La comunicazione in un ambiente multiculturale: riflessioni da Bruxelles

Vivere e lavorare in un ambiente multiculturale come Bruxelles offre un’esperienza unica e affascinante. Alla Commissione Europea, dove lavoro, interagisco con colleghi che rappresentano quasi tutti i 27 Stati membri dell’Unione Europea. Ogni giorno è un’esperienza di apprendimento mentre mi adatto a diversi modi di comunicare, districandomi tra le complessità delle lingue, degli aspetti culturali e del “non detto”.

Il ruolo della lingua e della comunicazione nel senso di appartenenza

La lingua è molto più delle parole; è il ponte che ci connette. Ma il modo in cui comunichiamo può influenzare il nostro senso di appartenenza all’interno di un team o di un’organizzazione? Nella mia esperienza, sì, decisamente. Una comunicazione chiara e inclusiva crea un senso di unità, mentre i malintesi possono creare barriere, lasciando gli individui esclusi o disconnessi.

La comunicazione efficace non riguarda solo il parlare la stessa lingua; si tratta di essere compresi e far sentire gli altri inclusi. Richiede empatia, pazienza e una volontà di ascoltare le sfumature dietro le parole. In un contesto così diversificato come il mio, dove ogni ogni persona é portatrice di prospettive e valori differenti, la comunicazione diventa un’arte. Va oltre le parole: le espressioni facciali, i gesti e il tono di voce contribuiscono tutti a come viene ricevuto e interpretato il messaggio.

Comunicazione inclusiva tra le culture

Ma come possiamo comunicare in modo che tutti si sentano inclusi, indipendentemente dal loro background, nazionalità, livello gerarchico, identità o credo? Tutto inizia con l’ascolto attivo e la curiosità genuina verso la persona con cui stiamo parlando. Comprendere il nostro interlocutore aiuta a colmare le differenze culturali. Inoltre, si tratta anche di essere consapevoli di come trasmettiamo le informazioni.

Nel suo libro Beyond Culture, Edward Hall esplora come diverse culture si basino su una comunicazione ad alto contesto o a basso contesto. Le culture ad alto contesto, come quelle in Asia, Africa e America Latina, si affidano fortemente a segnali non verbali e al contesto che circonda il messaggio. Al contrario, le culture a basso contesto, come quelle in Germania o negli Stati Uniti, valorizzano una comunicazione esplicita e diretta, dove il significato è chiaramente espresso.

Comunicare nelle culture ad alto e basso contesto

Quando interagisco con colleghi provenienti da culture ad alto contesto, non mi concentro solo sulle parole, ma anche sul linguaggio del corpo, le espressioni facciali e il tono. Spesso, gran parte del messaggio si trova “tra le righe” piuttosto che essere dichiarato esplicitamente. Al contrario, con colleghi di culture a basso contesto, mi concentro sulla chiarezza e sulla precisione, assicurandomi che ogni dettaglio sia esplicitato per evitare malintesi.

Ad esempio, in presenza di persone appartenenti all’alto contesto, si enfatizzano la lealtà e le relazioni a lungo termine, spesso lasciando che siano regole non scritte a guidare le interazioni. D’altra parte, nelle culture a basso contesto, la comunicazione tende a comprendere relazioni a breve termine e aspettative chiaramente definite.

Nessun approccio è intrinsecamente migliore, ma capire queste differenze può prevenire malintesi e rende la comunicazione sicuramente più efficace. Ad esempio, mentre un collega tedesco potrebbe preferire un feedback diretto, un collega greco potrebbe apprezzare un approccio più indiretto e sfumato.

Esprimersi e farsi ascoltare

In un contesto così diversificato, uno degli aspetti più impegnativi ma anche gratificanti è trovare la propria voce e assicurarsi che venga ascoltata. In mezzo a lingue diverse, accenti e stili di comunicazione differenti, esprimersi chiaramente e in modo rispettoso è cruciale. La chiave è adattarsi senza perdere la propria autenticità.

Ho scoperto che la tecnica PNL (Programmazione Neurolinguistica) del mirroring, che consiste nel riflettere il linguaggio del corpo e lo stile comunicativo della persona con cui parlo, può essere utile. Questa tecnica crea empatia e segnala che sono sintonizzata sul modo di esprimersi del mio interocultore.

