Lille, 2018, Yolande, anziana signora di 85 anni, vive da sola. Ha dei figli e dei nipoti ma vivono lontano da lei. A Yolande non piace abitare da sola e ha anche bisogno di un po’ d’aiuto nelle sue faccende quotidiane.
Allo stesso tempo, Sandrine, giovane madre single che ha ripreso i suoi studi da infermiera, cerca un alloggio per lei e sua figlia. Ma gli affitti sono cari.
Spulciando gli annunci su Internet, Sandrine vede un’offerta molto più bassa della media del mercato. Lei non lo sa ancora, ma è l’annuncio che ha messo Yolande.
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Grazie ad un’associazione, Yolande propone di condividere la sua casa in “affitto intergenerazionale e solidale”. Con questo contratto di nuovo tipo, una persona sola con più di 60 anni, può condividere la sua casa con qualcuno di meno di 30 anni.
La persona in affitto beneficia di un affitto molto più basso del normale. In cambio, si impegna a vivere con la persona anziana e ad aiutarla nelle faccende quotidiane.
Questo tipo di coabitazione è incoraggiato dallo stato francese che lo ha addirittura inquadrato in legge nel 2018. Lo scopo è quello di aiutare i giovani a trovare un alloggio a prezzi abbordabili, rendendo meno sole le persone anziane. Sandrine allora si trasferisce con sua figlia da Yolande e ricreano una vera piccola famiglia. Sandrine aiuta Yolande a fare la spesa e a pulire la casa, mentre Yolande a volte si occupa della piccola e va anche a prenderla a scuola. Così facendo, si sente di nuovo una giovane nonna!
Da circa un anno stiamo affrontando una crisi sanitaria che non ci dà tregua e anzi comincia a fare vedere i suoi effetti psicologici.
Se ti senti stanco/a e hai poca energia per fare una qualsiasi cosa, sappi che non sei solo/a.
La stanchezza è una delle conseguenze più comuni di questa pandemia. Siamo esausti. E lo siamo per diversi motivi. Uno di questi è causato direttamente dalla malattia. Ovviamente se hai preso il Covid, dopo sei più stanco/a, ti ci vuole un po’ di tempo per rimetterti in forma. Ma anche se non hai preso il Covid puoi sentirti al limite delle tue forze.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito “fatica pandemica” la stanchezza derivante dall’essere sempre super attenti alle misure di precauzione che dobbiamo rispettare per non prendere il virus.
Sempre più persone soffrono di nervosismo, ansia e si sentono spinte al limite della loro capacità di sopportazione.
Questo stato di iper vigilanza per evitare di prendere il Covid, rappresenta uno sforzo costante del nostro sistema ormonale o endocrino che si traduce in maggiore ansietà e, a volte, può trasformarsi in depressione.
La situazione economica e l’incertezza per il futuro che viviamo ora stanno creando logoramento.
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A questo, si aggiunge anche la privazione della libertà causata dal lockdown.
Sapendo di essere vulnerabili all’affaticamento pandemico, dobbiamo mettere in pratica misure che ci aiutino a ritrovare un certo benessere.
Ecco 3 idee:
Normalizzare quello che provi. È normale che tu ti senta stressato/a o triste. Questi ultimi mesi sono ancora più duri perché siamo in inverno e non vediamo la via d’uscita (durante la prima ondata avevamo l’estate davanti).
Il tuo benessere deve diventare la tua priorità. Così come fai attenzione a metterti la mascherina, a rispettare le distanze di sicurezza e a lavarti spesso le mani, deve prenderti cura del tuo benessere. Cerca di mangiare sano, fai attività fisica anche in casa, parla con amici o con i tuoi cari anche se non puoi farlo di persona. Se le regole in vigore te lo permettono, esci, soprattutto quando c’è il sole. La vitamina D fa bene non solo al corpo ma anche allo spirito. Trova un hobby, o, se ne avevi uno, ricomincia a praticarlo.
