Le vacanze si avvicinano

Siamo in pieno periodo di vacanze. L’estate é nell’aria giá da qualche mese e tra qualche giorno parto per la Sardegna con mio marito e nostro figlio, che, anche se é giá grande, apprezza ancora venire in vacanza con noi.
Andremo in vacanza in uno splendido paesino nel golfo dell’Asinara, Lu Bagnu. Appartamento vista mare da due terrazze. Non solo vista mare, il mare lo si puó anche sentire aprendo la finestra tanto é vicino. Splendidi tramonti accompagnati da un aperitivo in un quadro idilliaco. Non a caso la chiamano la baia dei tramonti.

Cosa faró in vacanza? Voglio alzarmi al mattino con calma, fare colazione con mio marito, prepararsi per andare in spiaggia a fare la nostra lunga passeggiata mattutina, che per me é un toccasana. La sensazione dei piedi sulla sabbia é impagabile, mi fa sentire bene quando appoggio il piede su un suolo morbido come seta, che a quell’ora del mattino é ancora tiepido. E’ un contatto energizzante che mi mette di buon umore .

Poi tornare a casa a recuperare quel dormiglione di nostro figlio e prendere la macchina per andare a cercare una nuova spiaggia da esplorare.

Sdraiarsi al sole, fare il bagno, asciugarsi con la brezza calda del mare. Leggere i libri avvicenti di Guillaume Musso che ho scaricato sul lettore, fare meditazione, ascoltare musica. Mangiare pesce alla griglia, una buona pizza, un piatto di pasta speciale. Fare una passeggiata nel centro del paese, mangiare un gelato, comprare qualche souvenir che allieterá le buie giornate invernali.

Queste saranno le mie vacanze estive. E le tue? Scrivimelo qui.

Felicità al lavoro?

Scherzi a parte, chi è contento di lavorare? Se vincessi 10 milioni di Euro, continueresti ad andare a lavorare? Io no. Non credo che smetterei di lavorare nel senso che starei a pancia all’aria, ma non farei più il lavoro che faccio adesso e mi dedicherei a una delle mie passioni, per esempio viaggiare. Farei anche volontariato, continuerei a scrivere questo blog e ad andare a Pilates.

Insomma, continuerei più o meno a vivere la vita che sto facendo senza fare lo stesso lavoro e senza sentirmi obbligata a guadagnare a sufficienza per mantenere me stessa e la mia famiglia. È questo in realtà il nocciolo della questione: nella stragrande maggioranza dei casi lavoriamo per mantenerci e non perché ci piace. Quindi parlare di felicità al lavoro è un’esagerazione, almeno in certi casi. Chiedi a un operaio sottopagato che lavora alla catena di montaggio, se è contento di andare a lavorare. Oppure a un insegnante vessato dai suoi alunni, se la sua professione lo soddisfa. O a un infermiere che fa turni stressanti di notte, se piuttosto non preferirebbe starsene a casa sua a dormire.

Il concetto di felicità al lavoro mi sembra un po’ forzato eppure tanti ne parlano, senza considerare che tantissimi lavoratori dipendenti non amano il lavoro che fanno ma non hanno altra scelta, soprattutto in congiunture economiche come quella attuale. Mi sembra un po’ una corsa verso una meta che non si riesce a raggiungere.

Guardiamo poi all’aumento dei casi di burn-out. In Europa, la Francia detiene il primato con il suo 10% di popolazione attiva affetta da burn-out. Negli altri paesi europei si sta meglio? In realtà la domanda chiave da porre sarebbe se c’è un buon equilibrio vita privata e vita lavorativa, cioè si sta meglio dove sono attuate politiche volte a bilanciare il lavoro con la vita. Il problema del lavoro è dunque lo spazio che occupa nella nostra vita. Attenzione, lo spazio non il tempo. Lo spazio non significa il tempo effettivamente passato sul luogo di lavoro, ma il tempo dedicato a pensare al lavoro, il famoso lavoro che si porta a casa e che disturba la nostra vita privata.

Cosa fare dunque per cambiare questo pensiero costante che rivolgiamo al lavoro? Prova a leggere una di queste tecniche:

5 consigli per cominciare la giornata senza ansia

5 ragioni per cui fare un’escursione fa bene

Come rilassarti in 10 passi: crea spazio dentro di te

5 idee per sentirsi bene al lavoro (senza pretendere la perfezione)

Prova anche a ringraziare per quello che hai senza pensare che questo significhi mancanza d’ambizioni. Significa semplicemente smettere di inseguire una chimera e cercare il tuo benessere in quello che hai. Il benessere, non la felicità, perché il benessere è uno stato che può diventare permanente, mentre la felicità un momento, o un insieme di momenti, passeggeri.

