Ti dimentichi spesso quello che devi fare, dalla più banale sciocchezza alla più importante delle cose che hai in mente?
Non ti preoccupare perché uno studio rivela che:
Lo scopo della memoria non é ricordarsi chi ha vinto l’ultima coppa del mondo di calcio, ma é quello di farti diventare una persona intelligente che puó prendere delle decisioni.
Quando vai a fare la spesa, puó capitarti di non ricordarti di comprare una delle cose più importanti che avevi in mente e a cui avevi pensato qualche ora prima a casa o, nel bel mezzo di una conversazione con gli amici, non ti ricordi il titolo o il nome dell’autore di un libro o di un film del quale stavi parlando.
Se non sei piú tanto giovane come me, potresti iniziare a pensare che hai l’Alzheimer perché ti dimentichi tante cose.
Paul Frankland e Blake Richards, ricercatori dell’Università di Toronto, hanno condotto uno studio che ha scoperto che le persone che hanno maggiore propensione a dimenticare sono anche le più intelligenti. Gli studiosi affermano che é della massima importanza che il cervello sia in grado di selezionare le informazioni che acquisisce ed eliminare dettagli irrilevanti, concentrandosi così su una visione più generale. Ció assicura che le decisioni siano prese nel modo più corretto.
Queste sono le parole di Blake Richards che nega la convinzione che chi riesce a ricordare più cose sia anche il più intelligente, confermando quasi il contrario. L’eliminazione di informazioni non importanti ci permette infatti di aumentare le nostre capacità analitiche, focalizzando la nostra attenzione sulle cose fondamentali ed evitando lavoro inutile al nostro cervello.
I ricercatori hanno sviluppato questo studio dopo diversi anni di ricerca sulla perdita di memoria e sull’attività cerebrale, includendo sia gli esseri umani che gli animali.
La conclusione é questa:
“Se dimentichi dettagli occasionali”, dice Richards, “può significare che la tua memoria è sana e fa esattamente quello che dovrebbe fare.”
Questa storia racconta l’importanza dell’apprezzare le differenze per costruire l’intelligenza collettiva.
Soli si va più veloci, insieme si va più lontano – Proverbio africano
Una favola indiana racconta la scoperta di un elefante da parte di sei persone cieche.
Ognuno di loro toccando solo una parte dell’elefante lo descriveva in modo diverso a seconda di dove aveva toccato l’animale. Quindi, uno lo comparò ad un muro, un altro disse una lancia, un altro ancora un serpente, oppure un albero, un ventaglio o una corda.
Cominciarono a discutere su quello che avevano sentito toccando l’elefante. La discussione diventò molto animata perché ciascuno di loro voleva aver ragione.
Un saggio passò vicino e li sentì discutere. Quindi, si avvicinò e con un sorriso disse loro: “L’elefante ha tutti i tratti che avete descritto, perché voi avete toccato solo una parte dell’animale. E’ per questo che lo descrivete diversamente”.
Questa storia spiega bene che è molto incauto essere certi di aver ragione e che la realtà supera sempre le nostre visioni personali e il nostro contesto che é basato su un percorso unico e su delle credenze limitanti.
Le differenze quando diventano ostacoli ci tolgono l’occasione di ampliare la nostra coscienza e di arricchire l’intelligenza collettiva, dove la somma degli individui é superiore al loro risultato numerico (in altre parole 1+1 non fa 2 ma 3).
Perciò, considerare un alleato colui che la pensa diversamente piuttosto che un nemico o un rivale, non ci condurrebbe a sommare i nostri approcci diversi ma a far nascere delle soluzioni inedite, che supererebbero l’apporto individuale di ciascuno di noi.
Ancora una volta, il buon senso ci invita ad essere tolleranti piuttosto che giudicare. Perché giudicare significa separare e, come dice il proverbio africano “Soli si va più veloci, insieme si va più lontano”.
Da sempre l’intelligenza intuitiva affascina l’uomo. Viene associata in genere al genio, perché le grandi scoperte scientifiche sono avvenute grazie a degli istanti di intuizione, al di fuori dell’analisi razionale.
Il potere dell’intuizione
Einstein ha scritto:
“L’intuizione è un dono sacro del quale la ragione è un servitore fedele. Abbiamo creato una società che onora il servitore e che dimentica il dono.”
D’altro canto, noi tutti sappiamo che è grazie all’intuizione che prendiamo le decisioni della nostra vita, piccole o grandi che siano, anche se ci proclamiamo esseri razionali e cartesiani.
Dal punto di vista delle grandi religioni orientali (Buddismo, Induismo, Taoismo) non c’è nessun mistero. Nelle lingue tradizionali di queste religioni millenarie, i termini che designano conoscenza e coscienza sono spesso identici.
L’attaccamento alle costruzioni mentali, alle credenze e ai concetti, così come l’agitazione mentale che l’accompagna, sono visti da queste religioni come un velo sull’intelligenza primordiale. Il seguente aforisma buddista si rivela in modo decisamente pertinente per la vita quotidiana:
“se non rimescoliamo l’acqua essa diventerà limpida. Allo stesso modo la natura dello spirito è tale che, se lo lasciamo, se non lo manipoliamo, troverà da solo la pace e la chiarezza originali.”
Ma torniamo in Occidente per vedere cosa è successo da quando è stata introdotta la Mindfulness (meditazione in piena coscienza) negli anni ’90.
Si è parlato del tema di come prendere le decisioni. Per prendere una decisione, dobbiamo valutare tre elementi:
l’analisi razionale,
l’aspetto emotivo
l’intelligenza intuitiva.
