Giugno 1929, da una spiaggia dell’est degli Stati Uniti un aereo giallo decolla verso la Francia. A bordo, tre aviatori tentano la prima traversata francese dell’Atlantico, senza scalo, da ovest a est.
Ma l’aereo riesce a malapena ad alzarsi in aria. Sembra più pesante di quello che si aspettavano. La causa: non ci sono tre persone a bordo, ma quattro!
Arthur Schreiber, un giovane americano, sbuca da una botola. Per alleggerire l’aereo, l’equipaggio è costretto a gettare in acqua le bottiglie di champagne che aveva comprato per festeggiare all’arrivo!
Arthur sognava di volare, ma non era riuscito a diventare pilota. Così fece il “passeggero clandestino”, invitandosi su un volo in cui la sua presenza non era prevista.
In economia, un passeggero clandestino è un membro di un gruppo che beneficia di un servizio o di un bene collettivo senza contribuire come gli altri. Per farti un esempio familiare, potrebbe essere l’amico in vacanza che si ingozza, ma non aiuta mai a cucinare. Insomma, potremmo chiamarlo anche opportunista.
Secondo l’economista Mancur Olson, il clandestino non lo fa per cattiveria. Fa un calcolo razionale per approfittare dei frutti di un’azione collettiva fornendo il minimo sforzo possibile.
In economia ciò significa che per raggiungere un obiettivo comune non ci si può fidare solamente dei singoli individui. È necessaria un’autorità collettiva o centrale (Stato, polizia…) per garantire che nessuno commetta abusi.
Ad esempio, per quanto riguarda l’ambiente, può essere facile pensare che gli altri facciano tutti gli sforzi al nostro posto (selezione dei rifiuti, consumo responsabile,…) mentre noi stiamo a guardare, aspettando che le cose migliorino. A meno che non siamo obbligati dalla legge o dall’opinione degli altri.