Riposa la tua mente. Smetti di ascoltare le ultime notizie sul Covid. Prenditi una pausa dal telegiornale. Datti il permesso di disconnetterti. Se perdi l’ultimo aggiornamento sui dati del contagio, non succede niente. Quando parli con qualcuno cerca di evitare l’argomento Covid. Non si tratta di voler far finta di niente, ma semplicemente di evitare un ulteriore logoramento.
L’anno che si è appena concluso ha cambiato i modi di lavorare e di gestire le persone. I diversi periodi di lockdown (totale o semi totale) hanno costretto tanti impiegati a casa che hanno fatto “smart working” (o telelavoro) e forse lo faranno per un’altra buona parte del 2021.
Vediamo 4 cambiamenti principali che spero si realizzeranno nel 2021 per una migliore gestione delle risorse umane.
Nuove forme di leadership. Negli ultimi anni si era già constatato un cambiamento nella leadership iniziato con le nuove generazioni (millennials e generazione Z). I giovani infatti non accettano più che il loro manager sia l’unico a sapere tutto e vogliono essere coinvolti attivamente nel processo decisionale. A causa della pandemia Covid, questa tendenza si è accentuata. Per i manager di vecchio stampo, liberarsi dalle vecchie abitudini per gestire il personale in telelavoro è stata una vera sfida. Penso che la leadership dovrebbe svilupparsi nella direzione di offrire delle opportunità e di dare più responsabilità ai membri del team che lo desiderano.
Diversità e inclusione. L’anno appena trascorso ha portato delle novità anche per quanto riguarda l’ineguaglianza. Il movimento “Black Lives Matter”, lanciato negli Stati Uniti è stato esportato in Europa a tempi record. La questione dei rifugiati, ritenuta problematica da alcuni, é considerata da altri come una soluzione al problema dell’invecchiamento. L’uguaglianza di genere, il diritto alla retribuzione uguale tra uomini e donne e tra persone al di lá della loro provenienza: questi sono alcuni segnali che ci ha mandato il 2020. La diversità e l’uguaglianza dovrebbero essere dunque le parole d’ordine nel settore delle risorse umane. Le imprese capaci di adattarsi meglio alle nuove circostanze saranno le più forti. Darwin insegna.
Evoluzione del “recruitment”. La ricerca e l’assunzione del personale non saranno più gli stessi. Il “recruitment” nel 2020 è stato contraddistinto dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale. Si usano giá da anni le candidature on-line, e si useranno sempre di piú sistemi capaci di selezionare i curricula usando parole chiave. I colloqui asincroni, come quelli in cui un candidato riceve le domande da un video registrato su un sistema informativo e risponde tramite il sistema stesso, stanno diventando sempre più popolari. I candidati sono poi sollecitati a lasciare il loro feedback per migliorare questo strumento di intelligenza artificiale. Piaccia o no, questa é una tendenza rilevata anche nel settore pubblico che di norma fa piú fatica ad aggiornare le sue procedure.
Collaboratori più motivati. L’uso di strumenti di ricerca tipo survey per verificare il gradimento delle politiche delle risorse umane diventerà sempre più importante. Che si tratti dei processi di integrazione nel luogo di lavoro, delle azioni volte al benessere degli impiegati o della valutazione della performance, l’opinione dei collaboratori riveste sempre più importanza. Infatti, una ditta che non voglia farsi scappare i suoi talenti migliori, dovrà prestare sempre più attenzione alla motivazione dei suoi collaboratori. Ma non solo dovrà ascoltarne l’opinione: dovrà anche tenerne conto e mettere in campo delle azioni corrispondenti ai loro desideri.
Lo distinguiamo dagli altri come se fosse un cavallino diverso da tutti i cavalli. Gli adorniamo la fronte con un nastro, gli posiamo sul collo sonagli colorati, e a mezzanotte lo andiamo a ricevere come se fosse un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia al pane di ieri, come un anello a tutti gli anelli: i giorni sbattono le palpebre chiari, tintinnanti, fuggiaschi, e si appoggiano nella notte oscura.
