Alla ricerca di Sugar Man: le lezioni senza tempo di Sixto Rodriguez

Tra i documentari che conosco, poche storie sono tanto avvincenti e ispiratrici quanto “Searching for Sugar Man“. Questo film, vincitore dell’Oscar e diretto da Malik Bendjelloul, racconta l’affascinante viaggio di Sixto Rodriguez, un musicista di Detroit che, pur essendo largamente sconosciuto nel suo paese d’origine, divenne un’icona culturale in Sudafrica. Il documentario è più di una semplice storia di musica—è un’esplorazione profonda della speranza, della resilienza e del potere trasformativo dell’arte.

La storia enigmatica di Sixto Rodriguez

Alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, Sixto Rodriguez registrò due album, “Cold Fact” e “Coming from Reality”. Nonostante la loro brillantezza artistica, questi dischi passarono inosservati negli Stati Uniti, e Rodriguez scomparve nell’anonimato. Ignaro di tutto, la sua musica era però arrivata in Sudafrica, dove fu profondamente apprezzato dal movimento anti-apartheid. In una terra divisa dall’ingiustizia razziale, le canzoni di Rodriguez divennero inni di speranza e resistenza. Tuttavia, mentre la sua musica prosperava dall’altra parte del mondo, Rodriguez stesso rimaneva un mistero, e molti pensavano che fosse morto in miseria.

Il documentario segue due fan sudafricani, Stephen “Sugar” Segerman e Craig Bartholomew-Strydom, nella loro ricerca per scoprire la verità su Rodriguez. La loro ricerca porta a una scoperta sorprendente: non solo Rodriguez era vivo, ma non era nemmeno a conoscenza della sua fama dall’altra parte del mondo. “Searching for Sugar Man” racconta come la musica di un uomo abbia superato i confini e come la storia reale, una volta scoperta, abbia cambiato vite per sempre.

Lezioni che possiamo imparare da “Searching for Sugar Man”

  1. Resilienza di fronte al fallimento. La storia di Rodriguez è una testimonianza del potere della resilienza. Nonostante il fallimento commerciale dei suoi album negli Stati Uniti, Rodriguez non ha mai perso la passione per la musica né la fiducia nella propria arte. La sua perseveranza nel perseguire il suo talento, anche quando il mondo sembrava indifferente, è un potente promemoria che il successo non è sempre immediato o visibile. Spesso richiede pazienza, perseveranza e una convinzione incrollabile in se stessi.
  2. La natura imprevedibile del successo. Il successo, come dimostra la storia di Rodriguez, è spesso imprevedibile e può arrivare nei momenti piú inattesi. Mentre la sua musica veniva ignorata negli Stati Uniti, essa risuonava profondamente in Sudafrica, diventando un simbolo di resistenza. Questo ci insegna che l’impatto e l’influenza possono essere di vasta portata, spesso oltre la nostra immediata comprensione. La chiave è continuare a creare, condividere e contribuire, anche se i risultati non sono immediatamente evidenti.
  3. Il potere dell’arte di ispirare il cambiamento. L’arte ha la capacità di ispirare, elevare e unire persone di culture e continenti diversi. La musica di Rodriguez divenne la colonna sonora di un movimento, dando voce a coloro che lottavano contro l’oppressione. Questo sottolinea l’importanza dell’espressione artistica come strumento per il cambiamento sociale. Che sia attraverso la musica, la scrittura o le arti visive, le nostre creazioni hanno il potenziale di fare la differenza nel mondo.
  4. Il valore di rimanere fedeli a se stessi. Per tutta la sua vita, Rodriguez è rimasto fedele ai suoi valori e alla sua musica, indipendentemente dai risultati commerciali. Questa autenticità è una potente lezione sull’importanza di rimanere fedeli a se stessi. In un mondo che spesso privilegia il successo commerciale rispetto all’integrità artistica, la storia di Rodriguez è un promemoria che la vera realizzazione deriva dall’essere genuini nelle nostre azioni.

Abbraccia la tua passione

La storia di Sixto Rodriguez e di “Searching for Sugar Man” non è solo un racconto affascinante; è un invito all’azione. Ci incoraggia ad abbracciare le nostre passioni, a perseguire i nostri sogni e a condividere le nostre storie, indipendentemente da quanto improbabile possa sembrare il successo. Questa storia ci ricorda che i nostri contributi hanno valore, anche se non sono immediatamente riconosciuti. Il mondo è vasto, e il nostro impatto può essere maggiore di quanto ci rendiamo conto.

