa storia ci ricorda che i nostri contributi hanno valore, anche se non sono immediatamente riconosciuti. Il mondo è vasto, e il nostro impatto può essere maggiore di quanto ci rendiamo conto.

Mentre rifletti sul viaggio di Rodriguez, considera le passioni che ti sono care. Le stai perseguendo con resilienza e autenticità? Stai condividendo i tuoi talenti e le tue storie con il mondo? Lasciati ispirare dalla storia di Rodriguez per continuare a creare, a lottare e a credere nel potere della tua voce unica.

Hai visto “Searching for Sugar Man”? Quali lezioni hai tratto dall’incredibile storia di Sixto Rodriguez? Condividi i tuoi pensieri nei commenti qui sotto, e continua a celebrare il potere della resilienza, della creatività e dell’impatto duraturo dell’arte. Se non hai ancora visto il documentario, te lo consiglio vivamente — è una storia che ti rimarrà nel cuore a lungo.

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Come e perché la determinazione e l’impegno possono cambiarti la vita

Parigi, 2004. Un ragazzo esce da un ufficio con il sorriso sulle labbra. Candidato a uno stage, ha appena fatto un colloquio che non si è svolto come previsto.

Il ragazzo, del quale riporto solo il suo nome, Héritier, ha 22 anni ed è arrivato dall’Angola in Francia all’etá di 8 anni, scappando da una guerra civile. Non parlava francese ma fece di tutto per andare bene a scuola, aiutato anche dai suoi familiari e amici. Si lancia poi alla ricerca di lavoretti, per contribuire al bilancio familiare.

Si candida quindi per uno stage presso un’impresa di pulizie. I datori di lavori, pur trovando che Héritier abbia un profilo atipico, sono molto interessati al dinamismo e alla motivazione del ragazzo e il colloquio dura circa 5 ore!

Alla fine del colloquio, Héritier esce senza stage ma con il suo primo contratto di lavoro. L’impresa era appena nata e stava cercando giovani talenti come Héritier, che in pochi anni arriva al top della sua carriera all’interno di quell’azienda.

Decide quindi di andare più lontano e vuole realizzare il suo sogno: fondare la sua propria impresa, un’azienda di pulizie che utilizza esclusivamente prodotti biologici.

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In quegli anni, il suo percorso interessa i media, perché descrive una realtá ancora poco conosciuta: il contributo economico prodotto dai migranti nel paese che li ha accolti.

Con la sua azienda, Héritier ha generato 100.000 euro di fatturato durante il primo anno, cifra che è triplicata nei successivi tre anni.

Héritier è riuscito a trovare la sua strada grazie al suo impegno e alla sua determinazione verso il successo.

Che cosa hai imparato dalla storia di Héritier?

Photo by Eko Pramono on Pixabay

Coltivare fiducia nella vita

A volte nella vita succede che le difficoltà iniziali possano trasformarsi in veri e propri problemi e che gli sforzi necessari per risolvere le complessità che la vita ci presenta sono veramente importanti e a volte durano anche a lungo. Per questo potremmo sentirci scoraggiati e ci verrá da dire “Basta, non ne posso più, quando finirà?”. E’ cosí che perdiamo fiducia nella vita.

Coloro che conoscono la legge universale dell’alternanza continuano, invece, a mantenere fiducia nella vita, qualsiasi cosa succeda perché sanno che tutto è cambiamento, rinnovamento e impermanenza. Hanno potuto osservare che ad un’espansione segue necessariamente una contrazione e che dopo il buio torna la luce.  Sono consapevoli che un giorno o l’altro le cose cambieranno e che la vita tornerá a farli sorridere.

Le guide che accompagnano le grandi spedizioni nel Kilimangiaro, una delle montagne più alte del mondo, utilizzano un’espressione swahili per confortare i camminatori affaticati: “Polé, polé”, che significa “piano, piano, un passo alla volta”.

Senza interpretare quello che ci accade, né proiettarci in un futuro che non conosciamo, ci resta solo la possibilità concreta di accogliere i nostri momenti di sfortuna, senza opporci ad essi, perché ogni sforzo sarebbe inutile e ci causerebbe solo una grande perdita di energia.

Perciò, vai avanti, piano, piano, un passo alla volta, e continua ad avere fiducia nella vita, perché alla fine del tunnel ritroverai la luce.

Puoi leggere altri articoli sulla fiducia qui.

brown brick tunnel
Luce – Photo by Ksenia I on Pexels.com

Effetto eccesso di fiducia

1995, Pittsburgh, USA. MacArthur Wheeler irrompe in una banca per fare una rapina sotto la minaccia delle armi. Ma, stranamente, agisce con il volto scoperto… e ha un profumo di limone molto forte!