Vedo l’ultimo giorno di questo anno in una ferrovia, verso le piogge del distante arcipelago violetto, e l’uomo della macchina, complicata come un orologio del cielo, che china gli occhi all’infinito modello delle rotaie, alle brillanti manovelle, ai veloci vincoli del fuoco.
Oh conduttore di treni sboccati verso stazioni nere della notte. Questa fine dell’anno senza donna e senza figli, non è uguale a quello di ieri, a quello di domani?
Dalle vie e dai sentieri il primo giorno, la prima aurora di un anno che comincia, ha lo stesso ossidato colore di treno di ferro: e salutano gli esseri della strada, le vacche, i villaggi, nel vapore dell’alba, senza sapere che si tratta della porta dell’anno, di un giorno scosso da campane, fiorito con piume e garofani.
La terra non lo sa: accoglierà questo giorno dorato, grigio, celeste, lo dispiegherà in colline lo bagnerà con frecce di trasparente pioggia e poi lo avvolgerà nell’ombra.
Eppure piccola porta della speranza, nuovo giorno dell’anno, sebbene tu sia uguale agli altri come i pani a ogni altro pane, ci prepariamo a viverti in altro modo, ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare.
Ti metteremo come una torta nella nostra vita, ti infiammeremo come un candelabro, ti berremo come un liquido topazio.
Giorno dell’anno nuovo, giorno elettrico, fresco, tutte le foglie escono verdi dal tronco del tuo tempo.
Incoronaci con acqua, con gelsomini aperti, con tutti gli aromi spiegati, sì, benché tu sia solo un giorno, un povero giorno umano, la tua aureola palpita su tanti cuori stanchi e sei, oh giorno nuovo, oh nuvola da venire, pane mai visto, torre permanente!
Quando sento parlare di coprifuoco mi vengono in mente tempi oscuri, tempi di guerra. Ma in effetti quella contro il Covid é una guerra. Non ci sono le bombe, non dobbiamo essere evacuati, possiamo mangiare tutti i giorni perché ci sono scorte alimentari che non finiscono. Ma il coprifuoco ha cambiato le nostre abitudini, probabilmente proprio quelle legate agli orari dei pasti.
Da nord a sud dell’Europa si mangia ad orari diversi. Presto al nord, piú tardi al sud. Magari sei invitato a cena da qualcuno e il coprifuoco ti costringe a mangiare prima perché poi devi rientrare a casa. Oppure mangi piú tardi perché finisci di lavorare tardi e non hai il tempo di fermarti fuori a cena. I ristoranti sono chiusi, effettuano solo servizio da asporto e devi rientrare entro l’orario previsto dal coprifuoco.
Un’amica di Parigi, prima che la cittá venisse messa in lockdown totale, doveva rientrare a casa per le 21. Parigi lo sappiamo é una grande cittá e la gente usa spesso i mezzi pubblici, peraltro molto efficienti. Per essere a casa alle 21, doveva prendere la metro al massimo entro le 20:30 e quindi si trovava a mangiare piú tardi rispetto alle sue abitudini precedenti. E ha cominciato a dormire male.
Se prendi un appuntamento prima che cominci il coprifuoco, potresti sentirti stressato a causa della fretta che hai per tornare a casa in tempo. Forse sarebbe meglio starsene a casa e rispettare le indicazioni del governo che ci dice di limitare i nostri contatti sociali. Ma a volte hai voglia di stare un po’ fuori, di incontrare qualche amico.
Gli effetti del coprifuoco non sono solo sulla nostra vita sociale, ma anche sulla nostra salute a causa dell’adattamento a un nuovo ritmo di vita e del cambiamento della nostra routine.
Il nuovo orario imposto dal coprifuoco puó presentare dei vantaggi, ad esempio, si smette di lavorare prima, si rientra a casa prima e si cena prima. Per esempio, si arriva a casa alle 19:00, si cena tra le 20:00 e le 20:30, si va a letto verso le 23 e ci si alza alle 7 il giorno dopo.