I nostri valori nella comunicazione

Il modo in cui comunichiamo riflette i nostri valori e, a sua volta, influenza gli altri. Le persone aperte sono più inclini a incoraggiare il dialogo e a integrare diverse prospettive. Al contrario, se siamo più riservati, la nostra comunicazione potrebbe essere più formale o trattenuta, il che può essere mal interpretato dagli altri. La nostra prospettiva culturale inevitabilmente riflette il modo in cui interagiamo con gli altri.

È anche importante riconoscere come la nostra comunicazione influenzi chi ci circonda. Quando siamo inclusivi e attenti, creiamo uno spazio sicuro in cui gli altri possono esprimersi, contribuendo a creare un ambiente più coeso e armonioso.

E tu?

Riflettendo sul tuo stile di comunicazione, a quale contesto culturale senti di appartenere di più, alto o basso? E quali tecniche usi per garantire una comunicazione efficace tra confini culturali?

Che tu stia lavorando in un ambiente multiculturale o semplicemente interagendo con persone provenienti da background diversi, ricorda che la comunicazione è un processo dinamico ed evolutivo. Più impariamo sugli stili, i valori e le prospettive degli altri, meglio possiamo affrontare la complessità del mondo contemporaneo.

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L’arte della persuasione in un ambiente di lavoro in evoluzione

Nel panorama aziendale di oggi, le dinamiche della leadership si sono evolute in modo significativo. Ricoprire una posizione senior all’interno di un’organizzazione non garantisce più un’influenza automatica sui membri del team. L’arte della persuasione ora diventa convincere del valore delle tue strategie e idee sia i superiori che i colleghi.

Navigare su questo terreno richiede una versatile conoscenza di tecniche, che ti consente di guidare abilmente individui diversi in situazioni diverse. L’impiego di più approcci per sottolineare i punti di forza della tua proposta è fondamentale. Puoi abilmente fondere sia il ragionamento logico che fare appello alle emozioni,  presentando abilmente sia gli attributi positivi del tuo piano che gli svantaggi di linee d’azione alternative.

Questa strategia comprende quattro approcci distintivi:

1. L’approccio dello sperimentatore: questo metodo si basa sulla presentazione di fatti e cifre concrete per costruire un quadro metodico e logico. Essere a proprio agio con questo approccio richiede capacità di manipolare dei dati, abilità nello scoprire informazioni di supporto per la tua strategia e un talento per tessere queste intuizioni in una narrazione persuasiva. Il successo inizia con una meticolosa raccolta di informazioni. I leader di questo tipo accumulano due tipi di informazioni principali: dati fondamentali che modellano la loro visione del mondo e dati specifici per attività che servono a uno scopo mirato. Garantire che le tue informazioni siano presentate in piccoli blocchi accettabili evita di sopraffare il tuo pubblico e mantiene il loro coinvolgimento.

2. L’approccio del calcolatore: i sostenitori di questo stile sfruttano il ragionamento logico per esercitare influenza. Questo metodo si basa su tempo e sforzi dedicati in un’analisi completa e nella strutturazione di un argomento convincente. La competenza in questo dominio comprende abilità come discernere tra le opzioni, offrire feedback costruttivi e valutare quando e quanto concedere. Presentare i fatti in modo accurato sostiene la tua credibilità. Tuttavia, l’arte sta nel contrapporre efficacemente i benefici della tua proposta con i rischi inerenti al non agire.

3. L’approccio del motivatore: i motivatori intrecciano emozioni e prospettive visionarie nel loro discorso, spingendo il pubblico verso un futuro stimolante. Mentre alcuni possiedono un dono innato per la motivazione, preziose intuizioni possono rendere chiunque adatto ad esercitare un’influenza motivazionale. Prepara le presentazioni strutturando le tue emozioni per massimizzarne la risonanza. Prendi in considerazione l’adozione della sequenza motivata di Monroe, un efficace approccio in cinque fasi per catturare l’attenzione e ottenere risultati realizzabili. Sviluppa qualità coinvolgenti attraverso la finezza del linguaggio del corpo, incoraggiando la positività nelle interazioni e mostrando empatia, assertività e fiducia.

