Nel trambusto della società odierna, il nostro benessere spesso passa in secondo piano rispetto alle richieste della nostra vita professionale. Trovare un equilibrio tra lavoro e bisogni personali è fondamentale per mantenere un’alta qualità della vita e preservare la nostra salute fisica, mentale ed emotiva.
Secondo la classificazione internazionale delle malattie, il burn-out, noto anche come esaurimento professionale, è considerato un fenomeno legato al lavoro, ma non è l’unico fattore.
Con l’inflazione alle stelle e le spese in continuo aumento, siamo spinti a lavorare duramente per guadagnare uno stipendio che ci consenta di vivere dignitosamente. Tuttavia, questo comporta spesso il sacrificio di altri bisogni fondamentali.
Dedichiamo molte ore ogni giorno al lavoro, riducendo il tempo per pasti salutari, riposo e momenti con la famiglia, senza renderci conto dell’impatto sulla nostra vita.
Anche se molte persone non possono permettersi di ridurre le ore di lavoro a causa delle responsabilità familiari, è essenziale trovare un equilibrio tra lavoro e riposo, poiché la vita va oltre l’ambito lavorativo.
L’impegno eccessivo nel lavoro, unito alla mancanza di tempo per attività personali come lo sport, le passeggiate o semplicemente il relax, può compromettere irreparabilmente la salute nel tempo.
Sempre più spesso, le persone soffrono di stress, affaticamento e problemi alimentari causati da lunghe giornate che non lasciano spazio alle attività che rendono felici.
Se ti riconosci in questa situazione, ricorda che nessuno stipendio vale la tua salute. Nessun beneficio compensa la fatica accumulata al termine di una giornata lavorativa che ha prosciugato la tua energia e la tua gioia di vivere.
Se al momento non hai alternative e devi continuare con il tuo lavoro attuale, cerca di dedicare ogni giorno del tempo a qualcosa che ti faccia stare bene. Se la tua attività quotidiana è stressante, potrebbe arrivare il momento in cui non potrai più andare avanti e le conseguenze saranno più serie. Recuperare il benessere ottimale richiederà più tempo.
Il lavoro è parte integrante della vita, ma la vita non si esaurisce nel lavoro. C’è di più: famiglia, salute, amicizia, insomma, il tuo benessere! Non permettere che il lavoro diventi la tua unica preoccupazione.
Non c’é una giustificazione abbastanza importante per sentirsi esausti e infelici. Il tuo lavoro proseguirà anche senza di te, mentre le relazioni familiari, le amicizie e la salute richiedono la tua attenzione.
Puoi trovare un nuovo impiego, ma non puoi sostituire la tua famiglia, i tuoi amici e soprattutto la tua salute. Ricorda di prenderti cura di te stesso per vivere una vita più sana e piú completa.
Grazie per aver letto questo articolo. Hai pensato di iscriverti al mio blog in modo da non perderti il prossimo articolo?
Lunedì scorso, 16 ottobre, ha segnato un altro tragico incidente a Bruxelles, riaccendendo i ricordi degli attacchi terroristici del 2016 all’aeroporto di Bruxelles e alla stazione della metropolitana di Maelbeek. Maelbeek, che una volta era la mia stazione per andare al lavoro, divenne l’epicentro dell’orribile evento che si svolse quella mattina. Come persona che era lì durante l’attacco, l’impatto sulla mia vita è stato profondo. Sulla scia di questa esperienza traumatica, ho cercato sostegno psicologico per ritrovare il mio benessere emotivo e ho imparato alcune lezioni preziose che voglio condividere con te.
Limita l’esposizione alle notizie e a Internet
Nei momenti di difficoltà, è fondamentale gestire la massa di informazioni che riceviamo. Invece di controllare costantemente le notizie sul tuo cellulare o alla televisione, prendi in considerazione l’idea di ascoltare la radio per gli aggiornamenti. Questo aiuta a rimanere informati senza sovraccaricarsi di immagini angoscianti.