Questo sarebbe ottimale per la nostra salute. In effetti, ci si sincronizzerebbe meglio con il nostro orologio biologico (tempo) interno, esterno ambientale e esterno sociale.
Il tempo interno é quello che segna il nostro ritmo endogeno, che ci aiuta a dormire di notte, stare svegli di giorno e mangiare alle ore giuste per noi.
Il tempo esterno ambientale é determinato dall’alternanza delle fasi di luce e di buio generati del ciclo solare.
Il tempo esterno sociale puó alterare questi equilibri. Se gli orari di lavoro, di pranzo, cena e svago non sono adatti al nostro tipo biologico (cronotipo) potremmo entrare in una fase di rottura temporale che potrebbe causare diversi problemi di salute, uno su tutti l’insonnia.
I nostri antenati si alzavano con il sole e andavano a dormire con il buio. Questo ritmo permetteva una produzione adeguata di melatonina (l’ormone che regola il sonno), che consentiva un perfetto equilibrio tra il tempo interno e il tempo esterno.
L’abitudine di mangiare verso le 21:30 o addirittura piú tardi va contro questi cicli naturali e rende piú difficile riposare bene. Una cena copiosa che termina verso mezzanotte potrebbe causare una digestione difficile in un orario in cui il corpo dovrebbe invece riposare.
E’ consigliato perció finire di cenare almeno due ore prima di andare a letto per evitare un sonno di scarsa qualitá e un risveglio contraddistinto da fatica, irritabilitá e basso rendimento cognitivo.
Se segui il ritmo biologico del tuo corpo, avrai un miglioramento netto della tua salute generale!
Sono sicura che usi spesso la parola stress nel corso della tua giornata.
Ci sentiamo tutti un po’ stressati a causa dei multipli impegni da incastrare, scadenze imminenti, mancanza di tempo da dedicare a noi stessi.
Il comune denominatore a tutte le forme di stress è una sensazione di malessere, stanchezza, irritabilità che ci rende più fragili di fronte alle malattie e meno tolleranti nei confronti degli altri e dei problemi quotidiani.
Lo stress in realtà è una risposta adattiva che ha permesso alla nostra specie di sopravvivere lungo tutta la sua evoluzione.
Hans Seyle, il primo teorico dello stress, lo ha concepito come una risposta adattiva che l’organismo mette in funzione per superare tutte le situazioni che i suoi sistemi d’allarme giudicano pericolose.
La reazione da stress è infatti caratterizzata dalla secrezione di ormoni quali il cortisolo e l’andrenalina che rendono i muscoli più forti e la persona più reattiva. In questo senso, lo stress ha una valenza non solo positiva ma addirittura necessaria alla sopravvivenza della specie.
L’uomo primitivo doveva affrontare pericoli che però erano di breve durata. Durante la caccia, ad esempio, poteva incontrare un animale e doveva decidere se scappare o affrontarlo (hai mai sentito parlare della reazione “fight or flight“?), ma una volta presa una decisione e agito di conseguenza, aveva molto tempo per recuperare.
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Nell’età contemporanea, anche noi abbiamo questo tipo di reazione di fronte a quello che, a livello conscio o inconscio, percepiamo come pericoloso (stressor). Ma gli stressor di oggi sono decisamente diversi da quelli che dovevano affrontare i nostri antenati. Gli stressor moderni sono di tipo psico-sociale e non più fisico. Si tratta dell’ambiente di lavoro, di relazioni sociali, di preoccupazioni finanziarie, dell’enorme quantità di impegni che abbiamo e del tempo limitato per portarli a termine. Soprattutto questi stressor non sono momentanei ma possono persistere per molto tempo e abbiamo bisogno perció di piú tempo per recuperare.
Quindi, finché lo stress si limita a periodi molto brevi è una reazione positiva che ci consente di affrontare e superare le situazioni difficili e potenzialmente pericolose. Quando invece la fonte di stress persiste per un tempo eccessivo diventa causa di disturbi e malattie sempre più importanti.
I segnali che lo stress sta diventando una minaccia per la tua salute posso essere questi:
Cosa puoi fare in concreto per combattere lo stress, quando le condizioni in cui ti trovi non ti permettono di evitarlo?