Facilmente identificabile grazie alle telecamere di sorveglianza, viene arrestato la sera stessa.

Allora perché Wheeler non si è coperto il viso come sarebbe stato normale? In effetti, pensava di avere un’idea geniale: era convinto che il succo di limone, che serviva come inchiostro invisibile per scrivere messaggi segreti, avrebbe potuto servirgli per diventare invisibile alle telecamere!

Questa notizia incuriosisce due psicologi, Daniel Dunning e Justin Kruger: come si può essere così sicuri di sé anche quando non si sa nulla?

Per trovare una risposta, i due psicologi organizzarono un piccolo esperimento. Decisero di sottoporre dei test (umoristici, grammaticali e di ragionamento logico) a diversi gruppi di persone e poi chiesero loro di autovalutarsi.

Il risultato fu che le persone che ottennero i risultati peggiori nei test furono anche quelle che pensarono di aver fatto meglio.

Chiameranno questo effetto di fiducia eccessiva con il loro nome “Dunning-Kruger“. In pratica, quando non si è competenti in un campo, non si riconosce questa incompetenza e si è addirittura fortemente tentati di sopravvalutare le proprie capacità!

Wheeler il rapinatore, che pensava di essere un esperto nel diventare invisibile, fu probabilmente vittima di questo pregiudizio psicologico che può anche fare danni in altri campi. Ad esempio, in ambito lavorativo, se per l’effetto Dunning-Kruger vengono promosse persone incompetenti molto sicure di sé invece di colleghi competenti ma più discreti, questo può generare stress, un senso di ingiustizia e demotivazione all’interno di una squadra.

In breve, può rendere le relazioni tra colleghi acide come un limone!

Conosci persone che hanno spesso un eccesso di fiducia verso sé stesse?

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Limone – Photo by Cup of Couple on Pexels.com


Perché il perfezionismo non fa bene alla salute

Il perfezionismo estremo è uno stile di vita compulsivo che ha un alto costo personale e può portare ad ansia o depressione. A volte nasconde una bassa autostima. Il perfezionismo non fa bene alla salute.

Essere perfetti significa non avere imperfezioni, difetti o debolezze, e potrebbe sembrare un vantaggio. Se pensiamo al lavoro, per esempio, si potrebbe dire che il perfezionismo porti piú facilmente al successo, grazie al voler raggiungere standard elevati di prestazione, attenzione ai dettagli, e dedizione .

Attenzione peró perché questo è un mito. Il perfezionismo non fa bene alla salute, perché essere perfezionisti non significa necessariamente fare bene le cose.

Il perfezionismo colpisce persone di ogni età e stile di vita, e, in particolare, è in aumento tra gli studenti. Uno studio che ha riguardato 41.641 università britanniche, canadesi e americane svolto tra il 1989 e il 2016, ha mostrato un aumento della percentuale di giovani che sentono di dover raggiungere la perfezione per raggiungere i loro obiettivi accademici e professionali.

Il perfezionismo estremo è un modo compulsivo di volere che le cose e il modo in cui le facciamo siano perfette ed esatte. Puntare alla perfezione può avere un alto costo personale, comporta molteplici effetti negativi, come disordini alimentari, ansia o depressione. Soprattutto tra i giovani, il legame tra perfezionismo e rischio di suicidio è un dato allarmante.

Secondo lo studio, un numero crescente di persone sta sperimentando quello che i ricercatori definiscono “perfezionismo multidimensionale”, che include il perfezionismo rivolto a se stessi, quello rivolto verso gli altri e quello socialmente prescritto.

Mentre il perfezionismo auto-orientato si concentra su standard personali estremi, il perfezionismo orientato all’altro implica esigere che gli altri rispettino aspettative eccessivamente elevate e irrealistiche, e che si sottopongano a nostre valutazioni rigorose e critiche.

Infine, il perfezionismo socialmente prescritto implica la percezione che altre persone, e anche la società in generale, stiano imponendo alte aspettative riguardo alle nostre prestazioni.

Ogni forma di perfezionismo ha una carica negativa, particolarmente intensa per chi soffre del perfezionismo socialmente prescritto.

Quando la persona che ambisce alla perfezione fallisce, soprattutto in presenza di altri, prova un senso profondo di colpa e di vergogna per ciò che percepisce come un fallimento.

Come cambiare questa ambizione al perfezionismo?

