Come e perché dovresti ascoltare il tuo corpo

Nella nostra epoca riceviamo informazioni e stimoli da tutte le parti: email, social, televisione, persone che conosciamo e colleghi di lavoro. La nostra mente è stimolata eccessivamente per tutta la durata della giornata e questo può causare stress e ansia che possono portare anche a un vero e proprio esaurimento.

Questa eccessiva attivitá cerebrale va a detrimento della attività del nostro corpo che viene relegato a un mero contenitore di organi che ci permettono solo di muoverci (anche se a volte meno di quello che dovremmo).

Troppe ore passate davanti allo schermo (cellulare, computer o televisione che sia) non consentono al corpo di tonificarsi e quindi rigenerarsi. Durante la pandemia, poi, abbiamo passato ancora più tempo davanti ad uno schermo, potevamo uscire molto meno o proprio non potevamo uscire!

Inoltre, può succedere che ignoriamo i dolori del corpo utilizzando analgesici o altri tipi di medicinali per stare bene il piú presto possibile.

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Se fai così sappi che ti stai facendo la guerra, perché mettere a tacere il tuo corpo non ti aiuterà a risolvere il problema.

Il corpo infatti ci manda segnali importanti che dovresti iniziare a considerare. Continuando a ignorare i messaggi che ti manda, potrebbe arrivare un momento in cui il dolore diventa insopportabile. E potrebbe essere troppo tardi.

Cosa fai se senti un rumore strano provenire dalla tua macchina? La porti in officina per evitare di rimanere a piedi. La stessa cosa devi fare con il tuo corpo.

Per esempio, se hai mal di schiena frequenti, potrebbe significare che devi cambiare posizione, adottare una postura più adeguata, magari cambiare sedia o semplicemente andare a fare una passeggiata.

Prova a pensare che in realtà il dolore è un tuo alleato perché vuole farti notare che c’è qualcosa che non va e che dovresti occupartene per cercare di risolverla.

Vediamo come fare per imparare ad ascoltare il corpo con queste quattro tecniche che puoi usare tutti i giorni.

Scanner mentale. Questa è una tecnica della mindfulness che consiste nel percorrere mentalmente il tuo corpo, dalla testa ai piedi per verificare lo stato di salute di ciascuna parte.

Passeggiate quotidiane. Questo è il modo migliore per alzarti dalla sedia. Di solito tutti i cellulari hanno un app per calcolare i passi. Io mi sono iscritta a una “gara” mensile con colleghi per fare almeno 6.000 passi al giorno. Alla fine della gara, ci sarà un premio per il camminatore che avrá fatto più passi. Prova anche tu a fare una gara di passi con i tuoi amici o colleghi!

Nutrire il corpo e la mente. I giapponesi mangiano fino all’80% della loro fame per non appesantirsi (questo è un principio dell’Ikigai). Quindi, mangia meno ma mangia sano e dormi almeno sei ore per notte per fare in modo che il tuo corpo e la tua mente possano fare un “reset” completo.

Rispetta il messaggero. Anziché prendere dei medicinali al primo sintomo di malessere o di dolore, prova ad ascoltare il tuo corpo e cerca di capire quello che ti sta comunicando. Pensa che il tuo corpo ha bisogno di essere considerato e accudito. Non aspettare che il tuo corpo ti chieda aiuto con un estremo dolore, perché ricorda che potrebbe essere troppo tardi.

Se ascolti i messaggi del tuo corpo, il tuo corpo ti ringrazierá.

Tu cosa fai quando non ti senti bene, ascolti il tuo corpo o prendi subito una medicina?

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Perché dovresti accettare le tue insicurezze

“Tutto quello che ho ottenuto nella vita è stato grazie alla fortuna”. “I miei colleghi di lavoro sono più bravi di me”. “Non credo alle mie orecchie quando sento i colleghi che mi fanno dei complimenti per il lavoro ben fatto.”

Ti suona familiare? Se pensi che tutto quello che ti capita sia dovuto al caso, alla fortuna o al destino, probabilmente sei una persona con locus esterno e non hai molto controllo sulla tua vita.

Le tue insicurezze possono fare parte della sfera personale o professionale, oppure di tutte e due. Potresti ritenerti incapace di gestire un progetto (ricorda che dagli insuccessi nascono le migliori idee) o di non essere all’altezza di una determinata persona che ti piace (ma gli hai mai parlato?).

