Ho letto questa storia che voglio condividere con te, perché la trovo molto bella.
Una anziana donna cinese possedeva due grandi vasi, che trasportava appesi alle estremità di un lungo bastone che appoggiava sul collo.
Uno dei due vasi aveva una crepa, mentre l’altro era intero.
Ogni giorno l’anziana donna riportava a casa un vaso e mezzo d’acqua.
Il vaso intero era fiero di se stesso, mentre il vaso rotto si vergognava terribilmente della sua imperfezione perché riusciva a svolgere solo metà del suo compito.
Dopo un po’ di tempo, finalmente trovò il coraggio di parlare con l’anziana donna, e dalla sua estremità del bastone le disse: “Mi vergogno di me stesso, perché la mia crepa ti fa portare a casa solo metà dell’acqua che prendi”.
L’anziana donna sorrise “Hai notato che sul tuo lato della strada ci sono sempre dei fiori, mentre non ci sono sull’altro lato? Questo succede perché, dal momento che so che tu hai una crepa e lasci filtrare l’acqua, ho piantato semi di fiori solo sul tuo lato della strada. Così ogni giorno, tornando a casa, tu innaffi i fiori”.
Durante tutto questo tempo ho potuto raccogliere dei fiori che hanno rallegrato la mia casa e la mia tavola. Se tu non fossi così come sei, non avrei mai potuto gioire della loro bellezza e decorare la mia abitazione.
Ecco la morale della storia
Ciascuno di noi ovviamente ha il suo lato debole. Ma sono le crepe e le imperfezioni che abbiamo che rendono la nostra vita insieme interessante e bella da essere vissuta.
Devi solo essere capace di prendere ciascuna persona per quello che è, e scoprire il suo lato positivo.
Un abbraccio a tutti coloro che si sentono un vaso rotto, e ricordati di godere del profumo dei fiori sul lato della tua strada!
Dopo aver letto tanto sulla felicità, ho scoperto che si deve anche imparare a gestire l’infelicità e che perció é importante accettare che non si puó essere sempre felici.
Cosa significa davvero essere felici? E’ veramente necessario avere sempre successo per essere felici?
Alcuni ricercatori affermano che il significato della felicità risiede nel definire la propria qualità di vita e nel cercare continui modi per migliorarla. Altri ricercatori affermano che tutti noi abbiamo uno scopo sociale per il quale vivere, che è la nostra missione sulla terra. Se tieni un diario, per esempio, sei in grado di valutare le attività che ti rendono felice e paragonarle con quelle che invece ti rendono triste. In questo modo puoi scegliere. Puoi anche paragonare le tue attività con quelle degli altri per vedere quello che rende felice gli altri e trarne ispirazione. Questo non significa che devi paragonarti agli altri: tu sei unico e molto spesso non conosci nemmeno tanto bene quelle persone.
Inoltre, non c’è un’unica ricetta per essere felici. Non tutti sono felici se praticano la meditazione o lo sport, per esempio. Ci sono tuttavia alcuni fattori comuni che influenzano la felicità: ottime relazioni interpersonali, un lavoro che ti coinvolge, un buon equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, un partner fantastico e buona salute. Si possono incontrare comunque persone che non sono felici nonostante abbiano un buon lavoro e vadano d’accordo con il proprio partner.
D’altro lato, ci sono anche ricercatori che dicono che non è importante mirare alla felicità in quanto tale, ma si dovrebbe imparare ad essere infelici, accettando che nella vita ci possano essere momenti di infelicità.
Alcuni scienziati vedono con occhio critico la tendenza attuale ad essere sempre positivi. Evitare situazioni di stress, dolore, tristezza non è una soluzione. Non si può ignorare di essere infelici, bisogna accettare questo stato per quello che è. Puoi cercare di condividere le tue sensazioni e le tue emozioni con gli altri, perché questo ti aiuterà a creare e rafforzare le tue relazioni. Quando sei preoccupato e sai che qualcuno può ascoltarti, potresti sentirti meglio dopo aver condiviso il tuo stress e disagio. In effetti, le persone che fingono di essere sempre felici finiscono per essere sole, isolate e ovviamente infelici.
Accetta quello che la vita ti presenta nel qui e ora
Questo suona come un paradosso ma se provi ad accettare la tua infelicità come un momento della vita che prima o poi scomparirà, ti sentirai meglio.
La cosa più importante per essere felici della vita che si conduce é riconoscere e accettare gli alti e bassi che ne fanno parte. Come dicono i francesi, c’est la vie.