L’attività fisica, soprattutto aerobica, come la camminata veloce, il nuoto e la bici, è senz’altro uno dei rimedi migliori contro lo stress.
Il controllo della respirazione, inteso come l’abituarsi ad usare il diaframma e a rallentare la frequenza respiratoria, é un altro strumento utile contro lo stress.
Altri rimedi sono: lo yoga, il tai-chi e la meditazione. Negli ultimi anni ha preso piede la mindfulness, che aumentando il livello di consapevolezza personale, svolge un’azione anti stress.
Ovviamente un buon massaggio che ti aiuta a far aumentare il livello dell’ossitocina, un ormone in grado di contrastare il cortisolo, è sicuramente efficace.
A livello di integratore alimentare, il magnesio è il minerale anti stress per eccellenza, anche perché ne siamo cronicamente carenti. Ricordati che un integratore é tale perché deve essere complementare ad un’alimentazione corretta. Quindi, mangia sano!
La nostalgia rappresenta uno scudo contro le sfide esistenziali. Evocare esperienze e sentimenti positivi del passato possono aiutarti ad affrontare meglio il presente e il futuro.
La nostalgia é uno specchietto retrovisore che riflette un sentimento particolare di un tempo o di un luogo o un’emozione accaduta in passato. Potrebbe essere il ricordo del primo amore, una fotografia ingiallita ritrovata per caso, o un oggetto che ti ricorda qualcosa. Internet può contribuire a farti provare nostalgia. Con un click puoi ritrovare, per esempio, la colonna sonora di un momento piacevole che hai vissuto.
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Oggi gli esperti ci dicono che la nostalgia é un’emozione complessa, soprattutto, ma non sempre, positiva, che ti può dare una maggiore sensibilità e ti può aiutare a comprendere il presente.
La parola nostalgia é stata inventata nel 1680 da uno studente di medicina (Johannes Hofer) dell’Università di Basilea che unì la parola greca nóstos (ritorno a casa) e algia (sofferenza). La descrisse come il patimento che provavano i soldati svizzeri in battaglia e che desideravano tornare a casa.
Studi attuali distinguono la nostalgia dalla malinconia perché ha un effetto stimolante e non provoca sintomi di malattia, anzi cerca di combatterli.
Alcune ricercatori dell’Università di Southampton (UK) hanno osservato che la nostalgia é una componente vitale della salute mentale che ci motiva e che fa aumentare la nostra autostima.
La nostalgia rappresenta anche una riserva di emozioni alle quali puoi accedere coscientemente e alle quali ricorri inconsciamente durante la vita quotidiana per rafforzare i sentimenti del tuo passato che ti aiutano ad affrontare il presente e i futuro.
Ricorda però che il passato può essere rievocato ma non può tornare. La nostalgia non ti restituisce quello che hai perso ma ti aiuta a gestire meglio la vita che stai vivendo.
La pandemia ci ha messo davanti a un futuro incerto e ci ha lasciato emozioni negative.
Tutti abbiamo vissuto da bambini la delusione di quando chiedevamo qualcosa e questo ci veniva negato. Poteva anche accadere che ci mettessimo a piangere e questo faceva andare in bestia i nostri genitori, che etichettavano questo comportamento come un capriccio.
In effetti, la frustrazione é presente in tutte le tappe della vita e il nostro successo dipende un po’ anche da come gestiamo questa emozione tipicamente umana.
Un maestro Zen riassume la felicitá in una formula semplice: la felicitá é la realtá che viviamo meno quello che desideriamo o speriamo ottenere.
Quando ció che si desidera supera quello che si ha, allora ci si trova di fronte a quello che Carl Gustav Jung diceva: “La vita non vissuta é una malattia della quale si puó morire.”
Nella nostra societá dove la competizione e la soddisfazione instantanea prevalgono, la frustrazione ci accompagna necessariamente un po’ da tutte le parti, perché non appena abbiamo esaudito un desiderio, eccone un altro che arriva.