L’insicurezza non si manifesta sempre con la stessa intensità: va da una sensazione sgradevole a una vera e propria paralisi, per esempio quando devi fare una presentazione di fronte a un pubblico vasto o quando non hai il coraggio di parlare con una persona che ti attira.

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Tuttavia, l’insicurezza può diventare tua alleata se sai volgerla a tuo favore. Il primo passo è riconoscere che sei insicuro/a. Poi, cerca di pensare obiettivamente ai tuoi successi, grandi o piccoli. Grazie alla tua volontà di cambiamento, sei sicuramente riuscito/a realizzare qualcosa proprio perché ne hai le capacitá.

Lamentarsi costantemente, guardare ai successi degli altri, pensare continuamente che sei sfortunato/a, di sicuro non ti aiuta. Forse non riuscirai a superare tutti gli aspetti della tua insicurezza, ma potresti cambiare atteggiamento. Prova a pensare che ce la puoi fare, prendi il coraggio tra le mani e lanciati!

Accettarsi per quello che si è con tutti i nostri punti di forza e tutte le nostre debolezze, anche se non ci piacciono, ci aiuta nel cammino verso la serenità.

Sei pronta/o per sfidare le tue insicurezze?

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Come è cambiata la nostra idea di vita in città durante il Covid

Il Covid ha cambiato radicalmente il nostro modo di vita in citta. Di conseguenza, anche il nostro rapporto con la cittá.

Se eravamo disposti a pagare di più per un affitto in centro o per comprare un appartamento piccolo pur di stare in città, lo siamo ancora?

Dati sull’acquisto di case in Belgio, dimostrano che le persone durante la pandemia si sono indirizzate maggiormente verso la campagna, dove le case costano meno ma si può usufruire di più spazio. Per quanto riguarda gli appartamenti, le persone ora vogliono almeno un balcone.

Se prima il fatto di poter prendere un aperitivo velocemente dopo il lavoro, poter uscire la sera a cena senza dover fare troppi chilometri, o di andare al cinema o a un concerto, giustificava il fatto di vivere in appartamenti piccoli, esposti alla convivenza non sempre facile con i vicini di condominio e al rumore esterno, forse ora non è più così.

Le città durante la pandemia si sono trasformate in luoghi dove lavorare e dormire. E ci si comincia a chiedere, che vita sto facendo?

Se sei potuto andare al lavoro durante la pandemia, non hai avuto l’impressione di vivere in ufficio? Se invece, hai fatto sempre telelavoro, hai avuto difficoltà a conciliare la vita lavorativa e quella familiare e/o personale?

Con le regole del confinamento usare i mezzi pubblici costituiva un problema, a causa della paura del contagio e perciò si faceva la spesa vicino a casa.

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Lo stare sempre in casa e rispettare le regole del lockdown hanno fatto aumentare in maniera preoccupante casi di ansia nelle persone. Infatti, è dimostrato che vivere in città ci si sente più isolati, anche se apparentemente sembrerebbe vero il contrario. La natura è energizzante e rivitalizzante e ci può aiutare nei periodi difficili come quelli del Covid.

Per tanto tempo siamo stati privati dalla nostra necessità e voglia di socialità, le nostre passeggiate si sono ridotte al giro del quartiere per adempiere al nostro impegno quotidiano di fare 6000 passi (se avevamo preso questo impegno con noi stessi) o per non dimenticare la sfida di mantenerci in salute nonostante tutto.

Cose comuni come mangiare insieme agli amici o ai colleghi, andare al cinema o fare shopping, si sono trasformate in cose straordinarie.

È per questo che forse abitare in campagna è diventato più popolare? Spendere meno per una casa con giardino in mezzo alla natura, ti farebbe cambiare idea sul vivere in città?

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Come e perché devi imparare a trattarti meglio

L’educazione che abbiamo ricevuto ci ha insegnato che dobbiamo trattare bene gli altri. Ma perché solo gli altri e non noi stessi?

Ti capita per esempio di essere il peggior critico di te stesso/a? A volte, ti insulti per qualcosa che hai fatto male o volevi fare meglio? Mangi male, dormi poco, abusi di sostanze dannose (alcol, tabacco)? Oppure sei semplicemente preoccupato/a di compiacere gli altri? Sappi che non sei solo/a. Si tratta di un problema abbastanza diffuso e normale fino ad un certo punto. Per questo sarebbe utile fare attenzione ad alcuni dettagli quotidiani per imparare a trattarti meglio.