Mentre rifletti sul viaggio di Rodriguez, considera le passioni che ti sono care. Le stai perseguendo con resilienza e autenticità? Stai condividendo i tuoi talenti e le tue storie con il mondo? Lasciati ispirare dalla storia di Rodriguez per continuare a creare, a lottare e a credere nel potere della tua voce unica.

Hai visto “Searching for Sugar Man”? Quali lezioni hai tratto dall’incredibile storia di Sixto Rodriguez? Condividi i tuoi pensieri nei commenti qui sotto, e continua a celebrare il potere della resilienza, della creatività e dell’impatto duraturo dell’arte. Se non hai ancora visto il documentario, te lo consiglio vivamente — è una storia che ti rimarrà nel cuore a lungo.

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Micromanagement

“Mi chiedeva di metterla in copia di tutte le email, anche quelle più banali. A volte bussava alla porta del mio ufficio per chiedermi se stavo bene perché avevo passato molto tempo in bagno, quando in realtà erano trascorsi appena cinque minuti. Controllava quando entravo e quando uscivo dal mio ufficio per vedere quanto tempo mi assentavo. La pressione che esercitava controllando ogni dettaglio del mio lavoro era asfissiante, più che esagerata e soprattutto controproducente.”

Questa è solo una testimonianza di un’impiegata che ha lavorato con un micro-manager. Qui, invece, trovi la mia testimonianza, descritta sulla base di circa otto anni di lavoro con due manager diversi, in due posti di lavoro diversi, ma con comportamenti simili.

Che cos’è il micromanagement esattamente? Si tratta di una pratica manageriale tramite la quale il manager esercita un controllo esaustivo delle azioni, dei compiti, delle funzioni e delle responsabilità delle persone all’interno dell’organizzazione a lui/lei subordinate a livello gerarchico.

È tipico anche che questo tipo di manager chieda di vedere un’email prima che venga inviata, come è anche tipico voler essere informato di tutte le decisioni che l’impiegato/a prende, perché il manager ritiene che la persona non possa prendere decisioni da sola.

Un micro-manager combina l’impazienza e la sfiducia con un controllo assoluto dei compiti assegnati ai suoi subordinati.

La situazione assomiglia agli schemi che servivano alla “Psicopolizia” per sorvegliare scrupolosamente ogni movimento dei personaggi del romanzo “1984” di George Orwell.

Photo by Michal Jakubowski on Unsplash

Come succede nel libro, le conseguenze di questa pratica di controllo ferreo sugli impiegati sono devastanti. Il capo ci guadagna in tranquillità ma i collaboratori ne soffrono e oltretutto sono meno produttivi. Infatti, questo sistema crea dei colli di bottiglia che causano un rallentamento di tutte le attività. Questi tipi di manager vogliono guadagnarsi una buona reputazione ed evitare che un superiore possa dar loro la colpa che qualcosa sia stato fatto male.

La parte peggiore però ricade sugli impiegati. Molte volte non sanno come dare priorità alle cose che devono fare, perché il capo cambia continuamente le sue priorità sulla base dell’urgenza che arriva, o perché un superiore glielo chiede o perché è un’esigenza del mercato. Gli impiegati perdono in creatività e in autostima. Si stabilisce una “cultura della paura”, dove tutto è soggetto agli ordini del superiore. Questo può provocare assenteismo per malattia.

A parte vere e proprie malattie di tipo psicosomatico che possono insorgere, si sviluppano anche delle situazioni psicologiche per le quali la persona si sente senza valore, diventa sempre più piccola fino a dubitare delle sue capacità. Ci si comincia a chiedere: “Sono capace di farlo?”, “Mi sono sbagliata lavoro?”, “Perché mi controlla così, cosa ho fatto di male?”. E può anche succedere che si lascia il lavoro, anche se magari si ha un buon stipendio. Quando una situazione non si riesce a cambiare o accettare, si deve lasciare andare, abbandonare e, in questo caso, ci si potrebbe appunto licenziare.