Dai la priorità alla connessione con i tuoi cari
Cerca conforto in compagnia dei tuoi cari. Parlare e trascorrere del tempo con loro può fornire un sistema di supporto cruciale. Condividi i tuoi sentimenti e le tue esperienze, cercando la comprensione reciproca e il benessere emotivo.
Approccia il lavoro in modo equilibrato
Evita di sovraccaricarti di lavoro. Fai pause regolari e attività che favoriscano il rilassamento o l’esercizio fisico. Trovare un equilibrio tra lavoro e cura di sé è essenziale per il benessere emotivo.
Ritorna alla normalità
Ristabilire una routine è cruciale per riprendersi da un evento traumatico. Tornare al lavoro, incontrare gli amici e impegnarsi nelle attività quotidiane può contribuire a un senso di normalità. Potresti considerare il volontariato come un modo per superare le sensazioni di impotenza e frustrazione.
Scrivi un diario e stabilisci la priorità dei problemi
Documentare i tuoi pensieri in un diario può essere terapeutico. Fai un elenco delle tue preoccupazioni e stabiliscine la priorità. Fai un passo alla volta, concentrandoti su obiettivi gestibili per ritrovare un senso di controllo sulla tua vita.
Evita di prendere decisioni importanti sotto stress
Durante i periodi di stress, è consigliabile astenersi dal prendere decisioni significative per la tua vita o il tuo lavoro. Sopraffatti dalle emozioni, il processo decisionale razionale può essere compromesso. Concediti il tempo di ritrovare te stesso prima di decidere riguardo importanti cambiamenti.
Normalizza le tue reazioni
Riconosci che le tue reazioni sono risposte normali a un’esperienza anormale. Sii gentile con te stesso e lascia che il processo di guarigione si svolga naturalmente. Se, dopo circa un mese, il recupero sembra ancora lontano, prendi in considerazione la possibilità di cercare un aiuto professionale parlandone con il tuo medico.
Per concludere, cerca di affrontare le conseguenze di un evento traumatico adottando un approccio ponderato e personalizzato. Con le strategie che ho descritto, puoi gradualmente individuare un percorso verso il ritorno al benessere emotivo. Ricorda che cercare supporto da professionisti ed essere pazienti con se stessi sono componenti vitali del percorso di recupero.
Quali altre strategie si potrebbero adottare per superare un evento traumatico?
Se non hai mai sofferto d’ansia, potresti non capire cosa significhi essere in una tale situazione di disagio psicologico, soprattutto se stai vicino alla persona che ne soffre. E’ un paradosso?
Vediamo alcune possibili ragioni del perché é difficile riconoscere una persona ansiosa.
I parenti o gli amici, forse per paura, preferiscono evitare l’argomento e tendono a pensare che la persona in questione non possa essere ansiosa perché é sempre allegra, socievole, si diverte, e non mostra segni di distress.
Perció, le persone che soffrono di ansia non sono così facilmente individuabili come si potrebbe pensare. Molte vittime di ansia infatti indossano una maschera spesso inconscia di fiducia e apparente felicità per camuffare la loro condizione che é molto difficile da vivere. Hanno paura di far preoccupare la famiglia o gli amici e non vogliono essere di peso, anche perché pensano che il rapporto con loro possa essere fortemente influenzato.
Può quindi diventare difficile per la famiglia e gli amici individuare i disturbi d’ansia. Tuttavia spesso questi influenzano la vita di tutti i giorni e il comportamento di base dei soggetti che ne sono vittime.
Se invece la persona decide di parlarti apertamente é importante allora che tu ascolti e cerchi gradualmente di far luce sulla sua condizione, fornendo un supporto adeguato senza farti coinvolgere. Ricorda peró che questa condizione non puó finire per magia e quindi bisogna consigliare una visita da un professionista della salute come uno psicoterapeuta perché solo uno specialista puó identificare il problema di base e trattarlo adeguatamente.
Cerchi consigli semplici per superare uno stato d’ansia? Leggi qui!