Come dicevo prima, non ci è stato insegnato che dobbiamo trattarci bene. Abbiamo messo da parte l’attenzione verso il nostro benessere. Quante volte i tuoi genitori ti hanno detto di trattare bene gli altri o di fare delle cose per gli altri? Quante volte invece ti hanno detto che devi occuparti anche di te stesso/a

La maniera con cui tratti te stesso/a è una sorta di estensione di ciò che ti è stato insegnato dai tuoi genitori e da altre figure di riferimento nella tua vita, come gli insegnanti.

Per una persona molto giovane questo può sembrare esagerato, poiché oggi nelle scuole vengono insegnati alcuni principi fondamentali dell’autostima. Ci sono poi genitori che cercano di instillare l’attenzione verso il proprio benessere ai loro figli.

Tuttavia, per una persona adulta o anziana, trattarsi bene ed essere veramente rispettosi di sé stessi non è sempre qualcosa di evidente. In passato non era così facile trovare qualcuno che potesse aiutarti a coltivare un certo amor proprio senza passare per egoista.

Infatti è proprio questa la base: l’amor proprio, da non confondere con il narcisismo o l’egocentrismo. Per comprendere meglio questo concetto, possiamo prima immaginare cosa facciamo quando amiamo davvero qualcuno: cerchiamo la sua felicità, lo aiutiamo, cerchiamo di farlo sentire bene e lo accettiamo così com’è, con tutte le sue imperfezioni e qualità. Trattare bene te stesso/a significa infatti accettarti per quello che sei.

Diventare gentile verso te stesso/a significa innanzitutto essere comprensivi con te stesso/a, specialmente di fronte ai tuoi fallimenti ed errori.

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Questo atteggiamento può essere un grande alleato. Puoi sfidarti in modo sano, tenendo conto delle tue possibilità e dei tuoi desideri e non dei desideri che gli altri hanno per te.

Il linguaggio che usi è molto importante per trattarti bene. È comune, e in una certa misura normale, che in alcune occasioni parli “male” a te stesso/a, lo fai inconsciamente. Non puoi parlare sempre in modo amorevole a te stesso/a, poiché potresti entrare in una positività tossica, cioè quando un atteggiamento positivo viene utilizzato per mascherare le emozioni negative, in pratica far finta che tutto vada bene anche quando non è vero.

Tuttavia, non devi usare parole offensive verso te stesso/a. Nessuno insulta chi ama veramente e tratta bene, giusto? Se parli o pensi male spesso di alcuni tuoi aspetti personali (fisici o mentali), finirai per crederci davvero.

Prenderti cura di te stesso/a è essenziale. Ciò implica lo sviluppo di uno stile di vita più sano. Dormire e riposare abbastanza ore, ad esempio, così come mangiare bene in base al nostro peso, età e stile di vita, non abusare di alcol o tabacco, sono tutti modi per prenderti cura di te stesso/a. Prenderti del tempo per rilassarti, riconnetterti con ciò che ti piace davvero fare, mantenere i tuoi hobby, seguire le tue passioni e interagire con le persone che ti portano qualcosa di positivo nella tua vita significa che ti stai rispettando.

Tu come tratti te stesso/a?

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Perché il tuo benessere deve essere una priorità

La società nella quale viviamo ci porta spesso a invertire le priorità e a mettere il lavoro davanti a tutto. Questo può avere un impatto negativo sulla nostra qualità di vita e sulla salute fisica, mentale e emotiva.

Secondo delle ricerche svolte in Francia, la sofferenza fisica legata al lavoro riguarda il 3,1% delle donne e l’1,4% degli uomini, ma secondo alcuni esperti i dati sono più alti. La classificazione internazionale delle malattie individua nel burn-out un fenomeno legato al lavoro ma in realtà il lavoro non è l’unica causa.

Con il costo della vita in continuo aumento, siamo propensi a lavorare di più per guadagnare uno stipendio che ci permetta di provvedere ai nostri bisogni e a quelli della nostra famiglia e, a causa di questo, molti elementi della nostra vita privata sono messi da parte.

Passiamo molte ore a lavorare, riducendo il tempo per mangiare, per riposare, per stare in famiglia, e non ci rendiamo conto di quanto questo ci possa fare male.