Praticando la meditazione, i pensieri e le emozioni si calmano, e l’intuizione si manifesta. In effetti, ci sono diverse testimonianze di praticanti che raccontano che le idee più creative sono arrivate alla fine della loro meditazione.
In un ambiente lineare, prevedibile e ordinato è spesso più efficace un’analisi razionale per decidere e pianificare un’azione. Al contrario, in un ambiente volatile, imprevedibile o caotico, quando predomina l’elemento umano, l’intuizione diventa utile.
È per questo che la meditazione è sempre più usata ai nostri tempi, dove viviamo con un’insicurezza e un’instabilità sempre in aumento.
Il meccanismo dell’intuizione
L’intuizione va ad attingere a tre risorse principali.
Come un albero, la prima fonte è la ramificazione delle sue radici. Si tratta della totalità delle informazioni, delle esperienze vissute in passato e immagazzinate nell’inconscio.
La seconda fonte è paragonabile alle foglie di un albero. Si tratta dei segnali forti o deboli, captati nell’istante presente. Tutti questi segnali sono indefiniti e non possono essere valutati dall’analisi razionale.
La terza fonte è l’intelligenza collettiva. Infatti, la nostra intuizione personale può andare al di là delle limitazioni temporali e spaziali. L’intelligenza intuitiva ha la facoltà di attingere a una fonte virtualmente illimitata, fuori dai limiti del tempo, dello spazio e dell’individuo. Tutto questo è normale secondo la filosofia buddista dove, per esempio, l’individuo, il tempo e lo spazio non sono che categorie concettuali creati dalla mente.
Come si sintetizzano queste fonti di informazioni?
I ricercatori di scienze cognitive hanno provato a rispondere.
Poco prima di un’intuizione, avviene un “lasciar andare”, una discesa dentro di noi, un’assenza di controllo e di attività mentale. Poi, all’improvviso, la presenza aumenta, si ha una specie di risveglio, un sentimento di unità e accordo interiore. Si prova una sensazione di sorpresa, di stupore e di meraviglia.
Questi sono gli elementi che troviamo anche in un’esperienza meditativa: lasciare andare, assenza di attività mentale, presenza aumentata, risveglio, unità. Ed è anche questo che ci ricollega all’approccio buddista.
Bisogna anche sottolineare il posto essenziale occupato dal corpo nell’intelligenza intuitiva.
Quante volte abbiamo preso delle decisioni razionali o emotive mentre il nostro corpo si opponeva con tutte le sue forze? Ci siamo pentiti di questa decisione qualche giorno, mese o anno dopo?
Per quanto mi riguarda, mi è successo diverse volte nella vita. Avrei dovuto ascoltare i segnali che il corpo mi mandava e tenerne conto nel prendere la mia decisione.
A questo proposito, la meditazione cosciente sulle diverse parti del corpo può aiutare a sviluppare il “sesto senso” dell’intuizione.
Dobbiamo anche considerare che se ignoriamo costantemente i messaggi del corpo, la nostra verità interiore potrà poi manifestarsi sotto forma di malattia, dolori, o disordini di diverso tipo.
L’intelligenza intuitiva, al di là dell’aiuto che ci fornisce nel prendere decisioni, è la nostra voce interiore profonda, la nostra saggezza, la nostra guida più preziosa. È nostro compito imparare a ascoltarla e ad accudirla.
Per concludere, se esiti a seguire la tua intuizione, prova a chiederti queste due domande, che ti aiuteranno a chiarire quello che c’è in gioco:
Da qualche parte, nella campagna di un paese in questo mondo, c’era un ricco contadino che possedeva un cavallo eccellente e di grande valore. Un giorno un operaio gli disse che il suo adorato cavallo, un esemplare forte e davvero molto bello, era caduto in un pozzo abbandonato.
L’operaio che riportò la notizia al contadino era molto dispiaciuto, poiché sapeva che il pozzo era davvero profondo e stretto e infatti non vi fu alcuna possibilità di far uscire l’animale, nonostante tutti i tentativi effettuati dai vari lavoratori della tenuta.
Il contadino andò a vedere il pozzo, osservò bene la situazione e si rese conto che non c’era più nulla da fare, benché l’animale non fosse ferito.
Non pensava che valesse la pena salvarlo, poiché avrebbe sprecato tempo prezioso e speso più di quanto avrebbe speso per comprare un altro cavallo.
“Giacché si trova nel pozzo” disse l’agricoltore agli operai “gettategli addosso della terra e sotterratelo.”
Poi il contadino se ne andò preso dai proprio affari e gli operai si misero subito all’opera per eseguire i suoi ordini.
Alcuni uomini cominciarono a lanciare terra dentro al buco e sul cavallo. Ad ogni palata il cavallo scuoteva il corpo e la terra cadeva al suolo.
Gli uomini rimasero stupiti dell’intelligenza dell’animale: la terra stava iniziando a riempire il pozzo, mentre il cavallo ci camminava sopra per risalire!
Un paio d’ore più tardi l’animale aveva già la testa fuori dal pozzo, giusto un paio di altre palate, e saltò fuori dal pozzo tutto felice.
Benché talvolta sembri che alcune persone vogliano solamente lanciarci addosso della terra per farci crollare e desistere, ricorda che anche tu hai la stessa intelligenza e forza di volontà di andare avanti, proprio come il cavallo.
Quando una persona tenta di infangarti, scuotiti, cammina sopra la terra ed esci fuori da quel pozzo immaginario.
Fermati, pensa al motivo per il quale questo sta succedendo e ricordati delle cose buone della tua vita. Liberati da coloro che vogliono lasciarti in fondo al pozzo. Ricordati del cavallo!