Con l’avanzare dell’etá ti allontani dalle persone? Hai pensato alle ragioni che ci stanno dietro?
Ecco qui alcune possibili spiegazioni che potranno aiutarti a capire questo fenomeno.
Dai priorità a ciò che è piú importante per te: quando sei giovane, sei sempre entusiasta, pensi che il mondo ti appartenga e che hai tutta la vita davanti per realizzare e vivere i tuoi sogni.
D’altra parte, diventando adulto, capisci che il tempo è prezioso e vuoi goderti ogni minuto, dedicandoti a ciò che è essenziale per te.
Uscite serali passate a mangiare, bere o ballare in luoghi piú o meno alla moda, tornare a casa la mattina del giorno dopo, sono cose che non ti interessano più.
Ti interessa invece passare piú tempo in famiglia. Vuoi passare piú tempo con le persone che ami, e vuoi anche che questo tempo sia di qualitá, cioé un tempo di scambio, un tempo che conta e che non viene dimenticato. Ti rendi conto che il tempo passa velocemente, quindi privilegi il momento presente anche se breve. Guardare le foto insieme, assaporare piccoli momenti magici con abbracci, giocare con i tuoi figli sono semplicemente dei piccoli momenti di felicità indimenticabile.
Eviti le persone ipocrite: l’ipocrisia, in teoria, non fa più parte della tua vita da adulto. Privilegi la sincerità.
Invece di pronunciare una frase poco interessante a qualcuno che conosci appena o che non ti piace particolarmente, cerchi di essere sincero, gentile ma sincero.
Perció, sarai attratto da persone oneste nei gesti, nelle parole e nelle azioni; persone che portano una nota positiva nella tua vita.
Rispetti la vita degli altri: il tempo e l’esperienza sono grandi maestri quando si tratta di conoscere se stessi e gli altri. La saggezza accumulata con gli anni, ti insegna ad allontanarti dai problemi e dai conflitti degli altri. Ritieni che non ti riguardino e non vuoi farti avvolgere dalla loro energia negativa, che alla fine non può che ripercuotersi su di te. In questo senso, rispettare la vita degli altri diventa un principio fondamentale.
Limiti la tua cerchia di amici: con l’età, l’idea di fare nuove amicizie ti interessa meno. Ora le priorità sono più legate alla tua famiglia. Nell’amicizia cerchi la qualità piuttosto che la quantità. Vuoi costruire relazioni sane ed evitare che una relazione possa diventare tossica.
Con la cosiddetta mezza età attraversi molte strade disseminate di insidie ma queste strade ti permetteno anche di uscirne piú forte, determinato e con le idee chiare.
Cominci a riconoscere la differenza tra una persona dannosa per il tuo benessere da una persona piena di energia positiva sulla quale puoi contare.
La storia del pescatore é una breve storia che racconta due visioni opposte della vita e del lavoro.
Un uomo d’affari si trovava sul molo di un piccolo villaggio marittimo messicano quando un pescatore su una piccola barca attraccò. Aveva sul fondo della sua barca diversi superbi tonni pinna gialla. L’americano si complimentó con il messicano per la qualità del pescato e chiese quanto tempo ci fosse voluto per pescarlo.
“Non molto tempo”, rispose il pescatore “Allora perché non sei rimasto in mare più a lungo per pescare di più?” chiese l’americano. Il pescatore rispose che quello che aveva pescato gli bastava per mantenere la sua famiglia.
L’uomo d’affari poi gli chiese: “Ma cosa fai il resto del tempo?”
