I pericoli del perfezionismo: come raggiungere l’eccellenza senza farsi del male

Sei il tipo di persona che mira costantemente a obiettivi più elevati, apparentemente mai soddisfatto dei risultati raggiunti? Non è un difetto, stai tranquillo. Tuttavia, il perfezionismo può essere un’arma a doppio taglio che, se impiegata eccessivamente, può portare al burnout.

Il perfezionismo, come lo stress, è accettabile in piccole dosi ma può essere dannoso quando diventa un obiettivo in sé. Le sue manifestazioni variano da persona a persona, spesso sono causate da fattori esterni come il luogo di lavoro, le aspettative sociali o i modelli familiari.

Considera l’archetipo dell’impiegato modello, sempre in cerca di qualcosa di più, sia quantitativamente che qualitativamente. Questa persona è l’incarnazione del perfezionista e, sebbene la ricerca dell’eccellenza sia lodevole, l’effetto associato può trasformare la motivazione in affaticamento professionale. Questi individui lavorano in modo inflessibile, rifiutandosi di distanziarsi dai compiti e rifiutando di accettare l’inevitabilità degli errori.

Altri si immergono nei dettagli, lavorando instancabilmente ma senza essere efficienti. Alcuni perfezionisti limitano la loro attenzione a compiti minori, temendo il possibile fallimento di progetti più grandi. Questa paura, una caratteristica comune tra i perfezionisti, impedisce loro di abbracciare nuove sfide.

Il perfezionismo non è confinato al solo ambito professionale; si insinua anche negli spazi personali. La casa deve essere impeccabile e il relax passa in secondo piano rispetto a mettere sempre in ordine e a pulire al ritorno dal lavoro.

Con il tempo, questa incessante ricerca della perfezione rende le persone fragili e vulnerabili, aprendo la strada al burnout, ai disturbi alimentari o addirittura alla depressione. Il burnout, caratterizzato da un declino graduale dell’energia a causa di un sovraccarico costante, è esacerbato da fattori come un lavoro poco gratificante o la mancanza di riconoscimento.

Quindi, cosa possono fare i perfezionisti per evitare questa spirale discendente? Spostare il focus dal risultato al processo è cruciale. Riconoscere che le circostanze esterne influenzano gli esiti e sono al di là del proprio controllo diventa essenziale. I perfezionisti dovrebbero cercare di intraprendere attività che portano gioia ed energia, come trovare degli hobby interessanti, trascorrere del tempo con i propri cari, fare sport o coltivare passioni.

I perfezionisti devono comprendere se stessi identificando attività che portano appagamento ed energia. Accettare il fatto che gli esseri umani commettono errori e che si impara attraverso la sperimentazione è un shift mentale vitale.

Ricorda, persino l’invenzione della lampadina ha richiesto 5000 tentativi. Il perfezionismo, quando utilizzato saggiamente, può portare al successo, ma non deve andare a discapito del benessere. Cerca l’eccellenza, ma che sia un viaggio di crescita, auto-scoperta e, soprattutto, equilibrio.

Tu ti consideri un perfezionista?

Amati per come sei

Dopo aver terminato la formazione per diventare coach, ho cominciato a recitare un mantra che suona così: Io mi amo e mi accetto così come sono.

Tutte le volte che discuto con mio marito, soprattutto quando mi critica per certi miei comportamenti, ecco che gli recito questo mantra: Io mi amo e mi accetto così come sono. Ora lo sa già e me lo anticipa lui e va bene così perché significa che lo ha capito.

Cosa significa amarsi e accettarsi cosi come siamo?

Innanzitutto, significa avere una relazione sana con noi stessi, cioè costruirsi la genuina convinzione di essere abbastanza, di non essere inferiori a nessuno e non continuare a cercare di essere “validati” dagli altri.

Perché accettarsi è così importante? Ricerche hanno dimostrato che la non accettazione di sé stessi o una scarsa accettazione di sé stessi non solo può essere la causa di depressione e ansia, ma anche di disturbi alimentari che potrebbero sconfinare addirittura nell’obesità.

Anche se accettarci cosi come siamo ci farebbe stare meglio, non è facile, perché cerchiamo sempre l’approvazione degli altri. Questo è soprattutto frutto del condizionamento sociale, che ci spinge a cercare sempre la convalida da parte del gruppo, della comunità di cui ci sentiamo parte. Oggi poi, con l’utilizzo massiccio dei social media, l’abitudine di paragonarci agli altri, di cercare di avere il più elevato numero possibile di Mi piace, di sentirci parte di un qualcosa che va al di là della nostra identità, ci impedisce di raggiungere un benessere basato su chi siamo veramente e su quello che cerchiamo nella vita, il nostro scopo, il motivo per cui siamo su questo pianeta.

Pensiamo che il giudizio, l’approvazione degli altri contribuisca al nostro benessere, mentre in realtà non è così: chi sono questi “altri” dei quali ci fidiamo così tanto da poter permettere loro di valutarci? Li conosciamo davvero bene? Perché ci fidiamo del loro giudizio?

Ricorda: accettati per quello che sei, con tutti i tuoi pregi e tutti i tuoi difetti.