4. L’approccio del collaboratore: anche i collaboratori utilizzano la motivazione, guidando le persone attraverso la partecipazione al processo decisionale. I collaboratori sono abili nel team building, forgiando connessioni profonde tra cuore e mente. Questa strategia infonde un senso di appartenenza negli individui, promuovendo un genuino impegno nel processo di cambiamento. Piuttosto che una persuasione logica, il tuo ruolo diventa quello di un facilitatore, guidando i membri del team a formare le loro conclusioni. Per abbracciare questo ruolo, dovresti essere abile nel condividere il potere, ascoltare attivamente e comunicare in modo trasparente.

Tra queste strategie di persuasione, quale ti piace di più e quale di meno? Ricorda che l’approccio scelto può plasmare la tua efficacia come leader nel campo aziendale in costante evoluzione.

4 strategie per convincere i capi o i colleghi dei meriti di una tua idea

Hai mai avuto difficoltà a convincere i capi o i colleghi dei meriti della tua idea? Sai che esistono diverse strategie per convincere i tuoi colleghi o i tuoi capi dei punti di forza di una tua idea?

Alcune strategie sono basate sulla logica, altre sull’emozione. Altre strategie sono utili per dimostrare gli aspetti positivi del piano e per presentare gli aspetti negativi delle alternative.

Ci sono quattro strategie che puoi considerare:
  1. Investigatore
  2. Calcolatore
  3. Motivatore
  4. Collaboratore

1. Gli investigatori si attengono a fatti e cifre per sostenere un approccio logico e metodico. Per diventare esperti in questa strategia, è importante sentirsi a proprio agio nel gestire i dati, trovare informazioni che sostengono la tua idea e quindi utilizzarle per presentare un argomento convincente.

La raccolta di informazioni è il primo passo. Le persone abili con questa strategia raccolgono due tipi principali di informazioni: dati di background, che informano sulla loro visione del mondo, e dati relativi alle attività, che illustrano lo scopo specifico. Assicurati di suddividere le informazioni prima di presentarle, per evitare che il tuo interlocutore si distragga. E assicurati anche di non trasmettere troppe informazioni.

2. I calcolatori tendono a usare la logica per influenzare.

Questa strategia é basata sul tempo e sullo sforzo da dedicare ad un’analisi approfondita e alla creazione di un argomento ben strutturato. Le competenze associate a questo approccio includono: la capacità di valutare le opzioni, di fornire feedback e l’attitudine a trovare compromessi.

Attieniti ai fatti in modo da mantenere la tua credibilità, ma ricorda di presentare i benefici della tua proposta e i rischi relativi al non agire, in modo tale che i tuoi ascoltatori possano comprendere il costo del non adottare nessuna azione.

3. I motivatori usano le emozioni e il “quadro generale” per comunicare visioni avvincenti del futuro. Mentre alcune persone sembrano essere motivatori naturali, ci sono alcune semplici lezioni che puoi imparare per diventare un abile motivatore.

Per questo, potresti provare ad usare la sequenza di Monroe. In cinque passaggi attirerai l’attenzione del tuo pubblico e comunicherai ai tuoi ascoltatori azioni specifiche che potranno intraprendere in seguito.

Se pensi che ti manchi il carisma naturale per essere un buon motivatore, sappi che questa abilitá puó essere sviluppata. Puoi imparare, infatti, ad essere più coinvolgente, simpatico e stimolante. Concentrati sul tuo linguaggio del corpo, aiuta gli altri a sentirsi bene e mostra empatia, assertività e fiducia.

4. Anche i collaboratori usano la motivazione, ma convincono le persone coinvolgendole nella decisione. I collaboratori sono grandi team builder. Coinvolgono i cuori e le menti delle persone. Questo aiuta le persone a impossessarsi del processo di cambiamento. Questa strategia prevede che il ruolo sia quello di facilitatore che quindi non dovrá cercare di convincere in maniera logica i membri del team.

Per essere un collaboratore, probabilmente devi essere in grado di condividere il potere, ascoltare attivamente e comunicare apertamente.

E tu, quale di queste strategie pensi sia piú efficace?

Comunicazione non violenta

La comunicazione non violenta (CNV) elaborata da Marshall Rosenberg è una forma di filosofia di vita che cerca da un lato di placare e rafforzare le relazioni (cominciando da quella con se stessi) e dall’altro è un modo per dialogare favorendo la comprensione reciproca, l’apertura mentale e la gentilezza.