Anche se la maggior parte di noi non può permettersi di non lavorare, si deve trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata per evitare che lo stress si accumuli in maniera preoccupante.

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In questo periodo di smart-working diffuso, è ancora più difficile mettere dei confini tra il lavoro e la vita privata. Per questo, tanti governi stanno elaborando delle direttive che stabiliscano il diritto a “disconnettersi”. Bisogna avere la possibilità di fare dello sport, di camminare, di prenderci cura dei nostri cari, di seguire le nostre passioni o semplicemente di riposare.

Sempre più persone soffrono di stress, si sentono esausti, hanno dei problemi di alimentazione, o delle difficoltà di relazione, e tutto questo a causa delle lunghe giornate di lavoro, che non ci lasciano il tempo di fare delle attività per il nostro benessere.

Se senti di essere in una di queste situazioni, sappi che nessuno stipendio vale la tua salute, nessun lavoro vale l’usura che deriva da giornate di lavoro che annientano la tua energia e la tua gioia di vivere.

Se non hai altre alternative al lavoro che stai facendo, trova qualcosa di positivo per equilibrare la tua vita, perché altrimenti arriverà il momento in cui comincerai a fare degli errori al lavoro e la tua performance generale ne soffrirebbe. Puoi cominciare a cercare un altro lavoro ma occupati sempre della tua salute, perché se ti ammali potrebbe volerci molto tempo per recuperare.

Il lavoro è una parte importante della vita, ma non è la tua vita. C’è molto di più: la famiglia, la salute, gli amici. Non permettere che il lavoro prenda tutto lo spazio nella tua mente e nel tuo corpo, cerca di occuparti di tutti gli aspetti della tua vita.

Ricordati di prenderti sempre cura di te stesso/a per prima cosa, perché è solo così che potrai vivere una vita migliore.

Tu, come ti prendi cura del tuo benessere?

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La terza giovinezza: istruzioni per l’uso

Esiste una relazione diretta tra l’invecchiamento e l’attività fisica e mentale. Le persone che dopo la pensione adottano uno stile di vita sedentario e passivo, accelerano il processo d’invecchiamento. La mancanza di movimento diminuisce le capacità di reazione del corpo e poche relazioni sociali inibiscono le abilità intellettuali.

Se all’inattività si aggiunge la solitudine, il processo di invecchiamento si accelera. Trascorrere il giorno senza altri stimoli che la televisione o il cellulare, senza vedere nessuno o uscire di casa può causare la perdita di motivazione per prendersi cura di sé stessi e della propria salute. Molte delle malattie che vengono attribuite all’età in realtá non sono dovute all’età.

Nel caso contrario, una persona attiva e con scopo (ikigai) si mantiene connessa alla vita e conserva abitudini salutari.

Perciò, per mantenerti in forma, potresti seguire questi tre consigli che arrivano dal Giappone:

  1. Darti un obiettivo per il tuo prossimo compleanno. Per esempio, potresti decidere di fare un po’ di attività fisica moderata tutti i giorni per perdere peso e raggiungere il tuo peso forma per il tuo compleanno. Ricorda che lo sport favorisce la produzione di endorfine, gli ormoni della felicità.
  2. Riconnettiti con la natura. Pratica almeno una volta alla settimana lo shinrin yoku, ovvero l’immersione in un bosco raccomandata dai medici giapponesi per promuovere la longevità. Inoltre, questa pratica può proteggerti anche da alcune malattie perché la vicinanza alle piante rafforza il sistema immunitario.
  3. Essere grati. Allo stesso modo per cui un’attitudine di lamentela e rabbia costante fa aumentare il livello di cortisolo (l’ormone dello stress), un’attitudine di gratitudine verso la vita e le persone che ci circondano, favorisce la serenità e la gioia di vivere.
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Ricorda che l’aspettativa di vita é statisticamente elevata nelle nostre società occidentali. Molto probabilmente dopo la pensione ti restano ancora due buone decadi di vita “utile” che potresti riempire di significato e di attività.

Invecchiare con cura è un’arte. La terza età, che io preferisco chiamare terza giovinezza, può diventare un’occasione per poterti amare di più e curarti meglio. Trova qualcosa che ti piaccia fare o che possa darti una ricompensa immediata (possibilmente non il cibo…). Se poi trovi anche qualcuno con cui farlo insieme, aggiungerai all’utile il dilettevole.