È importante sapere che le persone non lasciano il lavoro che fanno, ma lasciano il loro capo.

Ma perché i manager cadono in questa trappola?

Se il micromanagement rovina l’ambiente di lavoro, la salute degli impiegati, e risulta dannosa persino ai capi che perdono in produttività fino ad arrivare alla perdita dei loro collaboratori, perché non si può evitare questo controllo totale e costante? I capi non hanno abbastanza lavoro di cui occuparsi?

Ci sono diverse cause possibili.

Primo, il capo stesso subisce delle pressioni dall’alto, siano esse dai propri capi, dagli azionisti, dal mercato o dalla concorrenza.

Secondo, l’incompetenza. Il manager si sente insicuro perché i suoi impiegati sono piú bravi di lui/lei oppure non sono adatti a quel tipo di lavoro.

La terza causa è chiara e diretta: la personalità ossessiva del capo che lo rende incapace di organizzare il suo lavoro di gestione.

Qualsiasi sia la causa, è necessario analizzare quanto sta succedendo per poter mettere fine a questa situazione il più presto possibile.

Normalmente ci si dovrebbe rivolgere alle risorse umane per esporre la situazione. Ma puó accadere che anche alle risorse umane ci siano dei micro-manager. Parlo per esperienza diretta, ho lavorato alle risorse umane per più di 10 anni e ho visto tanto micro-manager lavorare con me.

In alternativa, ci si potrebbe rivolgere al superiore gerarchico chiedendo di mettere in atto delle tecniche, magari con l’aiuto di un coach.

Una tecnica potrebbe essere quella del semaforo. Insieme al capo si definiscono i limiti di controllo ammissibili, cioè da non oltrepassare. Qualora questi limiti venissero superati si lanciano dei segnali alla persona al comando. Quando il superiore li riceve, identifica il suo comportamento e cerca di controllarlo.

Un’altra strategia è quella di definire il profilo del capo e di ogni membro del team, analizzandone le caratteristiche personali, professionali e comunicative. Una volta completata questa “radiografia” il capo deve rispondere a queste tre domande:

  1. Che stile di leadership utilizza con ogni impiegato;
  2. Quale stile di leadership necessiterebbe ogni impiegato;
  3. Quali modelli di leadership desidererebbe utilizzare in concreto con quell’impiegato.

Il capo potrebbe rendersi conto a questo punto che il tipo di leadership che sta utilizzando è in linea con il ruolo di quella persona, ma non è ciò di cui quel dipendente, per via della sua personalità, ha bisogno. Adottando questo cambio di paradigma, il capo inizia a pensare non dal suo punto di vista, ma da quello del suo collaboratore.

Sebbene queste strategie possano sembrare fantascienza, con il tempo e la volontà di cambiamento, il successo è assicurato.

Tu hai mai lavorato con un capo maniaco del controllo?

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Come gestire la frustrazione nella vita di tutti i giorni

La frustrazione è una componente inevitabile della vita umana, presente in tutte le sue fasi. Fin da bambini, sperimentiamo questa emozione quando le nostre richieste non vengono soddisfatte, reagendo spesso con pianti e comportamenti che i nostri genitori etichettano come capricci. Crescendo, la capacità di gestire la frustrazione diventa essenziale per il nostro successo e benessere.

Un maestro Zen riassume la felicità in una formula semplice: la felicità è data dalla realtà vissuta meno ciò che desideriamo o speriamo di ottenere. Questo concetto rispecchia la saggezza di Carl Gustav Jung, che affermava: “La vita non vissuta è una malattia della quale si può morire.” Quando i nostri desideri superano ciò che possediamo, viviamo in una continua insoddisfazione.

Nella società moderna, caratterizzata da competizione e soddisfazione istantanea, la frustrazione è quasi inevitabile. Ogni desiderio realizzato è presto sostituito da un altro, creando un ciclo senza fine di insoddisfazione.