La CNV mira a connettere le persone in modo pacifico, utilizzando le parole senza offendere le persone, senza aggredire e nello stesso tempo senza annientarsi. E’ un modo di comunicazione assertivo. Si ascolta per capire.


In questi tempi di incertezza e difficoltá a causa del perdurare dell’emergenza Covid, siamo super stressati e a volte possiamo avere delle reazioni verbali eccessive, delle quali successivamente ci pentiamo.


Possiamo considerare la CNV un vero strumento per mantenere in buona salute la relazione con noi stessi e con gli altri. Chi non hai mai desiderato di esprimersi in modo da non ferire o non aggredire l’altro?

La CNV consiste in un semplice metodo di comunicazione chiara ed empatica, fondato su questi quattro passi.

Osservazione dei fatti.

Dovresti esporre osservazioni basate puramente sui fatti, quindi esenti da giudizi o valutazioni. (per esempio: “Sono le due del mattino e sento della musica provenire dalla tua camera” esprime un fatto verificabile, mentre “È troppo tardi per fare tutto questo chiasso” indica un giudizio).

Identificazione dei sentimenti.

Esprimi le sensazioni che accompagnano l’osservazione, oppure immagina che cosa prova l’altra persona e chiediglielo. (per esempio, “So che stai per fare un esame e ti vedo camminare avanti e indietro – osservazione – Sei nervoso?”).

Riconoscimento dei bisogni.

Esprimi i bisogni da cui scaturiscono determinati sentimenti. Puoi anche immaginare quali potrebbero essere i bisogni che generano determinate emozioni nell’altra persona e chiederglielo (per esempio: “Mi sento in difficoltà – sensazione – e avrei bisogno di parlarti subito. Per te è il momento adatto?”).

Formulazione delle richieste.

Chiedi in modo chiaro e preciso quello che desideri (Esempio: “Ho notato che sei silenzioso oggi (osservazione). Ti stai annoiando? (sensazione)“. Se la risposta è sì, prova a comunicare il tuo stato d’animo e fare una proposta: “Bé, mi annoio anch’io. Che ne dici di andare a fare un giro?”).

Concludendo, la finalitá della CNV è trovare un modo con cui ogni persona sia in grado di esprimere quello che ritiene importante senza incolpare, umiliare, imbarazzare, biasimare, costringere o minacciare gli altri. Serve a risolvere i conflitti, entrare in sintonia con le persone e vivere in maniera consapevole e attenta dei loro bisogni, trovando un compromesso con i propri.

La CNV ci aiuta a scoprire il nostro vissuto e le nostre aspirazioni e ad esprimerle con fermezza e gentilezza.

Inoltre, ci permette anche di farci capire meglio e di capire meglio gli altri, ammorbidendo le tensioni intra e interpersonali. La CNV offre delle chiavi per capire i nostri limiti e per accogliere serenamente le azioni e le reazioni degli altri senza lasciarsi sopraffare!

Grazie a questo strumento potrai perdere la paura di esprimerti e acquisire una maggiore fiducia nelle tue capacitá.

Cosa ne pensi della comunicazione non violenta?

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Fiducia – Photo by Pixabay on Pexels.com

Perché sei le parole che usi

Le parole che usi hanno la capacità di trasformare la tua realtà. Il linguaggio genera cambiamenti nel cervello e modifica la tua percezione dell’ambiente che ti circonda.

Il linguaggio è legato alle emozioni. Le parole inviano costantemente messaggi al cervello. Secondo gli studiosi Andrew Newberg e Mark Robert Waldman, le parole negative provocano un aumento del cortisolo, l’ormone dello stress. Perciò, adottare un atteggiamento negativo e utilizzare un linguaggio basato su espressioni come “non posso”, o “è impossibile” potrebbe indebolire la tua salute fisica e mentale.

Attualmente, ci sono molte correnti che utilizzano tecniche associate al cambiamento del linguaggio per trattare vari disturbi psicologici. Ne sono un esempio le terapie cognitivo-comportamentali, che dimostrano che promuovere pensieri positivi attraverso il linguaggio utilizzato dal paziente migliora il suo stato mentale.

