Alla ricerca di Sugar Man: le lezioni senza tempo di Sixto Rodriguez

Tra i documentari che conosco, poche storie sono tanto avvincenti e ispiratrici quanto “Searching for Sugar Man“. Questo film, vincitore dell’Oscar e diretto da Malik Bendjelloul, racconta l’affascinante viaggio di Sixto Rodriguez, un musicista di Detroit che, pur essendo largamente sconosciuto nel suo paese d’origine, divenne un’icona culturale in Sudafrica. Il documentario è più di una semplice storia di musica—è un’esplorazione profonda della speranza, della resilienza e del potere trasformativo dell’arte.

La storia enigmatica di Sixto Rodriguez

Alla fine degli anni ’60 e all’inizio degli anni ’70, Sixto Rodriguez registrò due album, “Cold Fact” e “Coming from Reality”. Nonostante la loro brillantezza artistica, questi dischi passarono inosservati negli Stati Uniti, e Rodriguez scomparve nell’anonimato. Ignaro di tutto, la sua musica era però arrivata in Sudafrica, dove fu profondamente apprezzato dal movimento anti-apartheid. In una terra divisa dall’ingiustizia razziale, le canzoni di Rodriguez divennero inni di speranza e resistenza. Tuttavia, mentre la sua musica prosperava dall’altra parte del mondo, Rodriguez stesso rimaneva un mistero, e molti pensavano che fosse morto in miseria.

Il documentario segue due fan sudafricani, Stephen “Sugar” Segerman e Craig Bartholomew-Strydom, nella loro ricerca per scoprire la verità su Rodriguez. La loro ricerca porta a una scoperta sorprendente: non solo Rodriguez era vivo, ma non era nemmeno a conoscenza della sua fama dall’altra parte del mondo. “Searching for Sugar Man” racconta come la musica di un uomo abbia superato i confini e come la storia reale, una volta scoperta, abbia cambiato vite per sempre.

Lezioni che possiamo imparare da “Searching for Sugar Man”

  1. Resilienza di fronte al fallimento. La storia di Rodriguez è una testimonianza del potere della resilienza. Nonostante il fallimento commerciale dei suoi album negli Stati Uniti, Rodriguez non ha mai perso la passione per la musica né la fiducia nella propria arte. La sua perseveranza nel perseguire il suo talento, anche quando il mondo sembrava indifferente, è un potente promemoria che il successo non è sempre immediato o visibile. Spesso richiede pazienza, perseveranza e una convinzione incrollabile in se stessi.
  2. La natura imprevedibile del successo. Il successo, come dimostra la storia di Rodriguez, è spesso imprevedibile e può arrivare nei momenti piú inattesi. Mentre la sua musica veniva ignorata negli Stati Uniti, essa risuonava profondamente in Sudafrica, diventando un simbolo di resistenza. Questo ci insegna che l’impatto e l’influenza possono essere di vasta portata, spesso oltre la nostra immediata comprensione. La chiave è continuare a creare, condividere e contribuire, anche se i risultati non sono immediatamente evidenti.
  3. Il potere dell’arte di ispirare il cambiamento. L’arte ha la capacità di ispirare, elevare e unire persone di culture e continenti diversi. La musica di Rodriguez divenne la colonna sonora di un movimento, dando voce a coloro che lottavano contro l’oppressione. Questo sottolinea l’importanza dell’espressione artistica come strumento per il cambiamento sociale. Che sia attraverso la musica, la scrittura o le arti visive, le nostre creazioni hanno il potenziale di fare la differenza nel mondo.
  4. Il valore di rimanere fedeli a se stessi. Per tutta la sua vita, Rodriguez è rimasto fedele ai suoi valori e alla sua musica, indipendentemente dai risultati commerciali. Questa autenticità è una potente lezione sull’importanza di rimanere fedeli a se stessi. In un mondo che spesso privilegia il successo commerciale rispetto all’integrità artistica, la storia di Rodriguez è un promemoria che la vera realizzazione deriva dall’essere genuini nelle nostre azioni.