Oggi é il primo giorno dell’anno e molti di noi hanno giá stabilito degli obiettivi da raggiungere nel 2023, o stanno per farlo. Si tratta delle cosiddette risoluzioni, che sono facili da decidere ma difficili da mantenere lungo tutto il corso dell’anno.
Il nuovo anno porta con sé la voglia di cambiamento, di rinnovamento. Vorremmo passare più tempo in famiglia, fare quel viaggio che sogniamo da tanto tempo, cambiare lavoro, iscriversi in palestra, dimagrire, smettere di fumare…con l’obiettivo principale di sentirsi meglio con sé stessi e con gli altri.
Perché succede che strada facendo e man mano che passa il tempo ci dimentichiamo delle nostre risoluzioni o le abbandoniamo?
Ecco alcune domande che puoi porti.
I tuoi obiettivi sono troppo ambiziosi, vaghi o semplicemente troppi? In questo caso ti stai mettendo sotto pressione. Se hai deciso di smettere di fumare o di perdere 10 chili, devi chiederti perché fumi e perché hai sempre fame. Non sono questi dei modi per allievare le tante tensioni giornaliere?
Sei positiva/o rispetto al raggiungimento delle tue risoluzioni? Se pensi che non ce la farai mai, è sicuro che non ce la farai mai. Henry Ford diceva:
“Che tu creda di farcela o di non farcela avrai comunque ragione”.
La tua risoluzione è allettante? Hai deciso di dimagrire o di smettere di fumare. In sé sono degli obiettivi grandiosi. Trova un motivo per cui vuoi raggiungere questi obiettivi. Ad esempio, vuoi smettere di fumare per poter recuperare fiato più velocemente quando corri oppure vuoi dimagrire per tornare a metterti quei bellissimi pantaloni che ti piacciono tanto.
Le cattive abitudini sono difficili da perdere, soprattutto ci vuole del tempo. Come dicevo prima, se le hai prese, avrai avuto i tuoi buoni motivi (proteggerti dallo stress, per esempio). Non credere di cambiare abitudine in alcune settimane. Una volta si pensava che per cambiare un’abitudine bastassero 21 giorni. Ora, nuove ricerche neuro-scientifiche hanno stabilito che ce ne vogliono almeno 60! Quindi prenditi il tuo tempo, introduci la nuova abitudine con calma, non mettere fretta al tuo corpo, che è comodamente adagiato sulla vecchia abitudine e non ha nessuna voglia di sostituirla. Devi fargli capire, passo dopo passo, che un altro modo di funzionare è possibile anzi è persino salutare!
Inoltre, sappi che il cammino non sarà sempre lineare ma potrai incontrare degli ostacoli. Ricordati che ci saranno dei momenti più facili di altri e che perdere una battaglia non significa perdere la guerra. Anzi, accetta gli alti e i bassi: il corpo avrà modo di adattarsi lentamente.
Scegli un obiettivo che non sia un’imposizione, nel senso che deve rappresentare veramente una scelta, una cosa che vuoi fare, non che devi fare.
Controlla i tuoi pensieri, ricorda quello che diceva Henry Ford. Non concentrarti su quello che resta da fare, ma celebra quello che hai già fatto. Elenca le piccole vittorie e fatti i complimenti. Resta positiva/o!
Photo by Cristiana Branchini
Pensa alla forza che ha un seme per diventare un filo d’erba. Deve bucare la terra per vivere. Lavora lentamente sotto terra, fino a quando un giorno buca la terra e vede la luce! Per te è un po’ la stessa cosa. Lavora lentamente e un giorno vedrai il risultato, perché sei più forte di quello che credi.
E ora i quattro consigli:
Programma un solo obiettivo alla volta, ma definiscilo bene, seguendo il modello SMART (specifico, misurabile, raggiungibile, rilevante e circoscritto nel tempo) che, anche se si riferisce ad un ambito aziendale, risulta ugualmente efficace.
Adotta la politica dei piccoli passi dividendo il tuo obiettivo in tanti piccoli obiettivi.
Celebra i successi: il primo chilo che hai perso, il primo giorno intero senza fumare. Metti dei post-it un po’ per tutta la casa con scritto quanto sei stata brava/o.
Annuncia ai tuoi cari che hai questo obiettivo e chiedegli di aiutarti in questo percorso. Avere il loro sostegno ti aiuterà nel cammino verso la riuscita. Cerca dei gruppi su Facebook che hanno il tuo stesso obiettivo, partecipa a dei forum su Internet. Ricordati che non sei sola/o, ci sono altre migliaia di persone che hanno il tuo stesso obiettivo e scambiare delle idee con loro può esserti d’aiuto. Puoi creare tu stessa/o il tuo blog, che può diventare il tuo diario (ma un diario su carta va benissimo).