Questa terapia mira a sostituire le opinioni negative dei pazienti su sé stessi e l’ambiente circostante con altre più positive. Le tecniche applicate hanno dimostrato di essere un trattamento efficace per disturbi come la depressione, le fobie, le dipendenze o l’ansia, poiché l’attività dell’amigdala cerebrale aumenta quando percepiamo un futuro più prospero attraverso parole positive. In molte occasioni, queste terapie si sono rivelate efficaci quanto le medicine.

Studi hanno dimostrato che il cervello migliora quando iniziamo a usare da tre a cinque espressioni positive per ogni frase negativa. Il linguaggio ha una potente capacità di cambiare il tuo mondo. Proprio come un linguaggio povero e disfattista ti influenza negativamente, un linguaggio positivo e costruttivo ti aiuta a percepire una realtà migliore.

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Inizia ad adottare tutti i giorni alcune tecniche semplici ma efficaci. Ad esempio, usa “ancora” insieme a “non”. Invece di dire, “Non lo so fare”, prova piuttosto con “Non lo so ancora fare”. Ancora lascia le porte aperte, suscita una speranza, evoca una motivazione.

Poi, smetti di usare “ma” o, almeno, cambia la costruzione della frase. Non ha lo stesso effetto dire: “Hai fatto un buon lavoro, ma me l’hai dato in ritardo” invece di dire “Me l’hai dato in ritardo, ma hai fatto un buon lavoro”.

I tempi verbali danno anch’essi una grande opportunità per cambiare le emozioni. Se invece del condizionale usi il futuro, cambi uno scenario ipotetico per uno vero. Non è lo stesso dire: “Se scrivessi un libro, parlerei di felicità” piuttosto che “Quando scriverò un libro, parlerò di felicità”. Il condizionale esprime un dubbio, il futuro esprime piuttosto una certezza.

Allo stesso tempo, parole come fallimento, problema, impossibile o colpa devono essere bandite dal tuo linguaggio e sostituite da parole più stimolanti come sfida o responsabilità. Quest’ultime non solo ti spingono a crescere e ad aprire più porte, ma ti fanno anche interagire meglio con gli altri.

Le parole non sono innocue. Possono costruire o abbattere muri. Cambiando il tuo linguaggio migliorerai la tua immagine, poiché il linguaggio è un veicolo per raggiungere l’altro. Le parole che usi non solo ti fanno stare meglio ma contribuiscono anche ad arricchire l’ambiente intorno a te.

Cosa ne  pensi del linguaggio che usi con gli altri?

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Photo by Andrea Piacquadio on Pexels.com

La pandemia ti ha fatto scegliere le tue amicizie?

Il colpo che la pandemia ci ha dato è evidente. Anche nella stessa città, le restrizioni ci costringono a selezionare chi vogliamo vedere e chi no. Una decisione difficile, ma che può avere il suo lato positivo: selezionare quelle amicizie che contribuiscono di più al nostro benessere.

Questa selezione può essere una buona cosa. È stato studiato che le relazioni qualitative sono limitate. E nel contesto attuale, non possiamo aspettarci che il numero di amici che abbiamo sia lo stesso di prima. La pandemia ci sta insegnando a dare delle priorità e a prenderci veramente cura delle persone che consideriamo importanti. Si tratta di un miglioramento che potrebbe compensare una possibile perdita.

Ma come scegliere? La risposta non è così difficile. Se ci fermiamo a pensare, ci accorgiamo che le persone che abbiamo smesso di vedere sono, principalmente, quelle persone che non che abbiamo mai visto con assiduità (ad esempio i colleghi che vedevamo solo al lavoro). Questa situazione è tornata utile per eliminare quelli con i quali dobbiamo incontrarci a favore di quelli con i quali vogliamo incontrarci. Sono la presenza e la dedizione a rendere soddisfacente un’amicizia.

Studi condotti hanno individuato quattro caratteristiche di un’amicizia autentica: fiducia, sincerità, fedeltà e reciprocità. Quando perdi uno di questi pilastri, dovresti dire ciao all’amico.