Ci sentiamo in colpa quando falliamo, quindi è importante imparare che fallire è accettabile. Perció:

  • Concediti il ​​permesso di stabilre aspettative più realistiche e flessibili.
  • Mantieni una prospettiva personale e concentrati su ciò che ti appassiona.
  • Se pensi, o se ti viene detto che la tua situazione é critica, non esitare a cercare un aiuto professionale.

Cerca di riconoscere che dal fallimento puoi imparare e andare avanti perché ricorda che la lampadina fu inventata dopo 2000 tentativi!

Pensi di essere perfezionista? In quale tipo di perfezionismo ti riconosci?

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Photo by Madison Inouye on Pexels.com

Come affrontare la paura del cambiamento

La vita è cambiamento continuo, Buddha e Aristotele lo avevano già detto: il cambiamento è un fattore della vita.

Tuttavia, il cambiamento è stato super veloce nelle ultime decadi e non sembra ancora rallentare, anzi penso che potrebbe diventare sempre piú rapido, come ad esempio per quanto riguarda i cambiamenti ambientali.

I grandi cambiamenti che sono avvenuti a livello, sociale, politico, ambientale e tecnologico significano che dobbiamo imparare a gestire al meglio l’incertezza che ci troviamo davanti. Ad alcuni questo può fare paura.

L’origine di questa paura va ricercata nella biologia. Il nostro cervello è il risultato di due milioni e mezzo di anni di evoluzione. Abbiamo vissuto nelle caverne molto più tempo di quanto ne abbiamo passato in città. Ciò significa che abbiamo “codificato” risposte automatiche per rispondere con successo alle minacce quotidiane.

Se per assurdo vedessi una tigre camminare per strada, non cercheresti di capire di che razza si tratta ma cercheresti piuttosto di scappare il più velocemente possibile. Un’altra reazione codificata sarebbe quella di restare fermo/a immobile sperando che il felino non ti veda. L’ultima reazione possibile sarebbe quella di combatterla, con scarse se non nulle possibilità di riuscita e perciò il tuo cervello la scarterebbe immediatamente.

Queste sono le tre reazioni primordiali agli eventi che percepiamo come pericolosi per la nostra incolumità: Flight, Freeze o Fight (scappa, fermati o combatti).

Photo by Cristiana Branchini

Tuttavia, questi meravigliosi circuiti che ci hanno permesso di arrivare sino ad oggi come specie, non sono adatti ad affrontare le minacce più subdole della nostra epoca, come la digitalizzazione, la pandemia o la possibilità di restare senza lavoro.

Queste paure sono nuove dal punto di vista evolutivo e non sono sempre facili da gestire.

Ricorda che il cervello è progettato per la tua sopravvivenza, non per la felicità. Quindi, di fronte al cambiamento, devi comprenderlo come un’opportunità per riuscire ad affrontarlo e imparare dalle possibilità che ti offre. Questo non è automatico come scappare da qualcosa di pericoloso, ma richiede sforzo e allenamento.

Vediamo come potresti iniziare seguendo questi quattro consigli.

 1.       Innanzitutto, è importante allenare quotidianamente la tua mente. Così come vai in palestra o fai esercizio fisico, devi mantenere in forma il muscolo cerebrale. Ogni giorno, cerca di fare qualcosa di diverso. Per esempio, potresti leggere le notizie da fonti di informazione sempre diverse (utile anche per capire vari punti di vista), cambiare percorso per andare a lavorare, o provare un nuovo piatto.

2.       In secondo luogo, potresti provare a relativizzare ciò che ti accade. Un buon metodo è leggere la storia per renderti conto che, sebbene viviamo nell’epoca del cambiamento super veloce, proprio tutti questi progressi ci hanno permesso, per esempio, di aumentare la nostra aspettativa di vita.

3.       Terzo, cerca di disconnetterti dalla tecnologia e riconnetterti con te stesso/a e con quello che ti ci circonda. Se sei sempre immerso/a nel mondo digitale, non avrai tempo per integrare l’apprendimento e per ritrovare una certa e necessaria tranquillità. Ad esempio, un giorno durante il fine settimana o in vacanza puoi mettere il tuo cellulare in modalità aereo.

4.       Quarto, fiducia. Se guardi le complessità che hai già affrontato in passato, vedrai quanta strada hai fatto e quelle difficoltà che hai superato ora ti sembrano semplici. Se sei già stato in grado di affrontare situazioni difficili, perché non dovresti essere in grado di farlo ora?

Ti spaventa il cambiamento oppure ti piacciono le nuove sfide?