Il pescatore rispose “Dormo fino a tardi, pesco un po’, gioco con i miei figli, faccio un pisolino, chiacchero con mia moglie. La sera vado al villaggio a trovare i miei amici. Beviamo vino e suoniamo la chitarra. Ho una vita molto attiva. ”
L’imprenditore lo interruppe: “Ho un MBA dell’Università di Harvard e posso aiutarti. Dovresti iniziare a pescare di più. Con i profitti, potresti comprare una barca più grande. Con i soldi guadagnati da quella barca, potresti poi comprarne una seconda e così via fino a quando non avrai una flotta di pescherecci. Invece di vendere il tuo pesce a un intermediario, potresti negoziare direttamente con la fabbrica e persino aprire la tua fabbrica. Potresti quindi lasciare la tua piccola città per Città del Messico, Los Angeles oppure New York, da dove condurresti i tuoi affari. ”
Il messicano quindi chiese: “Quanto tempo ci vorrebbe?” “Da 15 a 20 anni”, risponse l’americano. “E dopo?”
“Dopodiché, è qui che diventa interessante”, rispose l’uomo d’affari, ridendo. “Quando è il momento giusto, puoi vendere la tua attivitá e guadagnare milioni”. “Milioni? Ma dopo?” “Dopo, puoi andare in pensione, vivere in un piccolo villaggio costiero, dormire, giocare con i tuoi nipoti, andare a pescare, fare un pisolino, chiaccherare con tua moglie e passare le serate a bere e suonare la chitarra con i tuoi amici”.
Il pescatore, un po’ deluso, gli disse che lui tutte queste cose le faceva giá!
Da questa storia emergono due visioni contrapposte della vita:
1. La prima visione esprime questo punto di vista: “lavorando di più cadrei in una trappola, diventerei schiavo del mio lavoro. Ma perché farlo? Dovrei lavorare così duramente per poi vendere un giorno la mia attività invece che godermi la vita adesso? ”
2. La seconda visione invece ci mostra un punto di vista piú cauto: “Come farà il pescatore il giorno in cui un membro della sua famiglia si ammalerà? O un altro problema si presenterá per cui sarebbe necessario disporre di più denaro?
Nel 2010, Daniel Kahneman, autore di Thinking Fast and Slow, ha dimostrato che oltre i 75.000 dollari guadagnati ogni anno, il nostro livello di felicità non ne sarebbe influenzato. Ogni dollaro in più guadagnato oltre questa soglia avrebbe infatti solo un impatto marginale sul nostro livello di felicità. L’altro aspetto però è che, guadagnando sempre di piú, ci si abitua a un certo stile di vita, a volte piú lussuoso, cadendo in trappola anche in questo modo.
Secondo te, sarebbe meglio rinunciare a lavorare tanto e di conseguenza guadagnare di meno per poter vivere quello che la vita ti offre in quel momento, oppure preferisci lavorare di più per poter affrontare il futuro con più tranquillità?
Visione della vita – Photo by Pixabay on Pexels.com
Fa male vedere una persona cara che non sta bene psicologicamente. Come aiutare un amico o un’amica in difficoltà? Nessuno ti ha insegnato come fare e tu non sai sa cosa fare. Dipende molto dalla tua sensibilità e empatia.
Un amico/a celebra con te i successi ma è anche disponibile ad ascoltare tue angustie, le tue paure, frustrazioni e problemi in generale.
Hai notato che un tuo amico o una tua amica non sembra più quello/a che conoscevi. Ti sembra triste, spento/a, parla poco, è isolato/a e bloccato/a nei suoi pensieri. Oppure è inquieto/a, nervoso/a, iperattivo/a, ansioso/a, irritabile e ha cominciato a bere molto alcol.
Ti chiedi se sarà stato a causa della pandemia. Forse, ma era così anche d’estate, quando la situazione Covid andava meglio. Continua a vedere tutto nero, non vuole uscire, non vuole vedere nessuno e nemmeno parlare con qualcuno.
Dorme male, non è motivato/a ad andare a lavorare.
La prima cosa che viene spontaneo fare, è cercare di tranquillizzarlo/a, dicendo che non si preoccupi, che tutti abbiamo dei problemi e magari cominci a raccontargli i tuoi, come se questo potesse tirarlo/a su di morale. E il risultato è che il tuo amico o la tua amica stanno sempre peggio.
In effetti, questo sminuire lo stato di malessere delle altre persone non fa altro che contribuire a farle stare peggio.