Perseguire il benessere significa cominciare un percorso fatto di piccoli passi che potrebbero portarci alla felicità, ma pazienza se non ci conducono a questa meta ambita. L’importante è stare bene.

5 ragioni per cui fare un’escursione fa bene

Fare un’escursione significa approfittare di un momento rivitalizzante. Le persone apprezzano sempre di più i benefici della lentezza e della semplicità. Camminare a piedi è un modo meraviglioso per scoprire l’ambiente naturale. Ecco 5 ragioni per cui dovresti cominciare a fare escursioni:

  1. Si tratta di un’attività estremamente sana.

Un’escursione può migliorare la tua salute fisica generale che, sotto molto aspetti, é paragonabile ad altre attività sportive. Il sonno migliora, il rischio di malattie cardiovascolari e di malattie croniche si riduce. Anzi, potrebbe essere pure meglio di un’attività sportiva al chiuso: la superficie irregolare dei sentieri consente, infatti, di lavorare in modo naturale ed efficace sul proprio equilibrio interno e di rafforzarlo. Questo non avviene su un tapis roulant in palestra, la cui superficie è assolutamente pari e si può solo modificare l’inclinazione o l’intensità. La palestra non offre nemmeno la combinazione di aria pure a luce naturale, accompagnata da suoni, colori e odori della natura.

2. Camminare all’aria aperta ti rende più felice.

Le escursioni rafforzano contemporaneamente il tuo spirito e il tuo corpo. Il tuo umore può migliorare, puoi aumentare la tua impressione di essere felice, i sintomi di ansia e depressione possono ridursi. Connettendo il tuo spirito e i tuoi sensi all’istante presente, un’escursione nella natura rappresenta l’antidoto perfetto allo stress della vita moderna. In Giappone, una lunga passeggiata in ambiente naturale è considerata una terapia ufficiale per ridurre lo stress. Il “shinrin-yoku”, o bagno nella foresta, consiste semplicemente nell’immergersi alcune ore nel cuore di un bosco tranquillo e a impregnarsi della sua atmosfera.

3. L’attività sportiva si mischia alla scoperta

Questo è uno dei principali vantaggi dell’escursione, perché permette di associare l’attività sportiva alla scoperta. Andare in palestra a volte può essere difficile mentre partire per un’escursione viene percepito come un’attività gradevole. Un’escursione è sempre un nuovo viaggio. Mettendo semplicemente un piede davanti all’altro, puoi avventurarti nella diversità di nuovi paesaggi: praterie verdi, boschi rilassanti, laghi scintillanti o paesini accoglienti.

4. Si tratta di un’attività praticamente gratuita

Non serve iscriversi, non sono necessarie lezioni né attrezzature costose, l’escursionismo è un’attività sportiva abbordabile. Alcune riserve naturali possono prevedere un biglietto d’entrata a costo modico ma ci sono tantissime zone il cui accesso è completamente gratuito. Le sole cose veramente necessarie sono un paio di scarpe di buona qualità e comode e di un cappellino e di occhiali per proteggersi dal sole.

5. E’ un’attività accessibile a tutti, in quasi tutte le stagioni e in tutti i luoghi

Tutti possono approfittare di una passeggiata nella natura, indipendente dall’età e dal livello di allenamento. Certo magari bisogna scegliere dei percorsi adatti all’età e alla forma fisica. Non c’è nemmeno bisogno di programmare o preparare l’escursione con tanto anticipo. Sicuramente ci sono degli spazi naturali adatti all’escursionismo intorno o poco distanti da te. Se non ci sono delle montagne o dei grandi sentieri vicino a dove abiti, certamente ci sarà un parco o uno spazio naturale.

Scrivimi per raccontarmi la tua esperienza!

Ikigai: la nostra ragione di vita

La ricerca del senso della vita riguarda tutti noi, perché è insita nell’essere umano. In Giappone c’è perfino una parola specifica per definire l’importanza di avere uno scopo nella vita: Ikigai. L‘Ikigai si riferisce alla motivazione individuale, quello che ci fa alzare dal letto tutte le mattina e che ci dà gioia di vivere.