La nostra mente è affascinante e non siamo ancora coscienti di tutte le sue possibilità. Tanti pensieri affollano la nostra mente ma purtroppo la maggior parte dei nostri pensieri sono negativi. Tuttavia, c’è una via d’uscita per raggirare il tuo monologo interiore negativo: le affermazioni positive.
Ho letto per la prima volta l’importanza delle affermazioni positive in un libro di Louise Hay.
Le affermazioni positive sono delle frasi corte che ti motivano, ti ispirano e ti incoraggiano a passare all’azione per raggiungere i tuoi obiettivi. Per fare in modo che funzionino devi ripetere queste frasi più volte durante il giorno, per imprimerle nel tuo inconscio.
La ripetizione può cambiare le tue abitudini, il tuo comportamento e punto di vista. Come forse sai, le parole hanno un potere. La ripetizione regolare, a voce alta, ma anche dentro di te, trasforma i pensieri e ti aiuta a creare la tua realtà. I pensieri positivi hanno il potere di superare il discorso negativo interiore. Può darsi che ti sembri strano pronunciare delle frasi come “scelgo di essere felice” davanti a uno specchio, ma ti assicuro che queste affermazioni ti aiutano davvero a rafforzare le buone vibrazioni. La ripetizione regolare di affermazioni diventa la tua verità.
Un’affermazione dichiara con fermezza e sicurezza un pensiero positivo e lo manifesta come una verità. Integrando queste dichiarazioni positive alla tua routine quotidiana, aiuti la tua mente a dare priorità alla positività.
Secondo alcuni ricercatori, le affermazioni possono aiutarti a lavorare meglio. Passando qualche minuto a riflettere sulle tue capacità prima di una riunione stressante, per esempio, può calmare i nervi, aumentare la fiducia in te stesso/a e migliorare le probabilità di riuscita. Le affermazioni possono anche aiutarti ad attenuare lo stress.
Ecco qui tutte alcuni benefici che potrai ottenere praticando le affermazioni regolarmente:
Diventare più felice. Le affermazioni ti permettono di riconoscere le cose che ti impediscono di essere felice, perché ti concentri su quello che veramente vuoi nella vita. Inoltre, il tuo umore migliorerà.
Guardare le cose in prospettiva. Spesso diamo per scontato le cose più semplici. L’utilizzazione delle affermazioni ti permette di ricordarti che le cose più semplici sono le più importanti. Per esempio, se sei in buona salute, utilizzando l’affermazione “sono in buona salute” potrai concentrarti su questo punto e apprezzarlo di più.
Ridurre i pensieri negativi. Siccome la maggior parte dei nostri pensieri sono negativi ma incoscienti, le affermazioni positive ti permettono di diventare più consapevole dei tuoi schemi di pensiero e dei tuoi sentimenti, riducendo in questo modo il rischio di creare la ricorrenza di un pensiero negativo.
Per ottenere il meglio dalla pratica delle affermazioni, devi osservare queste tre regole di base:
Dedicare alla ripetizione dei momenti precisi durante la giornata. Puoi enunciare le tue affermazioni al mattino appena ti alzi o alla sera prima di andare a letto. Riuscirai sicuramente a trovare il momento migliore per te da dedicare alla ripetizione delle affermazioni.
Utilizza il verbo al presente, perché desideri dei risultati ora e non in futuro. Inoltre, il cervello recepisce solo il linguaggio al presente.
Non usare la negazione (per esempio, non affermare “non mi lascio influenzare dall’opinione degli altri” ma “l’opinione degli altri mi è indifferente”). Anche in questo caso il cervello non recepisce la forma negativa.
Non ci sono delle regole rigide sulla frequenza delle ripetizioni. Ma secondo lo psicoterapeuta Ronald Alexander dell’Open Mind Training Institute, le affermazioni possono essere ripetute da tre a cinque volte al giorno per rafforzare l’effetto positivo.
Ti piace scrivere? Perfetto! Scrivere le tue affermazioni in un diario e leggerle davanti a uno specchio è un metodo efficace per renderle più potenti.
Ecco alcune affermazioni che potresti provare per vedere se funzionano anche per te:
Credo in me stessa/o e ho fiducia nelle mie capacità.
Sono l’artefice dei miei pensieri.
Sono una persona di successo.
