Alimentazione sostenibile: come nutrirci senza divorare l’ambiente

Quando parliamo di sostenibilità, ci troviamo di fronte a molteplici ambiti in cui questo concetto viene applicato, e a volte si crea confusione. Per questo oggi farò una breve riflessione sull’alimentazione sostenibile.

Cos’è l’alimentazione sostenibile?

L’alimentazione sostenibile si riferisce alla selezione accurata di cibo, che rispetti la stagionalità e la qualità, e si integri in una dieta bilanciata volta al miglioramento delle condizioni attuali del nostro pianeta.

A tal proposito, la FAO ha fornito linee guida internazionali con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale nel campo dell’agricoltura e degli allevamenti. Questi principi fondamentali si traducono anche in una maggiore attenzione verso quello che mangiamo.

Principi dell’alimentazione sostenibile

L’alimentazione sostenibile si basa su tre principi fondamentali da seguire per salvaguardare non solo la salute dell’ambiente ma anche la nostra:

  1. Consumare meno: L’eccessivo sfruttamento del suolo e del territorio porta a un carico eccessivo sui ritmi naturali, con un impatto significativo sull’ambiente.
  2. Minimizzare lo spreco alimentare: Le ricerche indicano che circa 88 milioni di tonnellate di cibo vengono sprecate ogni anno.
  3. Ridurre il consumo di prodotti di origine animale: La sovrapproduzione di alimenti di origine animale, unita a un consumo eccessivo, è associata a un aumento dei rischi di ictus, cancro e altre malattie. Eliminare il consumo di carne rossa, mangiare pesce pescato in modo sostenibile, aumentare l’assunzione di frutta e verdura è fondamentale sia per noi che per l’ambiente.

Ostacoli per l’applicazione di queste semplici raccomandazioni

Il problema fondamentale risiede nel vasto business che ruota intorno all’alimentazione con grandi industrie incentrate sulla produzione a basso costo per raggiungere mercati più ampi. Ciò compromette spesso la qualità dei prodotti e la nostra salute, e rappresenta una sfida fondamentale dei nostri tempi.

Cosa possiamo fare per migliorare la nostra alimentazione

Un modo per migliorare la nostra dieta e fare scelte più sostenibili per l’ambiente e noi stessi, è fare acquisti nei mercati locali, specialmente da agricoltori le cui pratiche sono riconosciute come ecologiche e rispettose dell’ambiente, che per esempio evitano l’uso di pesticidi nella coltivazione.

Si possono poi preparare i pasti per la settimana, conservarli in contenitori e metterli in freezer. In questo modo si è sicuri di ridurre gli sprechi. Inoltre, fare la spesa mirata avendo in mente un menù settimanale garantisce un frigorifero ben fornito e non si rischia che gli alimenti vadano a male.

Un altro consiglio è bere acqua del rubinetto invece di acquistare acqua minerale in bottiglia di plastica o rifornirsi presso stazioni di rifornimento di acqua portando le proprie bottiglie di vetro.

Consumare prodotti di stagione, evitare cibi eccessivamente processati, mangiare pesce pescato in modo sostenibile e eliminare il consumo di carne rossa sono ottime scelte verso pratiche alimentari sostenibili.

Una domanda sorge spontanea: tutti possono adottare questo stile di vita?

Certamente, non tutti hanno i mezzi finanziari per sostenere determinate spese, poiché i prodotti biologici o a km 0 spesso hanno un costo più elevato rispetto al cibo che si trova nei supermercati. Tuttavia, bisognerebbe chiedersi perché certi prodotti costano così poco.

Un altro ostacolo potrebbe essere la mancanza di tempo causata dal lavoro e dagli impegni quotidiani, che rendono più difficile recarsi al mercato biologico lontano da casa rispetto al supermercato dietro l’angolo.

Quindi, cosa si può fare?

Anche i grandi cambiamenti cominciano un passo alla volta, quindi ciascuno di noi potrebbe adottare una di queste misure e poi continuare nel tempo. Piccole azioni collettive possono contribuire a preservare l’ambiente. L’importante è iniziare!