Che progetti hai per la tua terza giovinezza?

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La trappola delle grandi aspettative

Al nostro cervello non piace l’incertezza. Siamo programmati per la sopravvivenza però non sappiamo muoverci se quello che ci circonda non è chiaro. Per ridurre la sensazione scomoda che genera la mancanza di certezza, ci creiamo delle aspettative. Tuttavia, basarci sulle nostre aspettative, non sempre ci aiuta a sentirci meglio.

Le nostre aspettative ci condizionano più di quanto immaginiamo. Influiscono sul nostro apprendimento, su come percepiamo la realtá e su come trattiamo chi ci sta vicino.

Le nostre aspettative possono diventare fonte di frustrazione. Per esempio, vuoi assolutamente vedere un film perché ne hai sentito parlare benissimo ma dopo averlo visto scopri che in realtà a te non è piaciuto tanto, quindi ti senti deluso/a. Se vai a mangiare in un ristorante stellato, poi il cibo non ti sembra tanto ben preparato, ci rimani male (e potresti aver speso una fortuna).

Si dice che le aspettative sono risentimenti anticipati, perché quando la realtà non corrisponde a quello che ci aspettavamo ci provoca frustrazione.

In marketing si definisce la soddisfazione del cliente come il risultato della percezione meno l’aspettativa. Quanto più alta è l’aspettativa, tanto più alta dovrá essere posta la barra delle esperienze o delle relazioni per poterci ritenere soddisfatti. Questo è un meccanismo inconscio. Tuttavia, ci sono alcuni modi per agire sul nostro modo di pensare, affinché giochi a nostro favore.

Vediamo quali sono e come possono esserti utili nel contesto dell’attuale pandemia.

  1. Abbi fiducia : la pandemia presto finirà, grazie all’avanzamento delle vaccinazioni. Non farti ossessionare però immaginando una data finale. Ora si parla di metà luglio, ma puoi esserne certo? Non lasciare che la tua felicità dipenda dalla fine del Covid.
  2. Sostituisci le aspettative con la gratitudine. Ringrazia che non ti sei ammalato/a, che hai una casa dove abitare, che qualcuno ti vuole bene. Guarda i piccoli dettagli della tua vita quotidiana e troverai sicuramente qualcosa per cui essere grato/a.

Vivere senza tante aspettative è più facile perché dai più valore a ciò che ti succede senza essere influenzato/a dall’idea che ti sei creato prima. Questo non significa abbandonare i tuoi sogni o desideri. Li devi tenere come un faro che ti guida nelle decisioni sul tuo futuro. Tuttavia, cerca di non far dipendere la tua felicità da fattori esterni che non puoi controllare.

Tu pensi di poter abbandonare parte delle tue aspettative?

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Cosa ho imparato da Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci è stato il genio più creativo della storia. Certo dire che io ho imparato delle cose da Leonardo è forse un po’ azzardato, perché in effetti Leonardo è l’incarnazione stessa del genio.

Come sappiamo, Leonardo ha vissuto in un’epoca particolare per l’umanità, il Rinascimento, quando la letteratura, la filosofia, le scienze e le belle arti hanno conosciuto uno splendore senza precedenti. L’Italia era in pieno slancio economico e Firenze era diventata la capitale dell’arte.

Leonardo nasce non lontano da Firenze, a Vinci nel 1452. A Firenze impara la pittura, la scultura, l’architettura, la musica, la natura, la scienza, la geografia, la poesia e chi più ne ha più ne metta, perché Leonardo non si è fatto mancare nulla. Del resto abbiamo detto che è un genio, no?

Vediamo alcuni dei suoi principali capolavori:

  1. L’ultima cena, dipinto mitico di difficile conservazione perché Leonardo utilizzò una tecnica di sua invenzione che però nel tempo si rivelò poco adatta.
  2. L’uomo vitruviano, il famoso disegno che illustra le proporzioni del corpo umano.
  3. La Gioconda, ovvero la Monna Lisa, una delle opere più famose e viste al mondo.
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Altre opere sono meno famose ma non meno importanti:

  1. Il Codice Atlantico, che raggruppa la più ampia collezione di scritti e disegni di Leonardo.
  2. Le sue invenzioni futuriste come l’elicottero, l’aereo e il sottomarino.
  3. L’immensa statua raffigurante un cavallo: 70 tonnellate di bronzo e 7 metri d’altezza.