Per capire se la frustrazione sta influenzando la tua vita, verifica se manifesti uno o più dei seguenti sintomi:

  • Malinconia frequente
  • Maggiore irritabilità, tensione e stress
  • Pensieri negativi ricorrenti che rubano energia e sonno
  • Aumento del consumo di alcolici e medicine senza consiglio medico
  • Desiderio di scappare

Se ti riconosci in una o più di queste caratteristiche, è probabile che la frustrazione abbia preso il sopravvento. Ecco alcuni consigli per affrontarla:

  1. Coltiva la pazienza: La frustrazione nasce quando non otteniamo ciò che desideriamo. In momenti di crisi, l’incertezza su quando finirà la situazione frustrante può farci perdere la speranza. Adottare una visione a lungo termine, sapendo che c’è luce alla fine del tunnel, può aiutarti a vivere meglio il presente.
  2. Esamina ciò che guadagni: Ogni perdita può portare con sé nuovi guadagni. Se un viaggio è stato annullato, pensa ai soldi risparmiati. Se hai perso il lavoro, considera le nuove opportunità che potrebbero aprirsi. Chiediti: cosa guadagno da questa perdita?
  3. Accetta il cambiamento: Niente è permanente. Anche se potessimo esaudire tutti i nostri desideri, la soddisfazione sarebbe temporanea. Accettare che tutto cambia riduce l’impatto della frustrazione.

Seguendo il motto attribuito a Eugène Delacroix: “Desiderare il meglio, evitare il peggio e prendere quel che viene”, imparerai a non attaccarti alle aspettative e a vivere nel flusso degli eventi, accettando anche il caos che a volte la vita ci propone.

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I Segreti della Resilienza: Riflessioni dalla Vita Segreta degli Alberi di Peter Wohlleben

Recentemente ho letto il libro affascinante di Peter Wohlleben “La vita segreta degli alberi”. L’autore nel suo libro ci parla di come gli alberi interagiscono, comunicano, si aiutano a vicenda, si muovono e si difendono, e definisce i loro modelli di crescita. Insomma, gli alberi sono esseri sociali.

Non è interessante tutto questo? Il mondo delle foreste ci svela i straordinari meccanismi al suo interno.

Dalle sue parole, scopriamo una verità profonda: gli alberi silenziosi e nascosti che passano anni all’ombra coltivano una resilienza che resiste alle prove del tempo. Come segreti sussurrati condivisi tra gli antichi boschi, questi alberi ci insegnano pazienza e forza, mentre quelli piú esposti alla luce del sole sono piú vulnerabili e decadono piú in fretta. La loro crescita fugace non riesca a resistere alle difficoltá poste dall’esistenza.

Nella natura, troviamo saggezza – un promemoria senza tempo che la resilienza spesso risiede nell’ombra. La luce solare limitata comporta una crescita lenta, che porta allo sviluppo di legno denso che dura per generazioni.

Al contrario, gli alberi costantemente esposti al sole crescono rapidamente, producendo legno poroso suscettibile a funghi, lieviti, e muffe. Un albero che cresce rapidamente marcisce più velocemente e non ha mai la possibilità di invecchiare.

Possiamo trovare conforto nei profondi insegnamenti echeggiati da “La vita segreta degli alberi”. Questo libro illuminante rivela l’equilibrio intricato della natura, dove gli alberi sopportano pazientemente nell’ombra, coltivando una forza che trascende le generazioni. Mentre cerchiamo con urgenza soluzioni sostenibili per la nostra sopravvivenza su questo pianeta, ci viene ricordato che la vera resilienza non risiede nella crescita rapida, ma nella silenziosa forza coltivata nel tempo. Forse, abbracciando la saggezza del bosco, possiamo scoprire percorsi piú saggi e utili per mitigare la nostra impronta di carbonio e cominciare una relazione più armoniosa con il mondo.

Possiamo imparare molto dalla natura su come applicare i suoi principi e le sue strategie per un successo e una resilienza duraturi. La maestria narrativa di Peter Wohlleben porta il bosco alla vita, offrendo preziosi approfondimenti sui segreti della forza immensa che si trova nei boschi e nelle foreste.

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Ama te stesso cosí come sei

In un mondo che spesso ci spinge a conformarci a certi standard, è essenziale ricordare l’importanza dell’amore e dell’accettazione di sé. Accettarti come sei, con tutte le tue eccentricità e imperfezioni, è un viaggio verso la felicità e l’appagamento personale. In questo post, cercheró di spiegare il significato di amare te stesso cosí come sei e di condividere consigli pratici su come coltivare l’amore verso te stesso.