Abbraccia la tua passione

La storia di Sixto Rodriguez e di “Searching for Sugar Man” non è solo un racconto affascinante; è un invito all’azione. Ci incoraggia ad abbracciare le nostre passioni, a perseguire i nostri sogni e a condividere le nostre storie, indipendentemente da quanto improbabile possa sembrare il successo. Questa storia ci ricorda che i nostri contributi hanno valore, anche se non sono immediatamente riconosciuti. Il mondo è vasto, e il nostro impatto può essere maggiore di quanto ci rendiamo conto.

Mentre rifletti sul viaggio di Rodriguez, considera le passioni che ti sono care. Le stai perseguendo con resilienza e autenticità? Stai condividendo i tuoi talenti e le tue storie con il mondo? Lasciati ispirare dalla storia di Rodriguez per continuare a creare, a lottare e a credere nel potere della tua voce unica.

Hai visto “Searching for Sugar Man”? Quali lezioni hai tratto dall’incredibile storia di Sixto Rodriguez? Condividi i tuoi pensieri nei commenti qui sotto, e continua a celebrare il potere della resilienza, della creatività e dell’impatto duraturo dell’arte. Se non hai ancora visto il documentario, te lo consiglio vivamente — è una storia che ti rimarrà nel cuore a lungo.

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L’arte in tempo di guerra

Durante i tumultuosi giorni della Seconda Guerra Mondiale, Kenneth Clark, stimato direttore della National Gallery di Londra, si commosse per una richiesta inaspettata. Sfogliando il quotidiano, si imbatté in un articolo indirizzato a lui. Conteneva una toccante lettera di un lettore che lo implorava di riaprire le porte del museo, chiuse a causa dei continui bombardamenti tedeschi.

Il pericolo intrinseco per le opere d’arte era innegabile, eppure Clark fu colpito dalla richiesta. “È proprio a causa della guerra che abbiamo bisogno di vedere cose belle,” rifletté, pensando al potere dell’arte nel sollevare gli spiriti nei momenti bui.

La sfida era formidabile. Come molti altri musei, la National Gallery aveva svuotato le sue sale espositive, inviando la sua preziosa collezione al sicuro in una miniera abbandonata in Galles. Questa misura si rivelò saggia, poiché nove bombe avevano colpito l’edificio della National Gallery dal 1940, rendendo impossibile una riapertura completa. Tuttavia, Clark era determinato a offrire conforto ai londinesi stremati dalla guerra.

In una mossa senza precedenti, Clark decise di introdurre l’iniziativa “Il Quadro del Mese”. Ogni mese, un capolavoro veniva trasportato nuovamente alla National Gallery seguendo i più rigidi protocolli di sicurezza. Questa operazione segreta garantiva che l’opera non corresse alcun rischio. Due assistenti vigili erano pronti a evacuare il dipinto al minimo segnale di pericolo. Ogni notte, l’opera veniva custodita in una cassaforte sotterranea.

Con grande stupore di Clark, il pubblico accolse questa iniziativa con entusiasmo. Mese dopo mese, nonostante la guerra in corso, i londinesi affluivano alla galleria per ammirare capolavori di Tiziano, Velázquez, Renoir e altri luminari. Queste opere fornivano un sollievo assolutamente necessario per i singoli individui e l’anima collettiva della città. Come disse l’autore della lettera, “È rischioso, ma ne vale la pena!”

Questa storia ispiratrice mi fa pensare alla domanda se le opere d’arte facciano davvero bene al morale. La mia risposta é decisamente sí.