Questo periodo di pandemia ci ha fatto passare da un consumismo sfrenato a una cultura dell’annullamento (annullamento di vacanze, annullamento di cene con amici, annullamento di appuntamenti medici, ecc.).
Questo improvviso cambiamento ha influito sulla tua vita? Guarda se hai alcuni sintomi tra quelli elencati qui sotto per capire se sei una persona frustrata:
malinconia spesso presente;
maggiore irritabilitá, tensione e stress. Cose che prima non ti davano fastidio ora ti fanno saltare;
pensieri negativi che tornano continuamente, rubandoti energia e, a volte, il sonno;
aumento del consumo di alcolici e di medicine prese senza il consiglio medico;
voglia di scappare.
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Se ti riconosci in una o due di queste caratteristiche, allora significa che la frustrazione si é impossessata di parte della tua vita.
Ecco alcuni consigli che ti aiuteranno a superare questo momento:
coltiva la pazienza. Puó sembrare ovvio, ma é molto efficace. Da bambini come da adulti, la frustrazione compare quando non si ottiene ció che si vuole. Se i genitori non ti comprano il giocattolo che vuoi quando lo chiedi, ma ti dicono che te lo regaleranno per il compleanno, questo non ti consola. In tempi di crisi, se non sappiamo quando finirá la situazione che ci crea frustrazione (come adesso, che la diffusione del Covid ha ripreso in modo piuttosto importante) potremmo perdere le speranze. Contro questa visione, solo uno sguardo a lungo termine potrá aiutarti. Sebbene non sai fino a quando durerá la situazione, sapere che c’é luce alla fine del tunnel ti aiuta a vivere il presente.
esamina quello che ci guadagni. Cosí come l’energia non si crea ne si distrugge, ma si trasforma, anche la perdita puó portare dei guadagni. Se non hai potuto fare quel viaggio che tanto desideravi, pensa che hai risparmiato dei soldi e appena potrai partire di nuovo, avrai una maggiore disponibilitá finanziaria. Se hai perso il posto di lavoro perché la ditta dove lavoravi ha chiuso, sarai costretto a valutare altre possibilitá, a rimetterti in gioco e magari potrai iniziare un’attivitá indipendente che mai avresti pensato prima e che finalmente ti mette in valore. Per combattere la frustrazione devi chiederti: cosa guadagno da questa perdita?
pensa che tutto cambia. Niente di quello che abbiamo durerá sempre. Anche se potessimo esaudire tutti i nostri desideri, sarebbe sempre una soddisfazione temporanea. Se niente rimane cosí com’é ma tutto cambia, allora la frustrazione perde di significato.
Si attribuisce al pittore Eugéne Delacroix la massima: “Desiderare il meglio, evitare il peggio e prendere quel che viene”. Se segui questo motto, anziché attaccarti a delle aspettative, prenderai le cose cosí come succedono. Ti sentirai piú nel flusso degli eventi anche caotici che a volte ti propone la vita.
2009, Olanda. Alcuni abitanti di un quartiere di Rotterdam ricevono un’email strano: sono stati visti mentre guidavano e gli si chiede di non farlo più. Si tratta di una minaccia o di un ricatto?
Assolutamente no! Il messaggio arriva dal comune di Rotterdam e dalla società autostradale locale che si sono alleati per ridurre il traffico stradale che avvelena sempre più le città. Non sarebbe più facile, invece, ingrandire le autostrade e addirittura costruire una nuova autostrada?
Qui entra in gioco il “paradosso di Braess”. Secondo questa teoria, aumentare la capacità stradale per decongestionare le città non fa altro che peggiorare la situazione.
In effetti, con una nuova strada, la gente che aveva rinunciato all’auto, ricomincia ad utilizzarla nuovamente, e coloro che evitavano le ore di punta, riprovano a mettersi in strada durante gli orari più critici.
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Al contrario, sopprimendo delle strade, si può ridurre il tempo del tragitto, perché alcuni automobilisti saranno propensi ad abbandonare l’auto. E questo è il paradosso.