Una volta una psicologa mi disse che quando una persona è agitata, non bisogna mai dirle si stare calma, perché questo sortirebbe l’effetto opposto. Si tratta più o meno della stessa cosa. Se una persona sta male non devi sottovalutare il suo malessere.
È normale voler aiutare un amico/a in difficoltà, ma per aiutarlo/a devi ascoltarlo/a, in modo attivo ed empatico.
Ascoltare in questo modo non è facile, ma si può imparare, innanzitutto validando quello che sente l’amico/a, non sottovalutando la sua situazione e facendogli capire che non è solo/a.
A volte, dispensare consigli non è utile, invece potrebbe essere utile offrire un aiuto pratico, come fare la spesa per esempio. Oppure puoi proporre di uscire insieme, andare a bere qualcosa o al ristorante, perché così il tuo amico o la tua amica si possono distrarre e magari si rilassano e ti raccontano il momento difficile che stanno passando. Anche una passeggiata nella natura o una breve escursione sono attività che possono rivelarsi utili. Visitare una mostra d’arte o un museo puó davvero aiutare a tirare su il morale.
Non devi essere invadente, devi lasciare al tuo amico/a spazio e tempo, trasmettendo speranza rispetto alla possibilità che più avanti si sentirà meglio. Puoi anche dirgli/le di ricordare alcuni momenti belli del passato che potrebbero essere di conforto. Oppure, puoi dirgli/le di pensare ad altri momenti difficili e chiedersi come li ha superati.
Non devi fare pressione, né giudicare ma restare disponibile.
Ovviamente non bisogna assumersi la responsabilità della salute mentale dell’altra persona. Se non sei psicologo/a non puoi sapere se quello che sta attraversando la persona è temporaneo oppure si tratta di un vero e proprio disturbo mentale. Per questo, se vediamo che l’amico/a non migliora, dovresti cercare di convincerlo/a ad andare dal dottore a spiegare la situazione. Magari potresti anche offrirti di accompagnalo/a, perché sono gli amici che aiutano a ritrovare la luce nei momenti bui.
L’importanza degli alberi nelle città, ma non solo, risulta evidente anche dalla dichiarazione finale del recente vertice del G20 di Roma dove si legge: “Riconoscendo l’urgenza di combattere il degrado del suolo e creare nuove vasche di assorbimento del carbonio, condividiamo l’obiettivo ambizioso di piantare collettivamente 1.000 miliardi di alberi, concentrandoci sugli ecosistemi più degradati del pianeta”.
“Sollecitiamo gli altri Paesi a unire le forze con il G20 per raggiungere questo obiettivo globale entro il 2030, anche attraverso progetti per il clima, con il coinvolgimento del settore privato e della società civile”.
L’importanza degli alberi nelle cittá non deve essere dimostrata. Filtro naturale, gli alberi assorbono anidride carbonica e altre sostanze inquinanti per restituire ossigeno e rinfrescano in modo naturale l’aria durante le calde e afose giornate estive.
Inoltre, offrono anche riparo ad animaletti, gli uccelli ci costruiscono il loro nido e con le loro radici svolgono un’azione di protezione dalle alluvioni, aiutando l’acqua in eccesso a defluire nel terreno.
L’anno scorso una troupe di una televisione locale di Bruxelles mi ha fermato per strada per intervistarmi su un fatto successo poco prima nella via in cui abito. Un signore aveva tagliato dei rami di un albero nella strada dove vivo, ovviamente senza averne il diritto perché é il comune che se ne occupa.
Quindi mi hanno domandato cosa ne pensavo. Il mio parere é stato assolutamente negativo. Come poteva permettersi un cittadino di tagliare dei rami di un albero che appartiene a tutta la comunità? Gli alberi sono nostri amici, svolgono un lavoro importantissimo e impagabile per tutti noi. Io poi magari esagero un po’, perché penso anche che mi diano energia positiva e quando passeggio nei boschi non perdo l’occasione di abbracciarne alcuni.