Comprendi l’amore per te stesso

Per intraprendere il percorso dell’amore per se stessi, è cruciale capire cosa significhi veramente. L’amore per la propria persona significa accettare e apprezzare te stesso così come sei. Riguarda soprattutto riconoscere i tuoi punti di forza e le tue debolezze senza giudicarti.

Accetta le tue imperfezioni

Nessuno è perfetto, ed è proprio questo che rende ogni persona unica. Accettare quindi le tue imperfezioni significa capire che esse contribuiscono alla tua individualità. Invece di considerare i difetti come svantaggi, vedili come parte della tua storia e una fonte di forza.

Smetti di paragonarti

I social media e le aspettative della società possono condurre alla continua comparazione con gli altri. Riconosci che il tuo percorso è unico, e non esiste uno standard universale per il successo o la bellezza. Smetti di paragonarti agli altri, concentrati invece sul tuo percorso e celebra i tuoi successi, per quanto piccoli.

Affermazioni Positive

Integra affermazioni positive nella tua routine quotidiana. Le affermazioni aiutano a riconfigurare i tuoi schemi di pensiero, favorendo un’immagine più positiva di te stesso. Ripeti frasi come “Mi basto cosí” oppure “Mi amo e mi accetto cosí come sono” per rafforzare l’amore verso te stesso. Metti anche dei post-it un po’ dappertutto in casa, cosí non ti dimenticherai di ripeterle.

Rituali di benessere

Crea dei rituali regolari di benessere per nutrire la mente, il corpo e l’anima. Che si tratti di praticare la mindfulness, fare lunghe passeggiate o praticare i tuoi hobby, passare del tempo con te stesso favorisce una connessione più profonda e un’apprezzamento maggiore verso la tua persona.

Stabilisci dei limiti

Stabilire limiti sani è cruciale per l’amore verso se stessi. Impara a dire no quando necessario e dai priorità al tuo benessere. Stabilire dei limiti ti permette di mantenere un’immagine positiva e proteggere la tua salute emotiva.

Pratica la gratitudine

Coltiva una pratica della gratitudine per spostare il tuo focus da ciò che ti manca a ciò che hai. Esprimi regolarmente gratitudine per i tuoi successi, le relazioni e persino le piccole gioie della vita. La gratitudine rafforza una prospettiva positiva su te stesso e sul tuo percorso.

Concludendo, amare te stesso per ciò che sei è un processo continuo e trasformativo. Comprendere la vera essenza dell’amore verso se stessi, abbracciare le imperfezioni, allontanarsi dalle comparazioni, praticare affermazioni positive, dare priorità al benessere, stabilire limiti e coltivare la gratitudine ti permette di intraprendere un viaggio verso la scoperta e accettazione di te stesso. Ricorda, meriti amore e gentilezza, soprattutto verso te stesso. Abbraccia l’autenticità e celebra l’individuo unico che sei.

Pensi di riuscire ad amarti cosí come sei?

How to Build a New Habit and Like It

Habits represent a great strength, perhaps the greatest in absolute.

Usually in life, a success or a failure that happened only once, doesn’t make a difference. Studies have shown that some winners of the lottery run short of money a few years later because of their bad habits.

If you eat a big slice of cake from time to time, you won’t get fat. But if you eat biscuits containing a lot of butter every day, you may become fat.

Then success is a habit, not a one time off event. The tortoise always wins although the hare always brags about being the winner.

Do you know the famous fable of Esopo where a Hare ridicules a slow-moving Tortoise? Tired of the Hare’s arrogant behavior, the Tortoise challenges him to a race. The Hare soon leaves the Tortoise behind and, confident of winning, takes a nap midway through the race. When the Hare awakes however, he finds that his competitor, crawling slowly but steadily, has arrived before him.

It is never too late never to adopt a new habit. Since habits are so powerful, you will begin to see immediately great results, once that you will have acquired yours that will bring you toward the realization of your goal.

Then, how to build a new habit?

First thing, decide what you can make more often in order to reach your goal.

Obviously, it depends on your goal. 

Do you want to acquire a specific skill? A new competence, or knowledge? Eating  healthier? You shall establish your objective. The next important step will be deciding the time and the place. Every habit should come true within a certain time frame and in an established place.