Photo Pixabay

Come e perché devi imparare a trattarti meglio

L’educazione che abbiamo ricevuto ci ha insegnato che dobbiamo trattare bene gli altri. Ma perché solo gli altri e non noi stessi?

Ti capita per esempio di essere il peggior critico di te stesso/a? A volte, ti insulti per qualcosa che hai fatto male o volevi fare meglio? Mangi male, dormi poco, abusi di sostanze dannose (alcol, tabacco)? Oppure sei semplicemente preoccupato/a di compiacere gli altri? Sappi che non sei solo/a. Si tratta di un problema abbastanza diffuso e normale fino ad un certo punto. Per questo sarebbe utile fare attenzione ad alcuni dettagli quotidiani per imparare a trattarti meglio.

Come dicevo prima, non ci è stato insegnato che dobbiamo trattarci bene. Abbiamo messo da parte l’attenzione verso il nostro benessere. Quante volte i tuoi genitori ti hanno detto di trattare bene gli altri o di fare delle cose per gli altri? Quante volte invece ti hanno detto che devi occuparti anche di te stesso/a

La maniera con cui tratti te stesso/a è una sorta di estensione di ciò che ti è stato insegnato dai tuoi genitori e da altre figure di riferimento nella tua vita, come gli insegnanti.

Per una persona molto giovane questo può sembrare esagerato, poiché oggi nelle scuole vengono insegnati alcuni principi fondamentali dell’autostima. Ci sono poi genitori che cercano di instillare l’attenzione verso il proprio benessere ai loro figli.

Tuttavia, per una persona adulta o anziana, trattarsi bene ed essere veramente rispettosi di sé stessi non è sempre qualcosa di evidente. In passato non era così facile trovare qualcuno che potesse aiutarti a coltivare un certo amor proprio senza passare per egoista.

Infatti è proprio questa la base: l’amor proprio, da non confondere con il narcisismo o l’egocentrismo. Per comprendere meglio questo concetto, possiamo prima immaginare cosa facciamo quando amiamo davvero qualcuno: cerchiamo la sua felicità, lo aiutiamo, cerchiamo di farlo sentire bene e lo accettiamo così com’è, con tutte le sue imperfezioni e qualità. Trattare bene te stesso/a significa infatti accettarti per quello che sei.

Diventare gentile verso te stesso/a significa innanzitutto essere comprensivi con te stesso/a, specialmente di fronte ai tuoi fallimenti ed errori.

Photo by Klimkin on Pixabay

Questo atteggiamento può essere un grande alleato. Puoi sfidarti in modo sano, tenendo conto delle tue possibilità e dei tuoi desideri e non dei desideri che gli altri hanno per te.

Il linguaggio che usi è molto importante per trattarti bene. È comune, e in una certa misura normale, che in alcune occasioni parli “male” a te stesso/a, lo fai inconsciamente. Non puoi parlare sempre in modo amorevole a te stesso/a, poiché potresti entrare in una positività tossica, cioè quando un atteggiamento positivo viene utilizzato per mascherare le emozioni negative, in pratica far finta che tutto vada bene anche quando non è vero.

Tuttavia, non devi usare parole offensive verso te stesso/a. Nessuno insulta chi ama veramente e tratta bene, giusto? Se parli o pensi male spesso di alcuni tuoi aspetti personali (fisici o mentali), finirai per crederci davvero.

Prenderti cura di te stesso/a è essenziale. Ciò implica lo sviluppo di uno stile di vita più sano. Dormire e riposare abbastanza ore, ad esempio, così come mangiare bene in base al nostro peso, età e stile di vita, non abusare di alcol o tabacco, sono tutti modi per prenderti cura di te stesso/a. Prenderti del tempo per rilassarti, riconnetterti con ciò che ti piace davvero fare, mantenere i tuoi hobby, seguire le tue passioni e interagire con le persone che ti portano qualcosa di positivo nella tua vita significa che ti stai rispettando.

Tu come tratti te stesso/a?

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Come e perché reinventarsi: scoprilo adesso seguendo questi 6 passi

Hai mai voluto reinventare la tua vita? Hai provato diverse volte ma non ci sei riuscito/a? Reinventarsi professionalmente o personalmente puó essere una sfida e una grande avventura, ma se segui questi 6 passi puoi riuscirci.

Il primo passo: trovare o risvegliare una passione.

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Concludere una fase e cominciarne un’altra non é semplice. Reiventarsi necessita una profonditá maggiore di un semplice cambiamento. Possono prodursi delle conseguenze che hanno un impatto su aspetti vitali della quotidianitá e c’é bisogno di molto coraggio e grande determinazione.