Perché l’arte è importante nei tempi di crisi

L’arte ha sempre svolto un ruolo cruciale nella storia umana, soprattutto nei momenti di crisi. L’iniziativa “Il Quadro del Mese” durante la Seconda Guerra Mondiale è una testimonianza di questa verità duratura. Ecco alcune ragioni per cui l’arte rimane vitale, anche nelle circostanze più avverse:

  1. Rifugio Emotivo: L’arte offre una via di fuga, un momento di pace e bellezza nel caos.
  2. Continuità Culturale: Ricorda il nostro patrimonio condiviso e la natura duratura della creatività umana.
  3. Ispirazione e Speranza: L’arte può ispirare resilienza e speranza, mostrando la capacità dell’umanità di creare e apprezzare la bellezza, anche nei momenti bui.

L’eredità della decisione di Kenneth Clark

La decisione di Kenneth Clark di riportare un’opera d’arte una volta al mese a Londra, fu più di un gesto; fu una vera e propria ancora di salvezza per lo spirito dei londinesi. Sottolineò il profondo legame tra l’arte e l’esperienza umana, dimostrando che, anche di fronte alla distruzione, la bellezza e la cultura sono indispensabili.

Quindi, la prossima volta che visiti un museo o ammiri un’opera d’arte, ricorda la coraggiosa decisione di Kenneth Clark e il conforto che portò a molti durante la guerra. L’arte, infatti, non è solo un lusso, ma una necessità per lo spirito umano.

Hai un’opera d’arte preferita che ti solleva lo spirito? Condividi i tuoi pensieri nella casella dei commenti e iscriviti al mio blog, per altri articoli!


Lo spirito indistruttibile: un viaggio attraverso la resilienza

Nella grande narrazione della vita, la resilienza è la protagonista, l’eroe non celebrato di cui tutti, ad un certo punto, abbiamo bisogno . Non è solo una parola. È soprattutto una qualità notevole che può trasformare l’ordinario in straordinario. Unisciti a me in un viaggio attraverso i tortuosi percorsi della resilienza, mentre esploriamo il suo significato e il suo profondo impatto sulle nostre vite.

L’anatomia della resilienza

La resilienza non significa’essere invincibili. Si tratta di essere flessibile come un ramo che sopporta i venti più forti senza rompersi. La resilienza non è qualcosa con cui siamo nati, bensí é un’abilità che sviluppiamo nel tempo, ed é plasmata dalle nostre esperienze e dalle sfide che la vita ci presenta.

Il potere delle avversità

Le avversità sono la culla in cui si forma la resilienza. Le nostre lotte, le battute d’arresto e i fallimenti servono come materie prime che ci modellano per diventare più forti. Ogni battuta d’arresto è un’opportunità per imparare, adattarsi e crescere. Alla fine, non è l’avversità in sé che ci forma, ma é la nostra risposta ad essa che ci definisce.

La mentalità della resilienza

La resilienza non riguarda solo la resistenza fisica, é anche un gioco mentale. Coltivare una mentalità volta alla resilienza implica abbracciare il cambiamento, mantenere una prospettiva positiva e credere nella propria capacità di superare gli ostacoli. Si tratta di trasformare le battute d’arresto in trampolini di lancio.

La rete di supporto

Nessuno è un’isola deserta e tutti abbiamo bisogno degli altri. La nostra rete di supporto – familiari, amici, colleghi – svolge un ruolo vitale nel nostro viaggio. Ci offrono guida, incoraggiamento e una rete di sicurezza quando inciampiamo nelle difficoltá. In tempi di crisi, cercare aiuto è un segno di forza, non di debolezza.

Resilienza in azione

Sono sicura che anche tu conosci persone che hanno superato malattie gravi o imprenditori che si sono ripresi da fallimenti aziendali. Le loro storie illustrano l’incredibile capacità umana di resilienza. Sono esempi che ci ricordano che le avversità non sono la fine. Spesso sono l’inizio di qualcosa di straordinario.

Resilienza e crescita personale

La resilienza non riguarda solo la sopravvivenza, riguarda anche il nostro benessere. Quando usiamo la nostra resilienza, sblocchiamo il nostro potenziale per la crescita personale e la scoperta di sé. Diventiamo più adattabili, compassionevoli e forti per affrontare le incertezze della vita.