From a scientific study carried out by Philippa Lally, it results that acquiring a new habit takes 66 days. Actually, some people can make it in a shorter time (18 days) and others need more time (8 months). Then, patience must become your mantra.

However there is a small technique that you can learn in order to make the acquisition of a new habit.

I explain it better with a practical example.

Let’s imagine that you want to acquire the habit to go to gym regularly. Well, at the beginning it is not fun. You have to go to a place and make a big effort to train yourself. Going to the gym happily has to become an habit.

Then the first step is deciding about the time and the place, but don’t do anything yet!

I make it clearer: you schedule a day and a time to go to the gym but when you arrive, you don’t exercise. You can make a tour around, or maybe do some light exercise and for a short time. If the gym has a jacuzzi, go to the jacuzzi and then back home.

In this way, you establish the time and the place in your mind but you don’t complete the action, that is not so amusing for the time being.

I know that it may seem strange to go around the gym without training. You may think that it is a loss of time but it is not. This is the first step to build a habit, therefore be patient (be the Tortoise!)

After a few days, or a couple of weeks, your mind will associate the time and the place to the gym and not the effort of the physical exercise.  

Don’t think that this phase is a loss of time; actually, it is the most important part.

Are you ready for this challenge?

Come fare ad acquisire una nuova abitudine

Le abitudini rappresentano una grande forza, forse la più grande in assoluto.

Di solito nella vita, un successo o un fallimento avvenuti una sola volta non fanno la differenza. Gli studi hanno dimostrato che tanti vincitori alla lotteria perdono i loro soldi e finiscono sul lastrico qualche anno dopo per via delle loro cattive abitudini.

Chi mangia una grande fetta di torta una volta ogni tanto non diventa grasso, ma mangiando ogni giorno biscotti contenenti tanto burro, potrebbe diventarlo. Quindi il successo è un’abitudine, non è un evento che accade una sola volta. La tartaruga vince sempre sebbene la lepre non faccia che vantarsi tutto il giorno.  

Hai presente la famosa favola di Esopo in cui una tartaruga batte una lepre durante una corsa, procedendo a passo lento e regolare mentre la lepre è troppo impegnata a festeggiare il fatto che si trova in testa dall’inizio?

Non è mai troppo tardi per adottare una nuova abitudine. Dato che le abitudini sono così potenti, inizierai a vedere da subito grandi risultati, una volta che avrai acquisito la tua, quella che ti porterà verso la realizzazione del tuo obiettivo.

Come fare per acquisire un’abitudine?

Per prima cosa decidi che cosa potresti fare un po’ più spesso per arrivare alla realizzazione del tuo desiderio. Ovviamente questo dipende dal tuo desiderio. Si tratta di acquisire una capacità specifica? Una conoscenza? Mangiare sano? Insomma, prima devi stabilire l’obiettivo. Il passo importante successivo è rappresentato dal tempo e dal luogo. Ogni abitudine deve realizzarsi entro un certo tempo e in un determinato luogo.

Da uno studio scientifico condotto da Philippa Lally, risulta che per acquisire una nuova abitudine sono necessari 66 giorni. In realtà c’è chi ci mette meno tempo (18 giorni) e chi di più (8 mesi). Quindi, avere pazienza deve diventare il tuo mantra.

Però c’è una piccola tecnica che puoi imparare per rendere l’acquisizione della nuova abitudine più semplice.

Te la spiego meglio con un esempio pratico.

Mettiamo che tu voglia acquisire l’abitudine di andare in palestra regolarmente. Bene, all’inizio non è divertente. In pratica devi recarti in un posto e fare una gran fatica. Ma per rendere piacevole il percorso, devi farlo diventare un’abitudine.

Quindi il primo passaggio è stabilire il tempo e il luogo, ma non devi fare ancora niente!

Mi spiego meglio: scegli un orario per andare in palestra ma quando arrivi, non fare esercizi. Fatti un giro oppure fai qualche esercizio molto leggero e per poco tempo. Se la palestra ha l’idromassaggio, fallo e poi ritorna a casa.

In questo modo stabilisci il tempo e il luogo nella tua testa ma non compi ancora l’azione, che non è poi tanto divertente, o non lo é ancora.

So che può sembrare strano andare in giro per la palestra senza allenarsi. Potrai pensare che è una perdita di tempo ma non lo è. Si tratta del primo passo per costruire un’abitudine, quindi sii paziente (sii una tartaruga!)

