Non dire queste cose a una persona depressa

Sia che tu abbia attraversato la depressione o conosci una persona cara che ne soffre, sai bene che con questo disturbo non è facile convivere. E ciò che peggiora la situazione è spesso sentirsi incompresi dalle persone che ti stanno intorno, familiari o amici, che cercano di minimizzare l’importanza di questo disturbo. Perció, non dire queste cose a una persona depressa.

Ecco le frasi che non dovrebbero mai essere dette alle persone che soffrono di depressione:

1.”Concentrati sul miglioramento.”  Tendiamo a dimenticare che lo stato di depressione colpisce sia fisicamente che psicologicamente. Non è sufficiente alzarsi dal letto, fare una passeggiata e prendere un po’ d’aria fresca. Se così fosse, i depressi sarebbero i primi a farlo, senza il tuo consiglio, perché é molto probabile che vogliano uscire da questo stato.

2.”Starai meglio domani.”  Questa frase potrebbe peggiorare la condizione della persona depressa, perché potrebbe aspettarsi di migliorare il giorno dopo, ma non succederà. La depressione non può essere curata durante la notte.

3. “Sii felice” Per una persona depressa, essere felice è inconcepibile perché il disturbo di cui soffre altera l’immagine che ha della realtà. Parlare con un depresso della felicità non migliorerà la sua posizione, al contrario. Significherebbe parlare di cose che non sono in grado di fare e forse nemmeno di capire.

4. “È colpa tua.”  Spesso, quando ci succede qualcosa di brutto nella vita, immaginiamo di meritarcelo, di essercelo guadagnato. Anche questo tipo di discorso potrebbe nuocere alla situazione della persona in stato di depressione perché potrebbe creargli dei sensi di colpa.

5. “Non essere così negativo.”  La negatività fa parte del modo in cui i depressi vedono la vita. Quindi non ha senso dire una cosa del genere, difficilmente la capirebbero.

6.”Smettila di lamentarti, ci sono persone che hanno una vita più terribile.”  Questa é la frase che odio di più. Non ci si può paragonare agli altri, ogni persona ha la sua storia. Inoltre, questa frase non permetterebbe alla persona depressa di sentirsi meglio, anzi. Non essendo in grado di uscire dalla depressione, la persona che soffre si potrebbe sentire ancora più colpevole e infelice perché ci sono altre persone che stanno attraversando momenti terribili; quindi, banalizzando lo stato di malessere di una persona si puó peggiorarne lo stato. I depressi hanno un’autostima molto bassa e questo tipo di frase non farebbe che aumentare il loro odio verso sé stessi.

Ricorda che tutti noi potremmo trovarci in momenti difficili durante la nostra vita e bisognerebbe cercare di superare i preconcetti e i pregiudizi che abbiamo verso le persone che non stanno mentalmente bene. Anche se non si vede che una persona sta male non vuol dire che stia fingendo (per quale motivo poi una persona dovrebbe fare finta di star male?). Quindi, fai attenzione alle parole che usi.

Hai mai avuto a che fare con una persona depressa? Oppure tu stesso sei mai stato depresso?

Come gestire le persone difficili

Partendo dal presupposto che ciascuno di noi può risultare una persona difficile agli occhi degli altri, ci sono alcune grandi categorie di persone particolarmente difficili a ciascuna delle quali corrisponde un modo specifico di rapportarsi.

Cominciamo da quelle che possiamo definire “carri armati”. Quali sono le caratteristiche di queste persone? Come dal nome si può intuire, sono persone che schiacciano gli altri. In che modo? Per esempio, lanciando frecciatine e facendo battute aspre. Decidono istintivamente e si spazientiscono facilmente. Attaccano per intimidire, pretendono di avere ragione e minacciano. Come si può reagire di fronte a un comportamento simile? Si può cercare, per esempio, di tener loro testa senza pretendere di avere ragione. Per richiamare la loro attenzione può essere utile chiamarli per nome, chiedendo se stanno dicendo sul serio, per andare oltre lo scherzo e capire le intenzioni che si celano dietro a tale comportamento. Un’altra tecnica può essere quelle di dimostrarsi cordiali, cioè comportarsi in modo diametralmente opposto al loro. Bisogna cercare un momento per affrontarli da soli in modo da smascherarli senza umiliarli.

Una seconda tipologia di persone difficili sono quelli definibili come “esplosivi”. Sono persone che perdono facilmente il controllo e tendono ad offendere. Generano silenzio nell’interlocutore che dovrebbe cercare di guardarli negli occhi per far loro capire che li stiamo prendendo sul serio. Per farli “calmare” si potrebbe cercare un momento di intimità, come bere qualcosa insieme, per chiarire cosa c’è che non va e offrire il proprio aiuto.

Una terza categoria di persone difficili sono quelli che si lamentano sempre. Chi non ne conosce? Si tratta di persone con un LOC esterno, cioè con uno scarso controllo sulla propria vita. Scaricano sugli altri i propri problemi e utilizzano spesso la congiunzione “ma”. L’antidoto da usare con queste persone è ascoltarle per far intendere che abbiamo capito ma senza dimostrare solidarietà. Bisogna stimolare in loro la ricerca di una soluzione chiedendo se hanno delle idee per risolvere il problema.

Abbiamo poi le persone “silenziose”. Sono quelle persone chiuse e poco reattive. Potrebbero essere confuse perché non capiscono ma allo stesso tempo non osano chiedere. In realtà, rimanendo in silenzio potrebbero acquisire un vantaggio, il silenzio offre loro protezione. Con queste persone bisogna cercare di dimostrare empatia, guardandoli in modo amichevole e cercando conversazioni informali, al di fuori del contesto. 

Una quinta tipologia é rappresentata dalle persone “inaffidabili”, cioè quelle persone che pur di piacere prendono impegni sapendo che non riusciranno a rispettarli. Con queste persone occorre mettere in chiaro come stanno le cose e offrire un compromesso alla pari, cioè trovare una soluzione vincente per entrambi.

Ci sono poi i “negativisti”, cioè coloro che dicono di no a tutto, anch’essi hanno un LOC esterno e tendono spesso allo sconforto. L’antidoto per questo tipo di persone si basa su una contrapposizione positiva e realistica. È meglio non discutere con loro ma proporre alternative senza offrire soluzioni, per lasciare loro il tempo di decidere in modo consapevole. 

La settima categoria di persone difficili è quella degli “esperti”. Si dividono in due gruppi. Gli esperti veri e quelli fasulli. I primi hanno la risposta giusta per tutto. Se gli dite che non è vero se la prendono a male. Si sentono forti e pensano di non aver bisogno di nessuno. Con questo tipo di persone è importante ripetere quello che dicono e fare domande precise per avere risposte operative. Gli esperti fasulli sono invece coloro che si informano ma non approfondiscono. A queste persone bisogna spiegare le cose come stanno a tu per tu per non fargli perdere la faccia.

Infine, l’ultima categoria di persone difficili che ho individuato sono gli “indecisi”. Queste persone non hanno le idee chiare e sono bloccate dalla preoccupazione eccessiva per la sensibilità degli altri. Sono coinvolti emotivamente e pensano che i problemi svaniscano da soli se si lascia passare un po’ di tempo. È importante aiutare queste persone a mettere le cose in chiaro, proporre loro una soluzione, offrire sostegno senza mettere pressione.

E tu, hai trovato altre categorie di persone difficili? Fammelo sapere!