La città di Rotterdam anche prova un’altra cosa: il pedaggio positivo, chiamato anche il pedaggio inverso.
Se i cittadini lasciano l’auto in garage nelle ore di punta ricevono una piccola somma di denaro. Ovviamente saranno dotati di un dispositivo capace di controllare se davvero hanno lasciato l’auto in garage.
E funziona: in qualche anno i volontari aumentano e gli ingorghi stradali diminuiscono. Anche quando il compenso monetario cessa, la gente mantiene la buona abitudine. E Rotterdam comincia a respirare un po’ meglio!
Quando finiscono le vacanze e si ricomincia a lavorare o a studiare, vuoi mettere in pratica delle buone risoluzioni. Forse hai mangiato troppo e ti sei mosso poco? È normale, sei stato in vacanza!
Sarebbe anche una buona opportunità per rivedere le risoluzioni che avevi deciso all’inizio dell’anno per capire dove sei.
Spesso però, tra il lavoro o lo studio e le altre attività quotidiane, ti manca il tempo e la motivazione.
Come sarebbe se seguissi un programma che ti aiuta a raggiungere i tuoi obiettivi adesso?
Ecco qualche idea per aiutarti a seguire un programma facile da mantenere.
Piccoli sforzi quotidiani
È deciso, quest’anno cerca di usare meno la macchina, sia perché è un’azione super ecologica e quindi buona per il pianeta, e sia perché sarai costretto a trovare altri mezzi per spostarti. E rinforzerai il tuo corpo senza accorgertene.
Non parcheggiare nello spazio più vicino all’entrata del negozio. Parcheggiati più lontano e fai due passi.
Non prendere più l’ascensore (nei limiti del possibile).
Spostati in bici o a piedi.
Non farti consegnare la spesa, falla tu.
Vai a comprare il panino per il pranzo a piedi. Ti permette di rilassarti un po’, di cambiare aria e di camminare.
Fai delle passeggiate di almeno 30 minuti almeno una volta a settimana (io cammino almeno 30 minuti tutti i giorni, ma soffro della sindrome delle gambe senza riposo, altra storia). Puoi camminare in strada, in un bosco, sulla spiaggia, solo o con amici. L’importante è camminare.
Compra una palla grande da Pilates e siediti sopra per guardare la tua serie televisiva preferita, un film, o quello che tu preferisci.
Come vedi, niente di strano e impossibile! Comincia a introdurre un’abitudine alla volta e presto ritroverai la forma con un minimo sforzo. Per aiutarti, puoi utilizzare un app o un braccialetto che monitora la tua attività come un vero coach.
Piccoli sforzi in casa
Sappiamo che a volte è difficile trovare il tempo per andare in palestra. Allora perché non fare dell’attività fisica a casa tua? Puoi comprare degli accessori che ti permettono di fare sport senza uscire di casa, come degli elettrostimolatori, piattaforme vibranti o cinture addominali, che tonificano i muscoli del corpo provocando delle contrazioni muscolari. Oppure puoi seguire degli esercizi on-line, YouTube ne propone per tutti i gusti. Puoi fare Yoga per distendere il corpo senza dimenticare i muscoli, meditazione e rilassamento, perfetti per imparare a respirare profondamente e a usare la respirazione come metodo per combattere lo stress e l’ansia. 10 minuti tutte le mattina al risveglio ti faranno benissimo. Trova un trainer che ti piace, abbonati al suo canale e riceverai le notifiche tutte le volte che carica un video nuovo.
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Piccoli sforzi nel piatto
Le vacanze a volte sono sinonimo di eccessi. Per ritornare in forma devi approfittare del rientro per fare il pieno di vitamine. Comincia la giornata con un frullato o un succo di frutta fresca. Poi continua con un pranzo sano e non grasso a base di verdura di stagione.
Puoi anche bere un bicchiere d’acqua tiepida al mattino a digiuno per stimolare il metabolismo, disintossicare l’organismo e facilitare la digestione. Aggiungi del limone e avrà un gusto gradevole.