Coltivare la resilienza

Per coltivare la resilienza, dobbiamo prenderci cura di noi stessi, sviluppare una certa capacità per risolvere i i problemi e mantenere una mentalità orientata alla crescita personale. In questo modo, puoi assicurarti di essere ben preparato per le sfide della vita.

Mentre concludiamo il viaggio attraverso il panorama della resilienza, ricorda che non si tratta di evitare le avversità , ma di affrontarle a testa alta con coraggio, tenacia e speranza. La resilienza non è solo un tratto ma é anche è uno stile di vita. Quindi, abbraccia le tue battute d’arresto, celebra i tuoi punti di forza e continua ad andare avanti. La tua storia di resilienza è ancora in corso e le sue pagine sono in attesa di essere riempite con i tuoi successi.

Qual è la tua storia sulla resilienza?

Ancora un altro Natale difficile

Ancora un altro Natale difficile. Il nostro nemico Covid é ancora presente e non sappiamo quando se ne andrá. Sembra una storia senza fine. Per questo ho scelto di pubblicare il testo della canzone degli Articolo 31, che é divertente e puó aiutare a diffondere un po’ di buon umore.

E’ Natale (ma io non ci sto dentro)

Caro Babbo Natale
Non ci sentiamo da parecchio
Comunque è lo stesso
Adesso prestami orecchio

Ho una richiesta e se ti resta tempo senti
Anche perché mi devi ancora un Big Jim e una pianola
Bontempi, non ho risentimenti
Ma tuo creditore resto
Dunque ho un pretesto per richiederti un gesto

Il palinsesto di radio e tv a natale dirigilo tu
E fai qualcosa di speciale e non il solito mix dei
Puffi e di Asterix, con la cantilena di Cristina D’Avena
Ridammi Furia e amico Fidenco uccidi i puffi!

Voglio vedere un incontro di box tra Tyson e Bossi!
Voglio che i personaggi di Beverly Hills abbiano
Tutti bisogno del Clerasil
Voglio vedere la Cuccarini con un mini bikini bere un Martini
Sentendo “Tocca qui” cantata da Masini

Perché è Natale, è natale, ma io non ci sto dentro
è Natale, è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro
è Natale, è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro
è Natale, è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro

Sono già due mesi che sento odore di mandarino
E di aghi di pino e ne ho la nausea, pubblicità
Del panettone senza pausa, assediato da nevicate di mandorlato!
In cucina mia madre è chiusa
Già da un mese, poverina si sbatte di brutto lavora
Come un somaro albanese, ha fatto tra l’altro

Anche otto chili d’arrosto, nel migliore dei casi
Mi trovo a mangiare gli avanzi fino ad agosto
Mi sento indisposto, sarà perché ho mangiato caramelle sottocosto
Piuttosto faccio posto nello stomaco
A un bicchiere di Pinot, mentre lo bevo
Mi atteggio come il tipo dello spot
C’è lo spot

In televisione, dannazione
Adesso posso dire addio alla mia digestione
Cambio canale fatale
Appare il telegiornale che
Fra una guerra e l’altra, mi fa gli auguri di Natale!

è Natale, è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro
è Natale, è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro
è Natale, è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro

Babbo Natale da me non è mai venuto
Forse perché il camino in casa non ce l’ho mai avuto
Forse non riesce ad atterrare sui tetti
Perché ci sono troppe antenne, forse gli han chiesto

Il superbollo sulle renne
Forse ha paura di qualche scippo
Magari è afflitto perché lo

Scambiano per il Gabibbo
Ma per me è da qualche parte in equatore
Che se la vive da nababbo coi diritti d’autore!
Suona il campanello è arrivato il prete a benedire
Passa ogni stanza bagna le pareti d’acqua santa
Guarda me, che sono sveglio da poco
E dice che per gli esorcismi passa dopo!

Lo congedo con flemma, mi viene in mente il dilemma
Se il Natale che viviamo è cristiano o pagano
O come quello americano con le letterine dei bambini
Ma non a Babbo Natale, ma ai grandi magazzini!