Scelgo di essere felice.
Sono circondato/a da una famiglia straordinaria e da degli ottimi amici/amiche.
Sono forte e coraggiosa/o.
Quando vado a letto, tutto è come deve essere e mi addormento tranquillo/a.
L’educazione che abbiamo ricevuto ci ha insegnato che dobbiamo trattare bene gli altri. Ma perché solo gli altri e non noi stessi?
Ti capita per esempio di essere il peggior critico di te stesso/a? A volte, ti insulti per qualcosa che hai fatto male o volevi fare meglio? Mangi male, dormi poco, abusi di sostanze dannose (alcol, tabacco)? Oppure sei semplicemente preoccupato/a di compiacere gli altri? Sappi che non sei solo/a. Si tratta di un problema abbastanza diffuso e normale fino ad un certo punto. Per questo sarebbe utile fare attenzione ad alcuni dettagli quotidiani per imparare a trattarti meglio.
Come dicevo prima, non ci è stato insegnato che dobbiamo trattarci bene. Abbiamo messo da parte l’attenzione verso il nostro benessere. Quante volte i tuoi genitori ti hanno detto di trattare bene gli altri o di fare delle cose per gli altri? Quante volte invece ti hanno detto che devi occuparti anche di te stesso/a?
La maniera con cui tratti te stesso/a è una sorta di estensione di ciò che ti è stato insegnato dai tuoi genitori e da altre figure di riferimento nella tua vita, come gli insegnanti.
Per una persona molto giovane questo può sembrare esagerato, poiché oggi nelle scuole vengono insegnati alcuni principi fondamentali dell’autostima. Ci sono poi genitori che cercano di instillare l’attenzione verso il proprio benessere ai loro figli.
Tuttavia, per una persona adulta o anziana, trattarsi bene ed essere veramente rispettosi di sé stessi non è sempre qualcosa di evidente. In passato non era così facile trovare qualcuno che potesse aiutarti a coltivare un certo amor proprio senza passare per egoista.
Infatti è proprio questa la base: l’amor proprio, da non confondere con il narcisismo o l’egocentrismo. Per comprendere meglio questo concetto, possiamo prima immaginare cosa facciamo quando amiamo davvero qualcuno: cerchiamo la sua felicità, lo aiutiamo, cerchiamo di farlo sentire bene e lo accettiamo così com’è, con tutte le sue imperfezioni e qualità. Trattare bene te stesso/a significa infatti accettarti per quello che sei.
Diventare gentile verso te stesso/a significa innanzitutto essere comprensivi con te stesso/a, specialmente di fronte ai tuoi fallimenti ed errori.
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Questo atteggiamento può essere un grande alleato. Puoi sfidarti in modo sano, tenendo conto delle tue possibilità e dei tuoi desideri e non dei desideri che gli altri hanno per te.
Il linguaggio che usi è molto importante per trattarti bene. È comune, e in una certa misura normale, che in alcune occasioni parli “male” a te stesso/a, lo fai inconsciamente. Non puoi parlare sempre in modo amorevole a te stesso/a, poiché potresti entrare in una positività tossica, cioè quando un atteggiamento positivo viene utilizzato per mascherare le emozioni negative, in pratica far finta che tutto vada bene anche quando non è vero.
Tuttavia, non devi usare parole offensive verso te stesso/a. Nessuno insulta chi ama veramente e tratta bene, giusto? Se parli o pensi male spesso di alcuni tuoi aspetti personali (fisici o mentali), finirai per crederci davvero.
Prenderti cura di te stesso/a è essenziale. Ciò implica lo sviluppo di uno stile di vita più sano. Dormire e riposare abbastanza ore, ad esempio, così come mangiare bene in base al nostro peso, età e stile di vita, non abusare di alcol o tabacco, sono tutti modi per prenderti cura di te stesso/a. Prenderti del tempo per rilassarti, riconnetterti con ciò che ti piace davvero fare, mantenere i tuoi hobby, seguire le tue passioni e interagire con le persone che ti portano qualcosa di positivo nella tua vita significa che ti stai rispettando.
La società nella quale viviamo ci porta spesso a invertire le priorità e a mettere il lavoro davanti a tutto. Questo può avere un impatto negativo sulla nostra qualità di vita e sulla salute fisica, mentale e emotiva.
Secondo delle ricerche svolte in Francia, la sofferenza fisica legata al lavoro riguarda il 3,1% delle donne e l’1,4% degli uomini, ma secondo alcuni esperti i dati sono più alti. La classificazione internazionale delle malattie individua nel burn-out un fenomeno legato al lavoro ma in realtà il lavoro non è l’unica causa.