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Un cambiamento sostenibile: lavorare meno potrebbe salvare il pianeta?

Uno studio dell’Università del Massachusetts afferma che “lavorare meno fa bene all’ambiente”. Se passassimo il 10% in meno del nostro tempo al lavoro, la nostra impronta sulla terra sarebbe ridotta del 14,6%, soprattutto grazie alla diminuzione degli spostamenti e delle spese giornaliere.

Ci sono due correnti di pensiero contraddittorie su questa idea:

  1. quelli che pensano che gli stipendi possano rimanere invariati e che l’economia continuerebbe a crescere grazie ai miglioramenti tecnologici ed energetici nonostante le riduzione del tempo di lavoro; questa teoria ci spiega che l’inquinamento potrebbe ridursi grazie al cambiamento delle abitudini quotidiane, come ad esempio la preparazione dei propri pasti a casa anziché l’acquisto di cibo già preparato o preparato da altri;
  2. quelli che pensano che solamente riducendo gli stipendi si potrà raggiungere una significativa riduzione dell’impronta ecologica entro il 2050. Questa è la teoria della decrescita che poggia sul fatto che solamente con meno soldi a disposizione si può ridurre il consumo di beni materiali e quindi l’inquinamento e l’esaurimento delle risorse. Quindi, lavorando quattro giorni si riceverebbe un salario equivalente a quattro giorni.

Vorrei concentrarmi sulla decrescita perché sostengo questo approccio. Mi sembra evidente che continuando così l’umanità vada incontro a un esaurimento veloce delle risorse disponibili che causerà un declino improvviso e incontrollabile della popolazione e della capacità produttiva delle industrie. La teoria della decrescita è sicuramente radicale e ad alcuni pare eretica. Tuttavia, un rapporto dell’OCSE afferma che il consumo è aumentato del 50% negli ultimi 30 anni e che questo va di pari passo con un aumento della nostra impronta ambientale. La teoria della decrescita sostiene che si dovrebbe cominciare una progressiva diminuzione del consumo, cominciando proprio dalla riduzione del tempo di lavoro.

Serge Latouche, economista tra i padri fondatori della teoria della decrescita, spiega che: “Decrescita non significa indebolimento o sofferenza. Significa piuttosto trasformare il concetto di consumo in quello di uso: compro una cosa perché mi serve, se si rompe la faccio riparare (o la riparo da me) e alla fine della sua vita la riciclo. Significa anche spostare l’attenzione dalla quantità alla qualità. Il risultato sarà una società materialmente responsabile.

La decrescita è anche elogio della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma, come dicevo prima, l’uso.

Perché quindi lavorare meno e guadagnare meno? Se il consumo di attività di divertimento o di piacere aumentasse grazie ad una settimana di lavoro più corta, si avrebbe un aumento significativo dell’impronta ecologica. Ecco quindi perché la riduzione del tempo di lavoro deve essere accompagnata dalla riduzione dello stipendio. Avremo comunque più tempo per noi, da dedicare alla nostra crescita personale, che non significa solamente attività di divertimento o di piacere.

La scelta cruciale dei nostri tempi dunque è tra impegnarsi urgentemente ad intraprendere il cammino della sobrietà a tutti i livelli o andare a tutta velocità verso l’esaurimento delle risorse e il crollo globale del nostro sistema, cosa che nessuno auspica.

In questo tempi difficili, con la minaccia dell’aumento di piú di 1,5 gradi della temperatura del pianeta, potremmo seriamente cominciare a riflettere su un futuro diverso per l’umanità, impegnandoci in una seria riduzione dei nostri consumi, senza aspettare che altri prendano decisioni per il futuro quando i cambiamenti devono avvenire ora.

Cosa ne pensi? Saresti disposto a lavorare meno, guadagnando meno e consumando meno (ma usando di più), iniziando così un percorso verso una società diversa da come la conosciamo oggi?