Ma la pandemia non solo ci ha fatto smettere di vedere alcune persone, ma ci ha anche fatto litigare con altre. Siamo tutti più ansiosi e stressati e anche il fatto di indossare in modo non corretto la mascherina può scatenare un conflitto. Quando ciò accade, è consigliabile interrompere i rapporti finché la tensione non si placa. Dobbiamo già sopportare tutto ciò che la pandemia comporta che non abbiamo bisogno di aggiungere altro stress.

Per gli amici che hanno superato la “selezione”, è tempo di trovare spazi di vita da condividere con loro per interagire senza distrazioni e che favoriscano una chiacchierata rilassata. Guardarsi negli occhi quando parliamo, curare la postura del nostro corpo rispetto alla persona con cui parliamo, usare le parole e il tono giusto, sono alcuni degli elementi fondamentali per una comunicazione efficace anche tra amici.

Mantenere e prendersi cura delle nostre buone amicizie, può anche migliorare la nostra salute e aumentare la nostra capacità di sopportare lo stress.

Per avere una vita piena e sana, si dovrebbe trascorrere più tempo con gli amici, anche se per adesso in modo solo virtuale. Con le difficoltà causate dalla pandemia dobbiamo trovare nuovi modi di relazionarci e continuare a trovare nuovi argomenti e modi di conversazione, ad esempio parlare di una serie che si sta guardando, stare su piattaforme per svolgere insieme attività online, bere qualcosa insieme in videochiamata.

Queste sono solo alcune idee per mantenere vive le tue amicizie durante la pandemia. Tu cosa fai per stare in contatto con i tuoi amici?

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Scrivere un curriculum

Poesia di Wislawa Szymborska

Cos’è necessario?
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.

È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto.
È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

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Empatia: un legame tra noi e gli altri

Relazionarsi con gli altri a volte é difficile. Possono crearsi delle tensioni che però possono poi trasformarsi in occasioni per conoscersi meglio. La relazione può così migliorare e diventare fonte di gioia e ispirazione.

Empatia non é dimostrare pietà, ma é la possibilità che una persona si da di vivere dall’interno quello che l’altro prova in un dato momento.

Una cosa importante da sapere é che l’empatia non é un talento con il quale si nasce, ma può essere imparata. Essere empatici significa innanzitutto sentirsi implicati in un qualche modo verso l’altro da noi. Sicuramente é più facile provare empatia per le persone che ci sono simili piuttosto che con le persone che sentiamo antagoniste.

Se vogliamo essere empatici con i nostri colleghi di lavoro, potremmo provare a parlare con loro più spesso, chiedere loro quello che vivono e le emozioni che provano piuttosto che immaginarselo, cosa che potrebbe rivelarsi assolutamente fuorviante.

Una buona empatia potrebbe permetterci di sentire le emozioni che provano i nostri interlocutori e potremmo in questo modo anticipare le loro reazioni. Quando le persone si sentono comprese, si apre la via della fiducia e della buona intesa. Una vera empatia permette di rinnovare un legame che poteva sembrare rotto.

Attenzione però: l’empatia non deve essere rivolta solo verso gli altri ma deve esserci empatia anche verso noi stessi. Per poter identificare le emozioni degli altri, dobbiamo saper identificare in primo luogo le nostre emozioni e non solo quelle positive ma anche quelle negative come la rabbia, l’amarezza, la vergogna. Più ci sono chiare le nostre emozioni, più potremo accettare e comprendere le emozioni degli altri. Comprendere perché proviamo determinate emozioni ci consentirà di metterci nei panni degli altri e capire le ragioni per le quali una persona é stata spinta a provare un’emozione piuttosto che un’altra. Si può capire la diversità dei punti di vista solo nella misura in cui accettiamo la molteplicità dei punti di vista!

Il test dei tre setacci

Questa storia é attribuita a Socrate ma non tutti sono d’accordo sull’origine. Siccome il messaggio é comunque importante, soprattutto di questi tempi quando tante persone si credono competenti e portatrici di verità, vorrei condividerla con te, leggermente modificata.

Un giorno qualcuno andò a trovare il grande filosofo Socrate e gli disse: – Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico? –
Un momento – rispose Socrate – Prima che me lo racconti, vorrei farti alcune domande
Va bene, ti ascolto – rispose il conoscente.
Prima di raccontare qualcosa sugli altri, è bene prendere il tempo per filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci.
Il primo setaccio è la verità
– disse Socrate.