Con il costo della vita in continuo aumento, siamo propensi a lavorare di più per guadagnare uno stipendio che ci permetta di provvedere ai nostri bisogni e a quelli della nostra famiglia e, a causa di questo, molti elementi della nostra vita privata sono messi da parte.
Passiamo molte ore a lavorare, riducendo il tempo per mangiare, per riposare, per stare in famiglia, e non ci rendiamo conto di quanto questo ci possa fare male.
Anche se la maggior parte di noi non può permettersi di non lavorare, si deve trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata per evitare che lo stress si accumuli in maniera preoccupante.
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In questo periodo di smart-working diffuso, è ancora più difficile mettere dei confini tra il lavoro e la vita privata. Per questo, tanti governi stanno elaborando delle direttive che stabiliscano il diritto a “disconnettersi”. Bisogna avere la possibilità di fare dello sport, di camminare, di prenderci cura dei nostri cari, di seguire le nostre passioni o semplicemente di riposare.
Sempre più persone soffrono di stress, si sentono esausti, hanno dei problemi di alimentazione, o delle difficoltà di relazione, e tutto questo a causa delle lunghe giornate di lavoro, che non ci lasciano il tempo di fare delle attività per il nostro benessere.
Se senti di essere in una di queste situazioni, sappi che nessuno stipendio vale la tua salute, nessun lavoro vale l’usura che deriva da giornate di lavoro che annientano la tua energia e la tua gioia di vivere.
Se non hai altre alternative al lavoro che stai facendo, trova qualcosa di positivo per equilibrare la tua vita, perché altrimenti arriverà il momento in cui comincerai a fare degli errori al lavoro e la tua performance generale ne soffrirebbe. Puoi cominciare a cercare un altro lavoro ma occupati sempre della tua salute, perché se ti ammali potrebbe volerci molto tempo per recuperare.
Il lavoro è una parte importante della vita, ma non è la tua vita. C’è molto di più: la famiglia, la salute, gli amici. Non permettere che il lavoro prenda tutto lo spazio nella tua mente e nel tuo corpo, cerca di occuparti di tutti gli aspetti della tua vita.
Ricordati di prenderti sempre cura di te stesso/a per prima cosa, perché è solo così che potrai vivere una vita migliore.
Il karma è uno dei concetti del buddismo più conosciuti. Ma allo stesso tempo è anche uno dei meno compresi. Si sente dire “avere un buon karma o un cattivo karma” ma non si sa veramente che cosa significa.
Che cos’è il karma allora?
Il karma è una parola sanscrita che significa atto o azione. Nella religione buddista, il karma è una legge causa-effetto: ad ogni azione corrisponde una reazione. Per i buddisti il karma fa parte delle forze naturali dell’universo, come la forza di gravità, per esempio. Secondo i principi del karma, tutte le nostre azioni, tutti i nostri pensieri e tutte le nostre intenzioni creano dell’energia: sono delle cause che comportano delle conseguenze. Se liberiamo energia positiva, riceveremo energia positiva. Ma se inviamo nel mondo energia negativa, ecco allora che potremmo avere dei problemi o delle difficoltá. Il karma è semplicemente un’eco di quello che facciamo, diciamo e pensiamo.
Questo non significa che il karma si vendica! Il karma non si vendica quando emettiamo delle onde negative. Questa è generalmente la concezione che abbiamo del karma in Occidente. Noi pensiamo sia una specie di punizione dell’universo per le nostre cattive azioni del passato. Ma il karma non funziona così, non è né una vendetta né una giustizia.
Il karma è energia riflessa.
Come vivere in accordo con il karma.
Per creare del buon karma, bisogna inviare delle vibrazioni positive al mondo. Questo non significa necessariamente che devi devolvere tutti i tuoi risparmi ad un’associazione di volontariato o lasciare il tuo lavoro per lavorare come volontario/a. Sono i piccoli gesti di generosità quotidiana che contano, come per esempio cedere il posto a sedere sull’autobus, invitare quell’amico/a che non vedi da tanto tempo a bere qualcosa insieme, o aiutare un collega in difficoltà. Non dimenticarti di esprimere gratitudine quando gli altri si prendono cura di te. Quello che conta è agire in maniera disinteressata, non aspettarsi niente in cambio. Apprezza semplicemente il fatto di fare una buona azione senza secondi fini, anche se solo tieni la porta aperta al tuo vicino di casa.