è Natale, è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro
è Natale, è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro
è Natale, è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro

è Natale, è Natale, ma io non ci sto dentro
è Natale, è Natale, è Natale
è Natale, è Natale, è Natale

Auguro a te e a tutte le persone che ami un buon Natale, pieno di speranza, un futuro positivo e soprattutto tanta salute e successo per il 2022!

green christmas tree with red baubles
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Questo blog va in vacanza fino al 6 gennaio, a presto!

Perché sei le parole che usi

Le parole che usi hanno la capacità di trasformare la tua realtà. Il linguaggio genera cambiamenti nel cervello e modifica la tua percezione dell’ambiente che ti circonda.

Il linguaggio è legato alle emozioni. Le parole inviano costantemente messaggi al cervello. Secondo gli studiosi Andrew Newberg e Mark Robert Waldman, le parole negative provocano un aumento del cortisolo, l’ormone dello stress. Perciò, adottare un atteggiamento negativo e utilizzare un linguaggio basato su espressioni come “non posso”, o “è impossibile” potrebbe indebolire la tua salute fisica e mentale.

Attualmente, ci sono molte correnti che utilizzano tecniche associate al cambiamento del linguaggio per trattare vari disturbi psicologici. Ne sono un esempio le terapie cognitivo-comportamentali, che dimostrano che promuovere pensieri positivi attraverso il linguaggio utilizzato dal paziente migliora il suo stato mentale.

Questa terapia mira a sostituire le opinioni negative dei pazienti su sé stessi e l’ambiente circostante con altre più positive. Le tecniche applicate hanno dimostrato di essere un trattamento efficace per disturbi come la depressione, le fobie, le dipendenze o l’ansia, poiché l’attività dell’amigdala cerebrale aumenta quando percepiamo un futuro più prospero attraverso parole positive. In molte occasioni, queste terapie si sono rivelate efficaci quanto le medicine.

Studi hanno dimostrato che il cervello migliora quando iniziamo a usare da tre a cinque espressioni positive per ogni frase negativa. Il linguaggio ha una potente capacità di cambiare il tuo mondo. Proprio come un linguaggio povero e disfattista ti influenza negativamente, un linguaggio positivo e costruttivo ti aiuta a percepire una realtà migliore.

person doing thumbs up
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Inizia ad adottare tutti i giorni alcune tecniche semplici ma efficaci. Ad esempio, usa “ancora” insieme a “non”. Invece di dire, “Non lo so fare”, prova piuttosto con “Non lo so ancora fare”. Ancora lascia le porte aperte, suscita una speranza, evoca una motivazione.

Poi, smetti di usare “ma” o, almeno, cambia la costruzione della frase. Non ha lo stesso effetto dire: “Hai fatto un buon lavoro, ma me l’hai dato in ritardo” invece di dire “Me l’hai dato in ritardo, ma hai fatto un buon lavoro”.

I tempi verbali danno anch’essi una grande opportunità per cambiare le emozioni. Se invece del condizionale usi il futuro, cambi uno scenario ipotetico per uno vero. Non è lo stesso dire: “Se scrivessi un libro, parlerei di felicità” piuttosto che “Quando scriverò un libro, parlerò di felicità”. Il condizionale esprime un dubbio, il futuro esprime piuttosto una certezza.

Allo stesso tempo, parole come fallimento, problema, impossibile o colpa devono essere bandite dal tuo linguaggio e sostituite da parole più stimolanti come sfida o responsabilità. Quest’ultime non solo ti spingono a crescere e ad aprire più porte, ma ti fanno anche interagire meglio con gli altri.

Le parole non sono innocue. Possono costruire o abbattere muri. Cambiando il tuo linguaggio migliorerai la tua immagine, poiché il linguaggio è un veicolo per raggiungere l’altro. Le parole che usi non solo ti fanno stare meglio ma contribuiscono anche ad arricchire l’ambiente intorno a te.