Hai verificato se quello che mi dirai è vero? – Il conoscente rispose: – No… ne ho solo sentito parlare
Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della gentilezza

– Quello che vuoi dirmi sul mio amico è qualcosa di gentile?
Ah no, al contrario – rispose il conoscente.
Dunque – continuò Socrate – vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere

Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello della necessità. E’ necessario che io sappia cosa mi avrebbe fatto o detto questo amico? – chiese Socrate. – No, davvero – disse il conoscente.

Quindi – concluse Socrate – quello che volevi raccontarmi non è né vero, né gentile, né necessario; perché allora volevi dirmelo?

Cosa ne pensi? Credi sia importante porsi queste domande tutte le volte che vuoi parlare di qualcosa o di qualcuno?

Capire la comunicazione interculturale

Vivo e lavoro in un ambiente estremamente multiculturale: Bruxelles è una città molto accogliente che ospita circa 150 nazionalità diverse; lavoro per la Commissione europea dove sono rappresentate tutte le 28 nazionalità dell’Unione europea.

A volte la comunicazione con le persone provenienti da una cultura diversa risulta difficile perché si deve prestare molta attenzione alla sensibilità, alle emozioni e ai sentimenti altrui.

Giorno dopo giorno, ho imparato che ogni cultura ha il proprio approccio alla comunicazione. 

Il libro Beyond Culture dell’antropologo Edward Hall, individua l’importanza del contesto nella comunicazione e porta alla luce un tipo di comunicazione “invisibile”, in cui l’invisibile è il modo in cui i gruppi capiscono e interpretano il mondo. Il quadro che offre l’autore per affrontare la comunicazione interculturale è quello delle culture ad alto contesto e a basso contesto. Esse si riferiscono ai valori che le culture attribuiscono alla comunicazione indiretta e diretta.

È importante notare che nessuna cultura è completamente ad alto contesto o a basso contesto. Ad esempio, mentre gli americani si rapportano con una cultura a basso contesto mentre fanno affari, durante le riunioni di famiglia tendono ad essere ad alto contesto.

Vediamo ora le principali caratteristiche dei due tipi culturali.

Culture ad alto contesto

Una cultura ad alto contesto si basa sulla comunicazione implicita e sui segnali non verbali. Nella comunicazione ad alto contesto, un messaggio non può essere compreso senza una grande quantità di informazioni di base. Il modo in cui si comunica é altrettanto importante di quello che si comunica. Si valorizza l’appartenenza ad un gruppo. Le culture asiatiche, africane, arabe, dell’Europa centrale e dell’America Latina sono generalmente considerate culture ad alto contesto. 

Con persone appartenenti principalmente a culture di alto contesto, è possibile riscontrare:

1. incomprensione durante lo scambio di informazioni

2. l’impressione che manchino delle informazioni perché vengono fornite in modo non verbale, ad esempio con gesti, pause, espressioni facciali

4. enfasi sulle relazioni a lungo termine e sulla lealtà

5. regole “non scritte” che sono date per scontate ma possono risultare incomprensibili agli appartenenti ad un gruppo diverso.

Culture a basso contesto

Una cultura a basso contesto si basa sulla comunicazione esplicita e diretta. Nella comunicazione a basso contesto, la maggiore parte delle informazioni in un messaggio viene scritta e definita. L’orientamento culturale principale é l’individualismo. Tedeschi, scandinavi, americani e australiani sono generalmente considerati come appartenenti alla cultura a basso contesto.

Avendo a che fare con persone appartenenti principalmente a culture di basso contesto, è possibile che:

1. il messaggio contenga tutte le informazioni necessarie e nulla di più

2. gli approfondimenti vengono forniti verbalmente per evitare malintesi

3. le persone tendono ad avere relazioni a breve termine

4. le persone seguono attentamente le regole e le norme.

Per evitare “incidenti diplomatici” io cerco di osservare il mio interlocutore e di “emulare” la gestione complessiva della conversazione utilizzando la tecnica dello specchio, cioè ripetendo il linguaggio del corpo e il tipo di parole che utilizza.

E tu, a quale gruppo culturale pensi di appartenere? Quale tecnica usi per comunicare meglio?