Dopo qualche giorno, o magari un paio di settimane, il tempo e il luogo saranno ciò che il tuo inconscio assocerà alla palestra e non alla parte faticosa dell’esercizio fisico. Non pensare che questa fase sia una perdita di tempo; in realtà, è la parte più importante.

Allora, cosa ne pensi di questa sfida?

Perché accettare che non si puó essere sempre felici ti facilita la vita

Dopo aver letto tanto sulla felicità, ho scoperto che si deve anche imparare a gestire l’infelicità e che perció é importante accettare che non si puó essere sempre felici.

Cosa significa davvero essere felici? E’ veramente necessario avere sempre successo per essere felici?

Alcuni ricercatori affermano che il significato della felicità risiede nel definire la propria qualità di vita e nel cercare continui modi per migliorarla. Altri ricercatori affermano che tutti noi abbiamo uno scopo sociale per il quale vivere, che è la nostra missione sulla terra. Se tieni un diario, per esempio, sei in grado di valutare le attività che ti rendono felice e paragonarle con quelle che invece ti rendono triste. In questo modo puoi scegliere. Puoi anche paragonare le tue attività con quelle degli altri per vedere quello che rende felice gli altri e trarne ispirazione. Questo non significa che devi paragonarti agli altri: tu sei unico e molto spesso non conosci nemmeno tanto bene quelle persone.

Inoltre, non c’è un’unica ricetta per essere felici. Non tutti sono felici se praticano la meditazione o lo sport, per esempio. Ci sono tuttavia alcuni fattori comuni che influenzano la felicità: ottime relazioni interpersonali, un lavoro che ti coinvolge, un buon equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, un partner fantastico e buona salute. Si possono incontrare comunque persone che non sono felici nonostante abbiano un buon lavoro e vadano d’accordo con il proprio partner.

D’altro lato, ci sono anche ricercatori che dicono che non è importante mirare alla felicità in quanto tale, ma si dovrebbe imparare ad essere infelici, accettando che nella vita ci possano essere momenti di infelicità.

Alcuni scienziati vedono con occhio critico la tendenza attuale ad essere sempre positivi. Evitare situazioni di stress, dolore, tristezza non è una soluzione. Non si può ignorare di essere infelici, bisogna accettare questo stato per quello che è. Puoi cercare di condividere le tue sensazioni e le tue emozioni con gli altri, perché questo ti aiuterà a creare e rafforzare le tue relazioni. Quando sei preoccupato e sai che qualcuno può ascoltarti, potresti sentirti meglio dopo aver condiviso il tuo stress e disagio. In effetti, le persone che fingono di essere sempre felici finiscono per essere sole, isolate e ovviamente infelici.

Accetta quello che la vita ti presenta nel qui e ora

Questo suona come un paradosso ma se provi ad accettare la tua infelicità come un momento della vita che prima o poi scomparirà, ti sentirai meglio.

La cosa più importante per essere felici della vita che si conduce é riconoscere e accettare gli alti e bassi che ne fanno parte. Come dicono i francesi, c’est la vie.

Come migliorare la tua disciplina

L’autodisciplina è la capacità di allenarsi mentalmente. Le persone di successo sono maestri in quest’arte. Gli sportivi, le stelle dello spettacolo, i grandi medici, gli inventori, i ricercatori, i dirigenti, ma anche i genitori, gli insegnanti, gli infermieri che hanno conseguito dei risultati importanti durante la loro carriera e la loro vita, praticano delle tecniche fondamentali per la loro mente. Sanno che il pensiero genera l’abitudine e disciplinano il loro pensiero per creare l’attitudine a fare sempre meglio. Vediamo alcune tecniche che potranno aiutarti a migliorare la tua disciplina.