Cosa spingeva Leonardo a fare queste opere, così diverse tra loro? Io penso che sia stato mosso principalmente dalla curiosità di sperimentare e scoprire nuovi orizzonti. Adorava creare e fare delle cose con le sue mani. Amava sognare, progettare, costruire e mettere gambe alle sue idee.

Occuparsi di tutti i suoi progetti, uno dopo l’altro e a volte anche in parallelo, rappresentava per Leonardo lo scopo della sua vita.

La lezione che Leonardo mi ha insegnato è che nella vita bisogna provare, sbagliare e ricominciare per andare avanti. Non importa quante difficoltà incontri. Sicuramente Leonardo è dovuto passare attraverso una serie di sconfitte per arrivare dove é arrivato, ma con determinazione e impegno si é guadagnato il titolo di genio di tutti i tempi. Non ci si dimentica delle sconfitte, ma per potere progredire bisogna imparare da esse.

Quali lezioni hai imparato nella tua vita?

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Come la pandemia influisce sulla nostra vita

E’ innegabile che le restrizioni imposte dalla pandemia in corso abbiano cambiato drasticamente le nostre abitudini e il nostro stile di vita. Non ci sono dubbi che lo stress prodotto dall’incertezza, dalle proibizioni e dal lockdown, parziale o totale che sia, ci abbiano spinto alla ricerca di distrazioni che ci possano dare un po’ di sollievo. Come diceva Ovidio, gli esseri umani cercano quello che é proibito e desiderano quello che viene loro negato.

C’é un filo che lega i comportamenti eccessivi (bere troppo, fumare troppo, mangiare troppo, passare troppo tempo al computer o guardando la televisione) allo stress.

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Chiaramente, la pandemia tiene i nostri desideri in sospeso ed é una cosa normale desiderare ció che non si puó fare. Solo quando tornemo a una vita piú o meno normale e i nostri desideri saranno soddisfatti, staremo meglio. La ricerca del piacere é un comportamento assolutamente umano, non c’é nulla di cui preoccuparsi.

Il nostro cervello identifica e rafforza i comportamenti benefici come mangiare bene, socializzare, divertirsi. Questo circuito complesso di ricompensa che genera piacere é il risultato della evoluzione che garantisce la nostra sopravvivenza, che ci orienta nella vita quotidiana e che ci fa andare avanti. Piú siamo capaci di produrre dopamina (l’ormone del piacere e della ricompensa), piú siamo in grado di generare sensazioni piacevoli in modo naturale e avremo perció meno bisogno di ricorrere a comportamenti eccessivi che possono portare a dipendenze.

Tuttavia, la situazione che stiamo vivendo da circa un anno ha influito e influisce sulla motivazione e l’autocontrollo. Non riusciamo piú a generare piacere in modo naturale e dobbiamo ricorrere a mezzi diversi per provare a migliorare la nostro condizione. La mancanza improvvisa di dopamina si traduce in un cortocircuito di sensazioni piacevoli che ci spinge quindi a cercare piacere in altro modo.

E’ importante stare attenti che questi comportamenti non si trasformino in dipendenze. Per fortuna solo poche persone si lasciano andare fino al punto di diventare dipendenti da queste nuove abitudini nocive.

Per prevenire la dipendenza occorre mettere in atto delle strategie che favoriscano l’autocontrollo, soprattutto strategie anti-stress. Praticare esercizio fisico, camminare nella natura, cercare di non isolarsi ma di mantenere i contatti anche a distanza, sono solo alcuni suggerimenti.

Tu hai delle strategia anti-stress? Fammelo sapere!

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Come condurre la vita che desideri

Albert Ellis (1913-2007), psicologo americano, ha sviluppato un suo proprio metodo: la Rational Emotive Therapy (RET), ovvero la terapia emotivo-razionale. Il principio base di questa terapia trova il suo fondamento nel concetto espresso da EpittetoGli uomini non sono disturbati dalle cose, ma dalle opinioni che essi prendono di loro“. Secondo Ellis, trovando e modificando le nostre credenze irrazionali, che sono fonte di sofferenza, possiamo liberarci dalle nostre catene interne e condurre finalmente la vita che vogliamo.

Ecco 5 consigli che potrai usare a seconda dell’ambito che ritieni più “urgente” (coppia, lavoro, famiglia, ecc.) nel quale le credenze tossiche sono attive e, perciò, richiedono di essere neutralizzate.