La fase pandemica ha costretto a guardarci dentro ed é possibile che molti di noi si stiano confrontando con la necessitá di reinventarsi. Ci saranno alcuni che si sentono come svuotati e hanno bisogno di fare qualcosa per riempire gli spazi lasciati vuoti, altri che si sono visti costretti a reinventarsi per la perdita di familiari o di amici, altri ancora per difficoltá nel lavoro.

Per un motivo o un altro, sono momenti in cui é necessario fermarsi per riflettere e prendere decisioni. Vediamo come affrontare questa situazione.

Reinventarsi in modo soddisfacente presuppone confrontarsi con una delle emozioni piú scomode che esistano: la paura. Siamo obbligati ad abbandonare la nostra zona di confort e fare un salto nel buio. Il miglior antidoto contro la paura é la passione. E’ il primo fattore di successo in una fase di “reinvenzione”. Trovare la propria passione, o risvegliarla, é possibile solo se sei onesto con te stesso. Bisogna farsi delle domande come:

  1. chi sono davvero;
  2. cosa voglio fare;
  3. quale tra le mie passioni puó aiutarmi in questo momento.

Una riflessione onesta e il ritrovamento di vecchi sogni sono gli ingredienti fondamentali per neutralizzare la paura e non temere il futuro.

Il secondo fattore che ci aiuterá consiste nel non giudicare l’incertezza come pericolo ma come opportunitá. Si tratta di abbandonare la nostalgia e aprirsi all’esperienza del “nuovo” per concentarsi su quello che uno vuole e non su quello che uno teme.

Per ottenere ció bisogna essere disposti ad imparare con umiltá. Se pensiamo di sapere giá tutto, é difficile poter ricominciare in un qualsiasi ambito della nostra vita in maniera soddisfacente. Il successo di coloro che hanno successo é solo la punta dell’iceberg , dietro ci sono ore e ore di formazione e di errori che si vedono appena.

Guardare in faccia il futuro e l’incertezza richiede anche una grande dose di creativitá e di immaginazione. Quando ci si reinventa, é importante tenere una bussola per mappare il percorso che si sta facendo. Il futuro non é scritto da nessuna parte, spetta a noi crearlo e per farlo occorre la nostra immaginazione e un duro lavoro.

Photo by Jamie Street on Unsplash

Reinventarsi significa conoscersi sotto un’altra prospettiva e lasciarsi sorprendere dalle opportunitá che all’improvviso cominciano a presentarsi. Se vogliamo che il nostro nuovo io abbia successo, dobbiamo esporci e farci conoscere. Per questo, é indispensabile rafforzare la nostra rete di contatti e fare networking.

L’ultimo ingrediente per il successo di questo processo é avere fiducia in sé stessi, perché siamo capaci di fare cose che non ci immaginiamo nemmeno. Dobbiamo peró imparare ad usare le risorse di cui disponiamo e trovarne altre disponibili intorno a noi.

Ricapitolando, ecco i sei ingredienti per reinventarsi con successo:

  1. trovare / risvegliare la passione per neutralizzare la paura;
  2. trasformare le difficoltá in opportunitá;
  3. imparare, imparare, imparare;
  4. usare grande creativitá e immaginazione;
  5. esporsi e farsi conoscere;
  6. avere fiducia in sé stessi.

E tu, sei pronto/a a reinventarti adesso?

Photo by Ahmad Odeh on Unsplash

Scrivere un curriculum

Poesia di Wislawa Szymborska

Cos’è necessario?
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.

È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

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Proverbio indiano

Se davanti a te vedi tutto grigio, sposta l’elefante!

L’anno sta finendo e, come di consueto, é tempo di fare un bilancio di quello che abbiamo fatto, dei successi, delle difficoltà, di quello che avrebbe potuto essere ma non é stato, di quello che avremmo voluto fare diversamente. Però é tempo anche di pensare al nuovo anno, a quello che vorremmo fare, a nuovi progetti, a nuove prospettive. Magari potresti cercare una frase da usare come mantra per tutto l’anno, in modo da ricordarti dei tuoi buoni propositi, che troppo spesso dimentichiamo.

Per quanto mi riguarda, cercherò di adottare la filosofia di questo proverbio per il 2020. Certo, l’elefante é un animale grande, anzi grandissimo, mica facile spostarlo! Ma se unisco le forze con qualcun’altra/o magari insieme ce la facciamo! Si sa che l’unione fa la forza!

E tu, cosa pensi di fare nel 2020? Hai pensato di adottare un leitmotiv che ti accompagni durante l’anno?

Ma adesso pensiamo a festeggiare!

Buon 2020!