Mi fa piacere vedere che sempre piú amministrazioni locali si orientano verso l’organizzazione di eventi in onore dei nostri amici alberi, che fanno bene non solo all’ambiente ma anche alla salute e al benessere psicologico di ciascuno di noi.
La società nella quale viviamo ci porta spesso a invertire le priorità e a mettere il lavoro davanti a tutto. Questo può avere un impatto negativo sulla nostra qualità di vita e sulla salute fisica, mentale e emotiva.
Secondo delle ricerche svolte in Francia, la sofferenza fisica legata al lavoro riguarda il 3,1% delle donne e l’1,4% degli uomini, ma secondo alcuni esperti i dati sono più alti. La classificazione internazionale delle malattie individua nel burn-out un fenomeno legato al lavoro ma in realtà il lavoro non è l’unica causa.
Con il costo della vita in continuo aumento, siamo propensi a lavorare di più per guadagnare uno stipendio che ci permetta di provvedere ai nostri bisogni e a quelli della nostra famiglia e, a causa di questo, molti elementi della nostra vita privata sono messi da parte.
Passiamo molte ore a lavorare, riducendo il tempo per mangiare, per riposare, per stare in famiglia, e non ci rendiamo conto di quanto questo ci possa fare male.
Anche se la maggior parte di noi non può permettersi di non lavorare, si deve trovare un equilibrio tra il lavoro e la vita privata per evitare che lo stress si accumuli in maniera preoccupante.
Photo by Christin Hume on Unsplash
In questo periodo di smart-working diffuso, è ancora più difficile mettere dei confini tra il lavoro e la vita privata. Per questo, tanti governi stanno elaborando delle direttive che stabiliscano il diritto a “disconnettersi”. Bisogna avere la possibilità di fare dello sport, di camminare, di prenderci cura dei nostri cari, di seguire le nostre passioni o semplicemente di riposare.
Sempre più persone soffrono di stress, si sentono esausti, hanno dei problemi di alimentazione, o delle difficoltà di relazione, e tutto questo a causa delle lunghe giornate di lavoro, che non ci lasciano il tempo di fare delle attività per il nostro benessere.
Se senti di essere in una di queste situazioni, sappi che nessuno stipendio vale la tua salute, nessun lavoro vale l’usura che deriva da giornate di lavoro che annientano la tua energia e la tua gioia di vivere.
Se non hai altre alternative al lavoro che stai facendo, trova qualcosa di positivo per equilibrare la tua vita, perché altrimenti arriverà il momento in cui comincerai a fare degli errori al lavoro e la tua performance generale ne soffrirebbe. Puoi cominciare a cercare un altro lavoro ma occupati sempre della tua salute, perché se ti ammali potrebbe volerci molto tempo per recuperare.
Il lavoro è una parte importante della vita, ma non è la tua vita. C’è molto di più: la famiglia, la salute, gli amici. Non permettere che il lavoro prenda tutto lo spazio nella tua mente e nel tuo corpo, cerca di occuparti di tutti gli aspetti della tua vita.
Ricordati di prenderti sempre cura di te stesso/a per prima cosa, perché è solo così che potrai vivere una vita migliore.
Qualche giorno fa, ascoltando le notizie che ci aggiornanavo sulla situazione Covid-19 in Belgio , ho sentito che parlavano della sindrome della capanna. Siccome quello che stavano dicendo mi suonava familiare, ho deciso di fare un po’ di ricerche. Avendo trascorso 9 settimane in casa, senza andare al lavoro e senza vedere persone diverse dai miei familiari, devo ammettere che anch’io mi sentivo un qualcosa dentro che non mi spingeva a tornare verso una vita cosiddetta normale (poi bisognerebbe anche sapere in cosa consiste questa normalità e vedere se ci piace).
In effetti quello che io desidero è non tornare al lavoro, inteso come luogo fisico. Non mi era chiaro perché e quindi ho voluto provare come sarebbe stato tornare nel mio ufficio. Perciò sono passata in macchina lì vicino e ho scoperto con grande sollievo di non provare niente di particolare, né stress né angoscia, né paura.