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  1. Abbandona l’uso del verbo dovere. Ellis chiama questa credenza i “must”. I “must” possono generare dei disturbi emotivi, che ti impediscono di connetterti ai tuoi bisogni e ai tuoi desideri più profondi e più veri. Inoltre, ti impediscono anche di trovare le risorse necessarie per superare una prova o un momento difficile. Esempi di alcuni pensieri frutto di questa credenza sono: “Devo fare tutto bene altrimenti gli altri non mi apprezzano (ovvero, se non piaccio agli altri, sono una nullità)”; “Gli altri devono fare esattamente come voglio io”. “Le circostanze devono permettermi di ottenere quello che voglio e come lo voglio”. Tutte le volte che ti senti intrappolato/a in una situazione, i “must” sono all’opera. Individuarli permette di indebolire la loro carica negativa e piano piano riuscirai ad abbandonarli.
  2. Scegli bene le tue parole (ricorda che le parole sono mattoni che costruiscono muri anche dentro di te). Le parole che utilizziamo non solo rivelano la nostra maniera di pensare ma orientano anche i nostri comportamenti. Come interpreti quello che ti accade e come ti proietti in un evento che deve ancora accadere, influisce sul tuo stato emotivo. Questo genera a sua volta emozioni che rafforzano le tue credenze. Piuttosto che ripetere in continuazione che non hai fortuna, che non vali niente, che non sarai mai all’altezza, è meglio dire che hai fatto del tuo meglio, che forse non sei stato attento/a o che non eri a conoscenza di quella cosa o fatto, ma che farai di tutto per recuperare o superare l’ostacolo. Non si tratta di utilizzare la bacchetta magica, ma di scommettere su ciò che ti aiuta ad andare avanti anziché seguire le tue credenze negative e, come tali, inutili.
  3. Osa pensare a te. Non si tratta di pensare solo a te o di pensare a te contrapposto agli altri. I giudizi, il conformismo e le proiezioni degli altri (genitori, famiglia, amici, società) ti allontanano da quello che ti fa stare bene. Ellis credeva nella potenza della determinazione, anche conoscendo il peso dell’inconscio e della storia personale. Invitava i suoi pazienti ad identificare le aree della vita che li facevano stare bene e voleva che li mettessero al centro della loro vita. Tutti noi vogliamo essere accettati, riconosciuti per il nostro valore, ma a volte è necessario mettere in secondo piano questi desideri di gratificazione. Devi mettere, invece, in primo piano quello che ha più senso per te, quello che senti essere la condizione per una vita felice secondo i tuoi criteri di felicità.
  4. Smetti di rimproverarti. Ti stai rovinando la vita a forza di dirti “avrei dovuto” o “avrei potuto”? Stai girando in torno come un criceto sulla sua ruota? I rimproveri verso te stesso/a rappresentano delle vere e proprie autoflagellazioni sterili e negative. Se hai fatto un errore, anche grave, fai passare il senso di colpa poi valuta queste due opzioni, razionali e produttive: scusati e ripara il “danno”. Scusandoti affronti la realtà e ti assumi le tue responsabilità. Riparare ti consente, invece, di rimetterti in posizione d’azione e ti fa riguadagnare autostima. Smettere di auto-rimproverarsi ti aiuta anche a riprendere in mano le redini della tua vita e di andare avanti. Se hai fatto un errore e tu stesso/a ne sei la vittima, è altrettanto importante imparare a perdonarsi e imparare la lezione per la prossima volta.
  5. Ridi più spesso. Ridere ti permette di prendere distanza, di sdrammatizzare, di tenere duro e di creare intorno a te un ambiente favorevole allo scambio e alla condivisione. Individua il lato folle delle situazioni (c’è sempre), ascolta gli umoristi, guarda le commedie. Ridere è contagioso, lo sai. Appena vedi che stai facendo il/la saccente, che vuoi dare delle lezioni, che stai diventando pignolo/a o che ti stai lamentando, fermati! Ricordati che questi comportamenti non attirano simpatia e che provocano più di altri gli effetti tossici dello stress. Questi comportamenti, infine, potrebbero farti diventare vittima di perfezionismo che, a sua volta, potrebbe rovinare la tua vita e, a volte, anche quella degli altri.

Pensi che adottando uno di questi consigli riusciresti a condurre la vita che desideri?

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