Cosa ne  pensi del linguaggio che usi con gli altri?

key with trinket in shabby door
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Come superare le difficoltá con il ganbatte

I giapponesi hanno una capacità incredibile di recuperare di fronte alle catastrofi di qualsiasi tipo. Dopo la II guerra mondiale, che lasciò il paese in rovina, in appena trent’anni il Giappone si trasformò nella seconda economia del mondo, diventando leader nel settore dell’elettronica negli anni ottanta e novanta. Come si realizzó il miracolo economico giapponese? La risposta ha a che fare con una espressione che dovremmo usare anche noi: “ganbatte” che significa “sforzati al massimo”.

Qui risiede una delle differenze tra la fragilitá della cultura occidentale e la resilienza della cultura nipponica: il modo in cui affronta una crisi.

In Italia, quando devi affrontare un esame, ti dicono “in bocca al lupo”, come se dipendesse dal povero lupo la riuscita del tuo esame. Praticamente, collochi fuori da te la possibilità di riuscita del tuo esame.

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In Giappone, invece, si dice “Ganbatte kudasai”, che è il migliore modo di dire all’altro di fare del suo meglio. In questo caso non c’è un fattore esterno da cui dipende l’esito del tuo esame. Secondo i giapponesi, se ti sforzi al massimo, otterrai un risultato, che, anche se non il migliore in assoluto, sarà il migliore per te, perché rappresenta il tuo sforzo massimo.

Un altro modo di dire giapponese, molto utile a noi tutti, è: “se vuoi scaldare una roccia, siediti sopra cento anni”, che significa che per superare grandi difficoltà bisogna avere pazienza. Tuttavia, questo non vuol dire sedersi ed aspettare che le circostanze cambino, significa invece lavorare per creare nuove situazioni.

Il “ganbatte” é presente nelle attività individuali e collettive dei giapponesi e puó essere collegato all’Ikigai, che é una forma di adattamento all’ambiente circostante.

Nel 1995, quando ci fu il disastroso terremoto che causó degli enormi danni a Kobe, lo slogan che circolava in Giappone fu: Ganbaro Kobe. Il significato del messaggio era: forza e coraggio da parte di tutti, uniti e facendo del nostro meglio usciremo da questa situazione.

Successivamente, nel 2011, in occasione di un altro grande terremoto che provocò la catastrofe nucleare a Fukushima, lo slogan che incoraggiava tutti i giapponesi era: Ganbaru Nippon! Con questo si incitava il popolo giapponese a unirsi nello sforzo collettivo per aiutare tutti coloro coinvolti nella catastrofe. Era necessario uno sforzo collettivo e questo spirito si manifestò in maniera eroica quando dei lavoratori in pensione della centrale nucleare si offrirono come volontari per controllarla. Le ragioni presentate da questi pensionati furono che era meglio che le radiazioni colpissero delle persone che avevano già vissuto una buona parte della loro vita, piuttosto che delle persone giovani con un futuro davanti.

Una bella lezione per tutti noi in questi tempi difficili. Potremmo emulare lo spirito giapponese seguendo questi quattro suggerimenti pratici.

  1. Fare e non lamentarsi. Non lamentarti stando con le braccia incrociate: fai qualcosa. Valorizza le tue azioni, anche se ti sembrano di poca importanza, in realtà tutto quello che fai è importante. Come dice la filosofia Kaizen, un progresso modesto ma continuo, si conclude in una grande trasformazione.
  2. Sperare invece di disperare. Un’attitudine di speranza focalizzata nel giorno dopo giorno anziché nel “quando finirà questo”, aiuta a mantenere alto il morale.
  3. Non sprecare energia. Non avventurarti in discussioni senza fine, che ti non portano da nessuna parte. E’ necessario conservare tutte le tue forze (mentali e fisiche) per continuare ad andare avanti. Ricorda che per ogni minuto di discussione ad alto coinvolgimento emotivo, ti occorre un’ora per recuperare l’energia persa.
  4. Cercare la compagnia di persone entusiaste. Di solito si è amici per affinità. Questo non esclude, però, che possiamo circondarci di persone con spirito di ganbatte, che si sforzano di migliorare anziché di vedere sempre solo il lato negativo.