Questo però non ha cambiato il mio desiderio di volere continuare a fare telelavoro, o smart working come si dice oggi.
La sindrome della capanna odel prigioniero è una sindrome che implica la voglia di continuare a rimanere nel proprio rifugio e non voler uscire da esso. Non è una vero e proprio disturbo mentale, ma è associato a una condizione particolare collegata a un lungo periodo di clausura, come per esempio una malattia, o una condizione patologica, o nel caso che abbiamo appena vissuto, alla pandemia del Coronavirus. Possiamo sperimentare ansia, insicurezza, paura del futuro e di chi non conosciamo.
Questa sindrome, descritta per la prima volta all’inizio del XX secolo, non è riconosciuta completamente a livello scientifico perché manca di letteratura e di casistica. All’epoca ci si riferiva a persone che, per esempio, lavoravano in alta montagna e trascorrevano molto tempo in casa. Si constatò che queste persone provavano difficoltà a uscire, perché sentivano che non potevano controllare lo spazio esterno. Questo può succedere anche ai detenuti quando escono di prigione (ecco perché si chiama anche sindrome del prigioniero). Ci si sente infinitamente piccoli di fronte a un mondo grande, fuori dalla nostra portata.
Che fare allora?
Abbiamo trascorso circa due mesi chiusi dentro casa, con tutte le preoccupazioni legate alla diffusione del virus, prime fra tutte, la paura di ammalarsi, la paura che uno dei nostri cari si ammalasse e la paura di perdere il lavoro.
I media hanno anche giocato un po’ con le nostre paure: mettiti la mascherina quando esci (ma le mascherine non c’erano), non toccare niente quando sei fuori se non hai guanti (anche questi introvabili), non toccarti in faccia mi raccomando (lo sai quante volte abbiamo la tentazione di toccarci la faccia in un’ora? Mediamente 60 volte, cioè una volta al minuto. Prova a farci caso). Poco importa poi se per strada vedi persone che si mettono la mascherina in modo assolutamente inappropriato che potrebbe pure essere più dannoso che utile (portare la mascherina al collo, mettersela e togliersela magari con le mani non lavate, lasciare scoperto il naso – lo so é difficile respirare con qualcosa davanti al naso e alla bocca).
E ora che, come per magia, ci dicono che possiamo uscire, ci chiediamo se il pericolo é davvero passato. La nostra mente é ancora focalizzata su tutto quello che é successo ed é normale pensare che fuori ci possa essere una situazione di pericolo e/o insicurezza (pensa solo se dovessi usare i mezzi di trasporto pubblico per esempio).
Adesso però é tempo di pianificare l’avvenire, con tutta calma. Hai apprezzato la calma ritrovata durante questo periodo passato in casa? Io l’ho apprezzata tantissimo e vorrei che il telelavoro da casa diventasse un modello lavorativo stabile, vorrei che si potesse scegliere di restare a casa a tele-lavorare (è ovvio che non è un’opzione possibile per tutti i tipi di lavoro, ma grandi aziende come Twitter hanno già adottato questa politica aziendale e hanno deciso che andrà a lavorare solo chi vuole). Elenco solo alcuni dei i vantaggi che comporta questa scelta: la tua impronta ecologica diminuisce, la tua qualità di vita migliora perché ti trovi con del tempo “liberato” per esempio dal tempo trascorso nel tragitto casa-lavoro-casa e che puoi dedicare al tuo benessere.
Poi puoi programmare un incontro con alcuni (pochi) amici e rivedere la tua famiglia (senza ancora potersi abbracciarsi).
E’ notizia di pochi giorni fa che dal 3 giugno si potrà tornare in Italia senza dover passare 14 giorni in quarantena. Quindi, possiamo cominciare a pianificare una vacanza.