  1. Visualizzazione – Ascolta degli audio che ti spiegano cos’é e come praticare la visualizzazione. Imparerai a condizionare la tua mente al rilassamento, e in questo stato sarai più ricettivo e quindi piú creativo, Scrivi i tuoi obiettivi (non tanti, al massimo tre) e leggili ad alta voce. Ascolta musica energizzante ripetendo i tuoi obiettivi come un mantra.
  2. Quando visualizzi i tuoi obiettivi, visualizzali esattamente come se fossero giá realizzati. Ad esempio, se vuoi vederti piú magro, visualizzati in un abito che da tanto tempo non riesci piú a mettere.
  3. Fai un esercizio quotidiano di questo tipo: ripeti a te stesso piú volte che hai giá raggiunto questi obiettivi importanti. Osservati nella tua nuova “versione”. Persevera nel voler raggiungere i tuoi obiettivi, non abbandonarli, prenditi cura di loro.
  4. Fai una lista di alcune cose importanti e necessarie che non hai voglia di fare perché non ti piacciono, sono difficili, o non hai tempo. Attribuisci una scadenza e rispettala. L’azione dedicata allo svolgimento di compiti spiacevoli riduce lo stress e la tensione (lo so, sembra strano, ma il nostro cervello funziona cosí).
  5. Ricordati che devi migliorare la disciplina anche del tuo corpo. Perció fai attivitá sportiva, cammina almento tre volte a settimana per mezz’ora, riposa e dormi in modo regolare, mangia pasti sani, nutrienti ed equilibrati, cerca di mantenere sempre lo stesso peso.

Infine, non dimenticare che sia perdere che vincere sono atteggiamenti mentali che possono essere appresi ma ci vogliono giorni, settimane e perfino mesi di pratica costante per raggiungere gli obiettivi che ti sei posto. Migliorare la tua disciplina é un passo fondamentale verso il successo.

Se vuoi, puoi leggere nel mio blog altri articoli sulla disciplina.

Idee per migliorare la tua produttività

Guardando le abitudini di alcune delle persone di maggior successo, ho scoperto che sembrano avere tutte una cosa in comune: alzarsi presto. Ma cosa fanno al mattino? Qual é la loro routine per essere più produttivi? Ecco alcune idee da copiare per migliorare la tua produttivitá.

Alzandosi presto al mattino si possono fare molte più cose in un giorno e quindi nella vita.

Non tutti, peró, riescono a svegliarsi presto. Dipende anche da che cronotipo sei. C’é chi ritiene, per esempio, che sia meglio svegliarsi naturalmente, cioé senza sveglia. Ovviamente non devi avere niente in programma. Io non programmo mai riunioni prima delle 9:30, perché mi piace fare colazione tranquillamente, e in generale preferisco il pomeriggio per le riunioni. A volte peró bisogna adeguarsi, soprattutto quando sei invitato/a ad una riunione.

Più vigili e attivi grazie all’attivitá fisica

Per prima cosa dopo che ti sei svegliato/a, fai sport. Allenarsi ti rende più vigile e attivo/a, risveglia il metabolismo e, soprattutto, dopo non ti devi preoccupare di fare attivitá fisica per il resto della giornata.

Fai una doccia fredda.

Potresti rabbrividire solo a pensarci (io sí, rabbrividisco e non la faccio, ma se ci riesci, otterrai solo benefici). Questo momento di ristoro mattutino ha ogni sorta di virtù: migliora la circolazione, riduce lo stress e può anche aiutarti a perdere peso.

Leggi, guarda video, partecipa a corsi, insomma migliora la tua conoscenzaa

Le persone di successo sono, ovviamente, persone intelligenti. Non è quindi molto sorprendente che considerino importante far lavorare il loro cervello. C’é chi legge circa 50 libri all’anno e chi trascorre l’80% della sua giornata a leggere. Ci sono persone che preferiscono guardare video o partecipare a corsi per mantenersi aggiornati e sviluppare le loro competenze. L’importante é imparare continuamente.

Meditazione per il rilassamento

Tu mediti? Io sí, almeno 10 minuti al giorno. La maggior parte delle persone di successo medita e conferma che la meditazione li aiuta a rilassarsi, a dormire meglio, ridurre lo stress e migliorare la loro qualità della vita.

Ovviamente per avere successo nel lavoro non bastano questo consigli: bisogna anche impegnarsi molto. Ma sicuramente questa routine puó aiutarti a stabilire una certa regolaritá nelle tua vita, che ti aiuterá a migliorare la tua produttivitá al lavoro.

Hai una routine particolare per migliorare la tua produttivitá?

silhouette photography of jump shot of two persons
Successo – Photo by Jill Wellington on Pexels.com