Pensi che il ganbatte possa aiutarti a superare le difficoltá?

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Ode al primo giorno dell’anno – poesia di Pablo Neruda

Quale modo migliore di leggere una poesia carica di speranza come questa per lasciare alle spalle il 2020 e iniziare il 2021?

Photo by Zac Durant on Unsplash

Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.

Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli: i giorni
sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura.

Vedo l’ultimo
giorno
di questo
anno
in una ferrovia, verso le piogge
del distante arcipelago violetto,
e l’uomo
della macchina,
complicata come un orologio del cielo,
che china gli occhi
all’infinito
modello delle rotaie,
alle brillanti manovelle,
ai veloci vincoli del fuoco.

Oh conduttore di treni
sboccati
verso stazioni
nere della notte.
Questa fine dell’anno
senza donna e senza figli,
non è uguale a quello di ieri, a quello di domani?

Dalle vie
e dai sentieri
il primo giorno, la prima aurora
di un anno che comincia,
ha lo stesso ossidato
colore di treno di ferro:
e salutano gli esseri della strada,
le vacche, i villaggi,
nel vapore dell’alba,
senza sapere che si tratta
della porta dell’anno,
di un giorno scosso da campane,
fiorito con piume e garofani.

La terra non lo sa: accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.

Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.

Ti metteremo
come una torta
nella nostra vita,
ti infiammeremo
come un candelabro,
ti berremo
come un liquido topazio.

Giorno dell’anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte le foglie escono verdi
dal tronco del tuo tempo.

Incoronaci
con acqua,
con gelsomini aperti,
con tutti gli aromi spiegati,
sì,
benché tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita
su tanti cuori stanchi
e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!

Pablo Neruda

Ti é piaciuta questa poesia? Che speranze nutri per questo nuovo anno?

Photo by Cristiana Branchini

Vivere la giornata

In questi tempi difficili, condivido un brano tratto da “Furore” di John Steinbeck, che per me rappresenta un esempio di forza e di coraggio, oltre che di prospettiva. Steinbeck é noto per il realismo dei suoi romanzi e per le caratteristiche di humor che si aggiungono alle sue descrizioni. Racconta di un America perduta senza però perdere la speranza nell’umanità e in una rinascita.

“Mi sa che la nostra vita è bell’e finita.” “Macché finita,” disse Ma’ con un sorriso. “Non è finita per niente, Pa’. E c’è un’altra cosa che sanno le donne. Me ne sono accorta. Per l’uomo la vita è fatta a salti: se nasce tuo figlio e muore tuo padre, per l’uomo è un salto; se ti compri la terra e ti perdi la terra, per l’uomo è un salto. Per la donna invece è tutto come un fiume, che ogni tanto c’è un mulinello, ogni tanto c’è una secca, ma l’acqua continua a scorrere, va sempre dritta per la sua strada. Per la donna è così che è fatta la vita. La gente non muore mai fino in fondo. La gente continua come il fiume: magari cambia un po’, ma non finisce mai.” “Come fai a saperlo?” domandò Zio John. “Chi te lo dice che un giorno non si ferma tutto, che la gente non ce la fa più e si butta a terra per sempre?” Ma’ rimase qualche istante a pensare. Si sfregò il dorso lucido delle mani, poi infilò le dita della destra tra le dita della sinistra. “Non lo so,” disse. “A me mi pare solo che tutto quello che facciamo serve per continuare. Per me è così che vanno le cose. Pure la fame… pure la malattia: qualcuno muore, ma gli altri si fanno più tosti. Uno deve solo cercare di viversi la giornata, la giornata e basta.

Ti auguro una giornata luminosa.