Quello che non dovresti fare é ascoltare in modo ossessivo e compulsivo (trasformando o addirittura aggiungendo alla sindrome della capanna un disturbo ossessivo-compulsivo) i continui aggiornamenti sui nuovi contagi, il numero dei morti, e le notizie che provengono dagli altri continenti. Non guardare film catastrofici, non ti aiutano ma anzi fanno aumentare la tua ansia. Poi, cerca di pensare positivo, perché come ti insegna la legge d’attrazione, se pensi negativo poi quello che ti succede sarà negativo. Sappi anche che la maggior parte delle cose brutte che pensi poi non accadono, e questa é statistica.
Soprattutto cerca di farti coraggio, di avere pazienza e di essere prudente: passo dopo passo il mondo ricomincerà a girare, più o meno bene, ma io spero meglio di prima.
Però se provi un senso d’angoscia terribile, un malessere che ti paralizza e senti come una sensazione di essere circondato/a dalle fiamme, o da mostri, o da animali pericolosi, dovresti rivolgerti a un professionista, come uno psicologo per esempio, se non vuoi che questa sindrome si trasformi in disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Le buone abitudini e il morale alto hanno un legame stretto con la buona salute e il benessere.
Ecco qui 9 consigli che ti aiuteranno a trovare un po’ di tranquillità, a migliorare il tuo equilibrio e ad avvicinarti all’idea di felicità che più ti corrisponde.
Mantieniti in movimento. L’attività fisica è uno degli strumenti che più apporta benefici al nostro corpo. Può ridurre lo stress in maniera significativa, controllare il livello di colesterolo, aiutarti a perdere peso, ossigenare i tessuti del corpo ed eliminare le tossine attraverso la sudorazione. Inoltre, consente lo sviluppo di endorfine che producono piacere al cervello e diminuiscono il dolore alle articolazioni. Se puoi evita di prendere l’ascensore, cammina fino al lavoro, fai le scale o vai in bicicletta. Sono tutte attività che puoi fare senza andare necessariamente in palestra. Non solo il tuo corpo ne gioverà, ma anche l’ambiente ti ringrazierà.
Migliora l’alimentazione. Fai attenzione a quello che consumi quotidianamente. Dedica del tempo a ogni pasto e scegli dei menu sani. Mangia in modo equilibrato e aggiungi frutta, verdura e legumi al tuo regime alimentare. Sperimenta delle nuove ricette e prepara dei pasti dal gusto diversificato per scoprire cose nuove. Evita di mangiare cibo spazzatura, perché contiene zuccheri semplici e carboidrati, che contribuiscono al rallentamento del metabolismo e ostruiscono le arterie. Evita anche i pasti troppo grassi.
Bevi dell’acqua in abbondanza. Il consumo di acqua, tè e succo ti consente di eliminare i radicali liberi. Inoltre, l’idratazione fa bene alla pelle, che così si manterrà bella e sana.
Fai qualcosa che ti piace. Dedica del tempo a fare un’attività che ti piace durante la giornata, che ti faccia rilassare, come ad esempio fare dei lavori manuali, cucinare, leggere o imparare a suonare uno strumento musicale.
Disconnettiti per una giornata intera. Fai uno sforzo, metti da parte i social e il telefono per un giorno. Fa bene concentrarsi su sé stessi ogni tanto.
Esci all’aria aperta. Una passeggiata, un pic-nic, passare del tempo all’aperto sono attività che ti fanno riconnettere alla natura oltre che essere un’occasione per respirare un po’ d’aria fresca.
Fai volontariato. La solidarietà è uno dei percorsi più utilizzati dalle persone che cercano la tranquillità e che vogliono essere in pace con sé stesse. Le buone azioni influenzeranno la tua vita in maniera positiva.
Resta positivo/a. Guarda alle cose con piacere, ottimismo ed energia positiva. La frustrazione porta delle conseguenze negative nella vita.
Condividi dei momenti con gli amici. Prendere un caffè insieme a degli amici, parlando del più e del meno, ti aiuterà a sentirti molto meglio.