Non c’è un’esatta traduzione in italiano di Ikigai. Si può definire come una forma di adattamento all’ambiente a prescindere dalla natura dell’ambiente stesso. Non è collegato necessariamente alla fama o alla fortuna materiale. È semplicemente la priorità, a volte inconscia, attorno alla quale ruota la nostra vita.

Per alcuni professionisti, artisti o artigiani, questo senso di dedizione è intrinseco alla loro vocazione. Ci sono poche cose che ci danno soddisfazione come fare un lavoro che corrisponda alla nostra vocazione, ma anche coloro che non trovano lo scopo della loro vita nel lavoro, hanno un Ikigai.

Ken Mogi, nel suo “Il piccolo libro dell’Ikigai” ci spiega che l’ikigai consta di cinque pilastri:

  1. cominciare in piccolo
  2. dimenticarsi di sé
  3. armonia e sostenibilità
  4. gioia per le piccole cose
  5. stare nel qui e ora

Un’idea base dell’Ikigai è essere nel flusso. Ti ricordi quando eri bambina, stavi giocando e la mamma ti chiamava a mangiare? Tu ci andavi controvoglia perché ti piaceva troppo giocare e per te era sempre troppo presto. Il tempo volava via da tanto che ti piaceva giocare.

Ecco essere nel flusso è un po’ questo. Significa essere in armonia con gli elementi intorno e dentro di noi e prestare attenzione a tutte le sfumature che ci vengono incontro.

Il segreto più grande dell’Ikigai è accettare sé stessi, con i tratti unici che abbiamo ricevuto quando siamo nati.

“Io mi amo e mi accetto così come sono” è un’affermazione positiva che mi ripeto da anni. Tu sei un individuo unico e irrepetibile che deve trovare la sua strada nella foresta della vita.

Prova a rispondere a queste domande:

Quali sono le piccole cose che ti fanno stare bene?

Quali sono le piccole cose che ti aiutano ad affrontare la tua giornata?

Fammi sapere!

Imparare ad essere infelici

Lo so, normalmente si direbbe “imparare ad essere felici”. Tuttavia, dopo aver letto tanto sulla felicità, ho scoperto che si deve anche imparare a gestire l’infelicità.

E’ veramente necessario avere sempre successo per essere felici? Cosa significa davvero essere felici?

Alcuni ricercatori affermano che il significato della felicità risiede nel definire la propria qualità di vita e nel cercare continui modi per migliorarla. Altri ricercatori affermano che tutti noi abbiamo uno scopo sociale per il quale vivere, che è la nostra missione sulla terra. Se tieni un diario, per esempio, sei in grado di valutare le attività che ti rendono felice e paragonarle con quelle che invece ti rendono triste. In questo modo puoi scegliere. Puoi anche paragonare le tue attività con quelle degli altri per vedere quello che rende felice gli altri e trarne ispirazione. Questo non significa che devi paragonarti agli altri: tu sei unico e molto spesso non conosci nemmeno tanto bene quelle persone.

Inoltre, non c’è un’unica ricetta per essere felici. Non tutti sono felici se praticano la meditazione o lo sport, per esempio. Ci sono tuttavia fattori che influenzano la nostra felicità: ottime relazioni interpersonali, un lavoro importante, un buon equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, un partner fantastico e buona salute. Si possono incontrare comunque persone che non sono felici nonostante abbiano un buon lavoro e vadano d’accordo con il proprio partner.

D’altro lato, ci sono anche ricercatori che dicono che non è importante mirare alla felicità in quanto tale, ma si dovrebbe imparare ad essere infelici, accettando che nella vita ci possano essere momenti di infelicità.

Alcuni scienziati vedono con occhio critico la tendenza attuale ad essere sempre positivi. Evitare situazioni di stress, dolore, tristezza non è una soluzione. Non si può ignorare di essere infelici, bisogna accettare questo stato per quello che è. Puoi anche condividere le tue sensazioni e le tue emozioni con gli altri, ti aiuterà a creare e rafforzare le tue relazioni. Quando sei preoccupato e sai che qualcuno può ascoltarti, potresti sentirti meglio dopo aver condiviso il tuo stress e disagio.

Uno degli obiettivi della vita, non è vivere insieme? In effetti, le persone che fingono di essere sempre felici finiscono per essere sole, isolate e ovviamente infelici. Questo suona come un paradosso ma se provi ad accettare la tua infelicità come un momento della vita che scomparirà prima o poi, sarai più contento.

La cosa più importante è essere felici della propria vita, riconoscendo e accettando gli alti e bassi che ne fanno parte: c’est la vie.